Non è solo l’Italia a dover fare i conti ogni giorno con gli anglicismi imperanti nella lingua parlata e scritta, soprattutto in determinati ambienti. Lo dimostrano i giornali, la TV, naturalmente i social, ma anche la stessa quotidianità che spesso ci sbatte in faccia parole inglesi di cui faremmo volentieri a meno. Nel senso che, considerando la dovizia di termini di cui l’italiano (ma non solo) può far vanto, insistere con l’uso inopportuno di determinate parole prima o poi stanca.

E difatti, secondo quanto emerge dal Guardian, ha stancato proprio i cugini francesi, decisi a mettere i primi paletti anche nel gergo videoludico in lingua inglese. Il problema, per quanto possa sembra di primo acchito un’inezia ai non addetti, ha potenzialmente un peso notevole su vari fronti. Ma urge una premessa: chi scrive è tendenzialmente d’accordo col ministero della cultura francese e con l’Académie Française da cui è partito il tutto. Ma visto il settore, quello del gaming (o dei videogiochi, per restare in tema), e considerata l’applicazione, “streamer”, che viene tradotto in “joueur-animateur en direct”, lascia non poche perplessità.

L’obiettivo? Preservare la purezza della lingua francese

In Francia non è affatto una novità cercare di preservare la lingua attuando politiche volte a evitare il più possibile corruzioni, per non dire impurità. C’è per questo un organismo di controllo sulla lingua come l’Académie Française, una delle più antiche istituzioni francesi fondata nel 1634 sotto re Luigi XIII dal cardinale Richelieu. Potremmo paragonarla alla nostra Accademia della Crusca, istituzione ancor più antica e di cui l’Académie Française trae ispirazione. Insomma, un organo che vigila e promuove l’uso della lingua francese, per farla breve.

Già a febbraio quest’ultima, come sottolinea il Guardian avvertiva un certo degrado che non dovrebbe essere visto come inevitabiledegrado nei confronti del quale ora paiono necessari degli interventi concreti volti a evitare importazioni superflue e inopportune. Le modifiche sono già state pubblicate in Gazzetta Ufficiale e sono quindi già effettive e vincolanti per i dipendenti del governo francese (non per tutti gli altri, s’intende).

Fra i termini interessati facenti parte del settore gaming troviamo ad esempio “cloud gaming“, ora “jeu video en nuage”, “eSports“, tradotto in “jeu video de competition”, “pro-gamer” adesso “joueur professionnel”, o addirittura il già citato “streamer“, che diventa “joueur-animateur en direct”. Insomma, in quest’ultimo caso è praticamente impossibile non storcere il naso.

Il ministro della cultura francese ha tuttavia spiegato il provvedimento motivandolo come un atto volto ad eliminare quella sorta di barriera alla comprensione che gli anglicismi del settore gaming hanno creato, barriera di cui fanno le spese i non giocatori. L’obiettivo, in fin dei conti, è aiutare la popolazione tutta a comunicare in maniera più semplice, con quel pizzico di conservatorismo che in alcuni casi, è doveroso dirlo, stona ancor più di alcuni anglicismi ormai ben integrati nella lingua di tutti i giorni, francese o italiana che sia.

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