Nel corso degli ultimi giorni si è andata ulteriormente aggravando la crisi delle criptovalute, confermando un trend che dura ormai da mesi. A testimoniarlo al meglio è l’andamento del prezzo di Bitcoin il quale, smottamento dopo smottamento, si trova al momento sotto i 28mila dollari. Un vero e proprio incubo per gli investitori più incauti, quelli i quali avevano continuato ad acquistare quando la quotazione dell’icona crypto sembrava dovesse proseguire la sua crescita all’infinito.

Di fronte a quanto sta accadendo, in molti iniziano a porsi domande, ad esempio su quello che potrà accadere nell’immediato futuro, oltre che sui motivi di fondo di un momento negativo che si sta ormai protraendo dall’ultima parte dell’anno passato. Proviamo a dare una risposta ad entrambi i quesiti, partendo da alcuni dati di fatto e mettendo da parte le più o meno strampalate previsioni, probabilmente interessate, di alcuni araldi del Bitcoin, rivelatesi assolutamente infondate.

I motivi della crisi

Nel passato mese di novembre il Bitcoin aveva celebrato il suo massimo storico, inerpicandosi oltre i 69mila dollari, tra gli ovvi squilli di tromba. Tanto da spingere qualcuno a ritenere possibile lo sfondamento di quota 100mila, a partire dagli analisti di Bloomberg, i quali non avevano esitato a indicare quella quotazione come assolutamente plausibile.

Da quel momento, però, BTC ha innestato la retromarcia, iniziando un ciclo negativo che si sta ulteriormente aggravando in queste ore, provocando perdite devastanti tra coloro che avevano dato fede alle previsioni più rosee.

Le Altcoin, a partire da Ethereum, non se la stanno però passando meglio, a parte poche e apprezzabili eccezioni. Proprio la creazione di Vitalik Buterin sembra procedere di pari passo con Bitcoin, accumulando perdite superiori al 50% nello stesso arco temporale.

Naturalmente, quanto sta accadendo desta non solo timore, ma anche la voglia di capire cosa stia accadendo, anche per cercare di trarre profitto dalla nuova situazione. In particolare più di un analista si pone una precisa domanda: quali sono i motivi dell’attuale crisi?

La risposta ad una domanda di questo genere deve necessariamente essere articolata, ma il primo motivo individuato da molti osservatori è quello relativo al momento di particolare instabilità del quadro economico. Dopo la crisi generata dall’apparizione del Covid a livello globale, il quale ha letteralmente azzerato settori chiave come i trasporti e il turismo, a peggiorare un quadro che sembrava in via di ristabilimento è stato il conflitto tra Russia e Ucraina.

In particolare, le sanzioni decise dai Paesi occidentali nei confronti di Mosca hanno avuto effetti gravissimi sulle loro economie, più che su quella russa. Peraltro il peggio sembra ancora destinato ad arrivare, se i primi intendono realmente fare a meno degli approvvigionamenti energetici provenienti da est. Basta in effetti vedere i rapporti sulle conseguenze dell’embargo al gas russo sull’economia italiana, per iniziare a comprendere meglio.

Come dovrebbe ormai essere chiaro, quando si manifesta una crisi di queste proporzioni, gli investitori tendono a ricalibrare il proprio portafogli. Provvedono cioè ad eliminare gli investimenti più rischiosi e a puntare sui cosiddetti beni rifugio. È proprio quello che sta accadendo negli ultimi mesi, con il ricorso all’oro e la vendita degli asset più soggetti alla volatilità dei mercati. Le criptovalute rientrano proprio in questa seconda categoria.

L’inflazione torna a farsi sentire

Per chi ha una certa età, l’inflazione è destinata a risvegliare ricordi contrastanti. Nel corso degli anni ’70, in particolare, l’Italia convisse per lunghi periodi con livelli inflattivi molto elevati, cui molti cittadini risposero adottando uno strumento come i Buoni Ordinari del Tesoro (BOT). Sul periodo i giudizi sono contrastanti: alcuni economisti tendono a demonizzare l’alta inflazione dell’epoca, ravvisando nella stessa una grave distorsione del ciclo economico, altri affermano che, al contrario, essa abbia fornito le basi per una grande crescita del nostro apparato produttivo, facilitandone le esportazioni.

