L’alimentatore, o PSU (Power Supply Unit), è uno dei componenti più importanti da scegliere e da valutare quando assembliamo o aggiorniamo un PC desktop; al pari di qualsiasi altro dispositivo elettronico infatti, il PC necessita di una “fonte” energetica di qualità, affidabile e soprattutto che rispetti le specifiche elettriche del sistema (in questo caso un computer) e/o delle componenti e delle periferiche che andrà ad alimentare.
Come al solito cerchiamo di non generalizzare troppo, ma dal lato della nostra esperienza ventennale, possiamo affermare che in molti casi la scelta dell’alimentatore PC è fatta con superficialità e spesso (sbagliando) solo con un occhio di riguardo al risparmio. Un alimentatore scelto senza alcun criterio, magari di scarsa qualità o, ancora peggio, di produttori sconosciuti che puntano sul marketing proponendo prodotti con specifiche “top” (sulla carta) a prezzi stracciati, potrebbero crearvi problemi non indifferenti in fase di utilizzo; parliamo di problematiche anche serie che possono concretizzarsi come una ripetuta instabilità del sistema, malfunzionamenti di vario tipo e, non di rado, arrivando al danneggiamento concreto e irrimediabile dei componenti stessi.
Quanto appena detto non vale solo per gli utenti meno esperti o alle prime armi, magari penalizzati da budget relativamente ridotti, ma anche per chi bazzica da tempo nel settore e magari ha avuto sempre fortuna pur scegliendo male o in modo arbitrario. Non possiamo inoltre omettere che questo approccio purtroppo è utilizzato anche da alcuni produttori e rivenditori di PC preassemblati che, per massimizzare i margini di guadagno, abbinano spesso unità di alimentazione scadenti e sottodimensionate a sistemi desktop anche di un certo calibro.
Questa piccola premessa per dirvi che, almeno per quanto riguarda i PC desktop, porre attenzione alle caratteristiche dell’alimentatore è sempre importante, anche quando non siete voi ad assemblare quella determinata build; anzi, in quei casi il nostro consiglio è sempre quello di verificare con cura la tipologia di componenti, anche quando si acquista un sistema preassemblato di marca. In questa guida sugli alimentatori PC, vi daremo come al solito qualche consiglio utile su come e cosa scegliere, cercando sempre di fornire qualche nozione tecnica di base che possa rimanere ben salda (speriamo) e magari tornare utile in fase di acquisto.
Indice:
- Come scegliere l’alimentatore PC: le cose da sapere
- Come scegliere l’alimentatore PC: le caratteristiche più importanti da conoscere
- Potenza/Capacità di erogazione: quanto contano i watt?
- PFC: cos’è? Meglio attivo o passivo?
- Cavi e connettori: alimentatore modulare o non modulare? Quali connettori mi servono?
- Dissipazione: con ventola o senza ventola?
- Formato ATX o SFX? Dipende dal case
- Tipologia di alimentazione, topologia, design multi-rail e componentistica
- Efficienza energetica: cos’è la certificazione 80 Plus?
- Protezioni
- Standard e certificazioni
- Garanzia e affidabilità
- Alimentatore PC: quale comprare e cosa offre il mercato
Come scegliere l’alimentatore PC: le cose da sapere
Vogliamo essere sinceri, addentrarsi in profondità nell’argomento alimentatori non è semplice e, soprattutto per un profano, può risultare complicato come discutere ad esempio del diagramma a blocchi di un chipset, o dell’architettura di un SoC o una GPU. La cosa importante da capire però è che, al netto di difetti di fabbrica, sbagliare ad acquistare una CPU, una GPU o altre componenti del caso può andare solo ad inficiare le prestazioni e la vostra esperienza utente (risolvibile con un upgrade), mentre se acquistate l’alimentatore sbagliato e ribadiamo di scarsa qualità, rischiate anche di danneggiare seriamente tutta la componentistica del PC.
Ribadito ulteriormente questo punto, e volendo mantenere la discussione su toni tecnici non troppo complicati, iniziamo dicendo che sono diverse le caratteristiche da valutare quando dobbiamo scegliere un nuovo alimentatore per il PC, ovvero l’unità di alimentazione che garantirà il funzionamento delle varie periferiche e componenti che, per chi non lo sapesse, utilizzano valori di tensione e corrente anche del tutto differenti (12 volt, 5 volt e 3.3 volt per intenderci).
Quando scegliamo un alimentatore dobbiamo sicuramente valutare marchio, qualità, efficienza, affidabilità, sicurezza e tecnologie di contorno, tuttavia le prime cose che andremo a verificare sono in realtà il form-factor e, più banalmente, la capacità dell’alimentatore stesso, ovvero quanto può erogare l’unità in termini di potenza di picco. Per fare un esempio semplice, non avrebbe senso assemblare una build top di gamma con una GeForce RTX 4090 e poi abbinarci un alimentatore da 600-700 watt; tutti sappiamo bene che la flagship NVIDIA può assorbire da sola anche più di 500 watt in particolari scenari, rendendo quindi la PSU del tutto sottodimensionata.
