Il servizio di streaming musicale Spotify contrassegnerà le puntate dei podcast in cui si parla di Covid con un avvertimento, segnalando i contenuti che promuovono informazioni false o fuorvianti in materia di salute pubblica. Le nuove linee guida e le misure attuate sono legate a doppio filo con la controversia scoppiata a causa di alcune puntate del podcast The Joe Rogan Experience, uno dei più seguiti sulla piattaforma, in cui si è parlato di tematiche legate all’attuale pandemia in corso.

Joe Rogan e il suo podcast Spotify milionario

Prima di addentrarci nelle cause della controversia è bene capire chi è Joe Rogan, e soprattutto cosa è successo all’interno del suo podcast per portare artisti del calibro di Neil Young e Joni Mitchell a rimuovere la propria discografia dalla piattaforma Spotify. Joe Rogan è un podcaster americano conosciuto in passato per la sua carriera di comico e corrispondente radio, oltre che commentatore ufficiale per Ultimate Fighting Championships (UFC), un’azienda di promozione per le arti marziali miste (MMA) basata a Las Vegas. Negli ultimi anni Joe Rogan è salito alla ribalta nel mondo dei media grazie al format del suo podcast The Joe Rogan Experience, lanciato nel 2019 come podcast gratuito in collaborazione con il comico Brian Redban.

All’interno delle puntate Rogan invita ospiti appartenenti a diverse categorie professionali come sportivi, dottori, ingegneri, celebrità e li interroga su temi differenti riguardanti attualità, politica, filosofia, comicità, hobby e salute. Sin dal suo primo anno, il podcast è stato presente nella top 100 di iTunes e nel 2020 Spotify ha siglato un contratto pluriennale a nove cifre, circa 100 milioni di dollari, per avere Rogan in esclusiva sulla sua piattaforma, così da combattere la concorrenza di Apple Podcast e Amazon Music.

Di per sé, Rogan esprime di tanto in tanto opinioni personali su temi anche particolarmente controversi, così da dare voce anche a coloro che spesso vengono silenziati dall’opinione pubblica e dai media. La maggior parte dei contenuti del podcast riguarda però le risposte che i diversi ospiti danno, affrontando temi disparati e spesso improvvisati a causa della struttura dello show, che è spesso non lineare.

Notizie false sul Covid e la controversia no-vax

Il problema dell’opinione pubblica che ha portato a richiedere l’eliminazione dello show di Rogan è insito in due episodi del podcast con ospiti il dott. Peter McCullough e il dott. Robert Malone. Entrambi questi ospiti hanno fornito la propria opinione riguardo temi delicati in relazione alla pandemia da COVID-19, in particolare sull’efficacia delle mascherine, dell’isolamento sociale per vaccinati e non, e sull’origine del virus.

Come riportato dall’amministratore delegato di Spotify Daniel Ek: “C’è stato molto dibattito sull’informazione sul Covid su Spotify. Abbiamo ascoltato le critiche e stiamo attuando modifiche per combattere la disinformazione“. L’accusa è quella che Rogan abbia diffuso false notizie sull’emergenza da COVID-19, con la richiesta da parte di molti, famosi e non, affinché le puntate incriminate del podcast venissero censurate riconoscendole come “disinformazione”, una piaga che purtroppo affligge social e Internet, nonostante gli interventi di aziende come Meta – al secolo Facebook – e Google.

Dal suo canto Joe Rogan ha sempre difeso il suo lavoro, in particolare in relazione alle opinioni espresse dagli ospiti del suo podcast: “Io non so se hanno ragione. Non lo so perché non sono un dottore. Non sono uno scienziato. Sono soltanto una persona che siede e parla con altre persone e ha una conversazione con loro. Faccio degli errori? Assolutamente. Faccio errori in continuazione, ma cerco di correggerli quando faccio qualcosa di sbagliato. Cerco di correggerli perché sono interessato a raccontare la verità. Sono interessato a trovare cosa sia vero, e sono interessato ad avere conversazioni stimolanti con persone che hanno opinioni differenti. Non sono interessato nel parlare soltanto con persone che possiedono una sola prospettiva“.

Lo show di Rogan quindi funge da mera cassa di risonanza per le opinioni espresse dai suoi ospiti, ed il dibattito che si è creato intorno a questo caso fa capire quando i media moderni possano essere pericolosi e complessi. Seppur il ragionamento di Rogan non fa una piega, le informazioni condivise dai dottori sono considerate come disinformazione a causa della presenza di “false rivendicazioni sulla pandemia da COVID-19, sui vaccini e sull’efficacia di questi ultimi“. In una disamina da parte di Health Feedback, su 18 rivendicazioni da parte del dott. Peter McCullough la maggior parte sono considerate “inaccurate o prive di fondamenti“.

Le star della musica contro la decisione di Spotify

Dal suo canto, Spotify ha deciso di proteggere lo show di Rogan ma al tempo stesso di implementare nuove policy in materia per segnalare i contenuti che conterranno informazioni riguardanti la pandemia da COVID-19. Le linee guide non sono ancora state rese pubbliche, ma secondo insider sono attive “da anni” e riguardando la censura di contenuti che promuovono contenuti falsi o ingannevoli sulla salute pubblica che potrebbero causare danni o porre un rischio, come ad esempio:

  • negare l’esistenza dell’AIDS o del COVID-19;
  • incoraggiare l’infezione deliberata di una malattia pericolosa per la salute;
  • suggerire che la candeggina può essere utilizzata per curare infezioni e malattie;
  • suggerire che indossare una mascherina può essere pericoloso per la vita del portatore;
  • promuovere o suggerire l’idea che i vaccini sono progettati per causare la morte delle persone in cui vengono inoculati.

Prendendo queste linee guida come esempio, un podcaster su Spotify o un suo ospite possono dichiarare che i vaccini in alcuni casi causano la morte, ma non che sono progettati specificamente per causare la morte di persone. In modo simile, un podcaster può dichiarare che indossare una mascherina non è efficace, ma non che indossare una mascherina può portare un rischio mortale per chi le indossa.

Analizzando le puntate incriminate del podcast The Joe Rogan Experience alla luce delle sue policy interne, Spotify ha ritenuto opportuno non eliminarle. I contenuti che trattano di temi delicati riguardanti il COVID-19 però saranno opportunamente segnalati con un avvertimento prima dell’inizio di ogni puntata del podcast. La decisione di Spotify non è piaciuta a molti, star della musica comprese.

Come già accennato, Neil Young e Joni Mitchell hanno rimosso la propria musica dalla piattaforma in streaming per non essere associati ad altri contenuti ospitati da Spotify, come il podcast The Joe Rogan Experience. Da parte sua, Rogan ha risposto alle accuse in un video di dieci minuti pubblicato su Instagram in cui difende la decisione di continuare ad invitare e intervistare ospiti con opinioni e punti di vista differenti. Se volete dare un’occhiata al video basta cliccare qui.

Anche Jovanotti, alias Lorenzo Cherubini, si è espresso sulla questione. A sua detta non abbandonerà la piattaforma Spotify, ma ha tenuto a precisare che “le grandi piattaforme tipo Spotify ecc. sono editori a tutti gli effetti, sebbene sbandierino una neutralità nei fatti finta oltre che impossibile e si dichiarino editori solo quando gli fa comodo“.

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