I più giovani, al contrario, hanno soltanto sentito parlare della situazione, senza mai saggiarla nella realtà. Ora, però, il calo del potere d’acquisto di salari e pensioni torna a far capolino nell’economia occidentale, risvegliando timori che sembravano un retaggio del passato e di fronte ai quali molti non sanno come reagire.

A soffiare sulle vele dell’inflazione sono state in particolare le scelte espansive dei governi, messe in campo come antidoto alla gravissima crisi economica generata dalla pandemia di Covid. Nel tentativo di arginare il coronavirus sono stati immolati i sacrifici iniziati con il nuovo millennio nel tentativo di assestare i bilanci statali, come preteso dagli araldi del rigore, causando però il surriscaldamento dei prezzi.

La nuova situazione ha spinto molte persone a rifugiarsi in asset più sicuri, contribuendo ad originare la crisi di questi giorni. Allo stesso tempo, però, la stessa potrebbe paradossalmente creare le basi per una vigorosa ripresa del settore crypto, smentendo i pronostici che stanno circolando in queste ore.

Tuttavia, il trend potrebbe presto invertirsi

Come abbiamo più volte segnalato, in alcune aree del globo le criptovalute sono state individuate come uno strumento difensivo verso livelli inflattivi troppo elevati. Un trend evidente soprattutto in America Latina, ove molte persone hanno da tempo deciso di cambiare la valuta fiat ricevuta sotto forma di pensioni e stipendi in quella virtuale.

I Paesi ove questa tendenza è particolarmente vigorosa sono il Venezuela e l’Argentina. In entrambi i casi lavoratori e pensionati scelgono il rischio derivante dalla compravendita di asset virtuali alla certezza di lasciare rapidamente sul terreno gran parte del valore d’acquisto dei propri emolumenti. Se è vero che il Bitcoin ha lasciato sul terreno metà del suo valore negli ultimi mesi, bolivar e pesos sono soliti viaggiare su livelli di inflazione molto maggiori, tali da rappresentare una vera e propria sentenza ineludibile alla fine del mese.

Lo stesso andamento si registra però a carico delle valute di altri Paesi del continente latinoamericano e africani. Già oggi El Salvador e Repubblica Centrafricana considerano BTC moneta a corso legale all’interno dei confini nazionali e non sono escluse altre sorprese in tal senso.

Anche Cuba ha deciso di puntare sulla creazione di Satoshi Nakamoto per sfuggire all’embargo degli Stati Uniti, tanto che la sua banca centrale ha legalizzato gli asset virtuali all’interno del Paese. Lo stesso Presidente Diaz-Canel è notoriamente un sostenitore delle criptovalute e molti negozi accettano non solo il Bitcoin, ma anche Ethereum.

Senza contare come la stessa Russia, nel tentativo di neutralizzare le sanzioni occidentali, abbia deciso di puntare con forza sulla finanza alternativa. Imitata dall’Ucraina che sta a sua volta usandola per favorire l’afflusso di risorse destinate a sostenere il proprio sforzo bellico.

Ciò vuol dire che l’adozione di massa delle stesse, il quale sembrava un semplice sogno fino a qualche anno fa, è invece una realtà in fase di avanzata. Basta del resto vedere alcuni rapporti al proposito, come quello elaborato da Bitstamp, per capire meglio quanto sta avvenendo.

In una situazione di questo genere, potrebbe quindi ben presto riprendere la crescita di quelle criptovalute per le quali oggi qualcuno già suona la campana a morto. Per chi ha sufficiente sangue freddo, peraltro, proprio la caduta delle quotazioni degli ultimi mesi sembra aprire opportunità notevoli di guadagno. Sono gli stessi esperti di trading a ricordare che è un vero e proprio controsenso acquistare quando un prezzo è in prolungata crescita. Molto meglio farlo quando invece ad essere prolungata è la caduta.

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