I ricercatori del Computer Science & Artificial Intelligence Laboratory (CSAIL) del MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno sviluppato una nuova serie di impianti bionici (chiamati ReMix) che possono essere monitorati e tracciati a distanza sfruttando uno speciale algoritmo e l’analisi delle onde raio emerse. In essenza, un GPS locale per il corpo umano.

La tecnologia ha preso una curva di miglioramento tale che negli ultimi 20 – 30 anni sono stati fatti diversi salti generazionali in qualunque campo di ricerca. Che si tratti della tecnologia mobile con smartphone, tablet e wearable alla domotica, passando per l’intelligenza artificiale e la medicina, stiamo vivendo nell’età d’oro dello sviluppo digitale.

Il ReMix del MIT sfrutta un algoritmo per individuare con esattezza dove si trovano gli impianti bionici sfruttando il modo in cui questi ultimi fanno rimbalzare le onde radio. In pratica, il computer e i sensori abbinati hanno il compito di distinguere il tipo di rimbalzo provocato dagli impianti da quello provocato dal corpo e dai fattori esterni. Più facile a dirsi che a farsi.

Un primo passo in avanti nella tecnologia è stato fatto sfruttando un diodo e una combinazione di segnali che aiutano a filtrare i riverberi, con un grado di accuratezza a livello di un centimetro, senza bisogno che l’impianto trasmetta suoi segnali. Questo è molto importante perché, non avendo bisogno di una propria batteria, l’impianto può essere veramente miniaturizzato e inviato in specifiche parti del corpo.

Il principale campo di utilizzo di questi nuovi impianti bionici lo si trova nella cura del cancro permettendo finalmente di andare oltre la classica chemiotarapia. Avendo infatti la possibilità di inviare con precisione dei piccolissimi impianti, il trattamento del cancro potrà essere fatto con protoni e marker tracciabili che permettono di avere la certezza che la cura rimanga in sede.