Coinbase, uno dei maggiori exchange di criptovalute operanti a livello globale, sta per aggiungere Coinbase Pay agli strumenti utilizzabili sulla propria piattaforma. Grazie alla sua adozione il caricamento di criptovalute all’interno del wallet da parte degli utenti dovrebbe risultare notevolmente semplificato rispetto alla procedura attualmente vigente.

Se, in precedenza, infatti, per farlo era necessario eseguire l’accesso al sito dello scambio, acquistare criptovalute e provvedere ad inserire l’indirizzo del proprio portafoglio per poter procedere al trasferimento dei fondi, il nuovo strumento non solo semplifica la procedura, ma va anche ad eliminare la possibilità di commettere un errore proprio in fase di inserimento del proprio indirizzo. Un errore il quale può rivelarsi drammatico nel caso in cui vada a sfociare nel trasferimento dei token a un altro indirizzo.

Andiamo quindi a vedere cosa comporterà all’atto pratico la modifica, che è stata presentata da Prakash Hariramani, Direttore Senior, Product Management, e Bipul Sinha, Senior Product Manager, sul blog di Coinbase.

La procedura per usare Coinbase Pay

Cosa dovranno fare gli utenti di Coinbase per poter accedere a Coinbase Pay? Per riuscirci dovranno utilizzare in pratica l’estensione Coinbase Wallet per Google Chrome. La procedura che consentirà di farlo si compone dei seguenti passi:

  • collegare il wallet al proprio account Coinbase la prima volta in cui viene utilizzata l’estensione;
  • una volta eseguito il collegamento è possibile aggiungere i fondi selezionando il pulsante “Aggiungi criptovalute con Coinbase Pay”;
  • selezionata la valuta che si desidera aggiungere al portafoglio, non resta che indicare l’importo e finalizzare la transazione in modo da assicurarsi la disponibilità dei fondi.

Grazie a Coinbase Pay, quindi, gli utenti dell’exchange non saranno più costretti a dover passare da un’app all’altra, copiare e incollare indirizzi con la possibilità di incappare in errori e trasferire manualmente i fondi. Operazioni che, soprattutto per quelli alle prime armi possono rivelarsi non solo frustranti, ma anche pericolose.

Un passo verso il Web3

Coinbase si è già impegnato con vigore negli ultimi mesi nel preciso intento di fare in modo di facilitare sempre di più il rapporto tra i propri clienti e la scena crypto. Ha in particolare spinto con grande risolutezza per rendere la criptovaluta e gli NFT più accessibili alle persone comuni, tanto da permettere ai suoi utenti la possibilità di pagare i Non Fungible Token tramite Mastercard, proprio nella parte iniziale dell’anno.

L’exchange è peraltro stato imitato su questa strada da altre aziende, le quali si sono prese carico dei notevoli problemi rappresentati dalla difficoltà di alcune procedure per gli utenti meno avvezzi a confrontarsi con le tecnologie di ultima generazione.

Coinbase Pay rappresenta in tal senso un notevole passo in avanti, tale da facilitare enormemente le procedure per il trasferimento dei token acquistati nel wallet dell’acquirente. Resta però un problema di non poco conto, per la clientela non solo di Coinbase, ma degli exchange di criptovaluta in generale, quello rappresentato dall’eccessiva permeabilità dei portafogli aziendali.

Lo spauracchio della pirateria informatica

Com’è noto, infatti, proprio i portafogli messi a disposizione della clientela dalle piattaforme di scambio sono il bersaglio preferito per le incursioni degli hacker. Basti pensare in tal senso a quanto accaduto nel 2014 ai clienti di Mt. Gox, all’epoca la più grande piattaforma esistente a livello mondiale.

Una lunga serie di incursioni, infatti, prosciugò un gran numero di wallet aziendali con un bottino assolutamente straordinario, che ammonterebbe oggi a decine di miliardi di dollari. Il risultato fu talmente devastante da sfociare nel fallimento di Mt. Gox e nell’avvio di una procedura per il rimborso degli utenti danneggiati terminata soltanto di recente, con l’approvazione del piano da parte dei creditori.

La vicenda è stata a lungo indicata da molti come una vera e propria truffa perpetrata dal management dell’exchange, di cui comunque non si hanno le prove. Al tempo stesso rimane alla stregua di un vero e proprio monito, anche perché in seguito i wallet di altri exchange sono stati presi ripetutamente di mira dagli hacker, con risultati spesso devastanti.

Oltre a facilitare le procedure per l’utilizzo dei portafogli elettronici, quindi, le piattaforme dovrebbero attivarsi anche per aumentare il loro livello di sicurezza, ad oggi considerato estremamente deficitario dagli esperti di cyber-security. Nel caso in cui ciò non avvenisse, molti utenti potrebbero decidere di rivolgersi ai wallet privati, per attutire i rischi connessi alla detenzione di denaro virtuale.

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