Se non siete molto esperti in materia, esistono diversi strumenti e software, anche online, che possono aiutarvi a dimensionare la potenza dell’alimentatore in base alla configurazione del vostro PC, mentre riguardo il form-factor la cosa fondamentale è verificare che il nostro case supporti un determinato alimentatore (ci sono delle misure standard). Ma facciamo un altro esempio. Un sistema / case supercompatto, magari con formato ITX o Micro ATX, potrebbe non avere spazio a sufficienza per ospitare una PSU standard (ATX – PS/2); in questi casi ci dovremo affidare a un’unità con form-factor ridotto, meglio noto come alimentatore SFX (Small Form Factor) o, in alternativa, i più modelli leggermente più lunghi denominati SFX-L (solitamente anche più potenti).
Visti questi due aspetti, fondamentali in quanto sbagliarli vorrebbe dire non poter assemblare o utilizzare al meglio il PC, chiariamo che l’alimentatore ha il compito di convertire la corrente alternata in corrente continua (CC), il tutto però regolando al meglio quest’ultima (in uscita) per adeguarsi al meglio alle componenti e con tutti i margini di tolleranza previsti dal caso.
Qui ci siamo stiamo già addentrando in argomenti purtroppo non alla portata di tutti, se non altro perché come di consueto non tutti abbiamo lo stesso background tecnico. Per capire realmente se un alimentatore è buono e di qualità, tralasciando per il momento l’estetica e/o i cablaggi, dovremmo avere delle basi minime di elettrotecnica ed elettronica, di come funziona un alimentatore e un convertitore di tensione DC-DC ad esempio, il cuore di un qualsiasi alimentatore visto che determinerà la qualità del segnale, l’efficienza e alla fine anche le prestazioni (nel senso più ampio del termine).
Senza tornare troppo indietro nel tempo, gli alimentatori per PC sono noti anche come alimentatori (sarebbe meglio dire convertitori) a commutazione (o switching), questo perché non solo trasformano la corrente alternata in corrente continua, ma devono poi fornire i giusti parametri di tensione e corrente per le varie componenti e le rispettive linee di alimentazione (o rail); giusto per dovere di cronaca, esistono anche gli alimentatori cosiddetti lineari che, senza andare troppo nello specifico, sono sostanzialmente più semplici ed economici da realizzare.
Per tale motivo, il design interno o “l’architettura” dell’alimentatore sono molto importanti, insieme alla componentistica adoperata e alla dissipazione della stessa; spesso sentiamo parlare anche di topologia di un alimentatore, ma anche in questo caso si potrebbero complicare le cose, quindi risolviamo il tutto dicendovi che attualmente la maggior parte degli alimentatori di ultima generazione nella fascia sino a 1.000 watt (più o meno) utilizzano quasi sempre una topologia risonante LLC; quest’ultima, insieme alla topologia LCC, garantisce i migliori risultati in termini di efficienza e soprattutto in ottica prestazioni / costi. Un buon alimentatore, capacità di erogazione a parte, si distingue dalla massa per un’architettura ottimizzata che favorisce uniformità e stabilità dell’erogazione, soprattutto quando il carico è variabile sulle diverse linee di alimentazione (12/5/3.3 volt).
Come scegliere l’alimentatore PC: le caratteristiche più importanti da conoscere
Finora abbiamo parlato di quello che possiamo definire “il cuore” di un alimentatore PC, ora invece, con più semplicità, cerchiamo di vedere e capire le varie voci che compongono la scheda tecnica di una PSU in modo da sapere davvero cosa stiamo acquistando e soprattutto se il gioco vale la candela. Prima di procedere anticipiamo che le varie voci / caratteristiche non sono sempre riportate in ordine di importanza.
Potenza/Capacità di erogazione: quanto contano i watt?
La capacità di erogazione di un alimentatore non è difficile da individuare in quanto è probabilmente la prima specifica che viene pubblicizzata dalle aziende produttrici. Come anticipato in apertura, questo parametro, espresso in watt, va scelto in base alle componenti che compongono il vostro sistema, in primis scheda grafica e processore; se siete inesperti in materia vi consigliamo i cosiddetti “PSU calculator” sparsi per il web (anche sui siti dei produttori), almeno non rischiate di partire da un’unità di alimentazione sovradimensionata, o ancora peggio, sottodimensionata.
PFC: cos’è? Meglio attivo o passivo?
Il PFC, Power Factor Correction, o correzione del fattore di potenza, è altrettanto importante in quanto contribuisce a livellare i valori di picco della corrente per un’erogazione più uniforme, costante ed omogenea. Questo rapporto deve essere il più possibile vicino a 1, inoltre in questo contesto identifichiamo gli alimentatori con PFC passivo e PFC attivo; di norma è preferibile optare per un alimentatore con PFC attivo in quanto assicura una correzione del fattore di potenza molto vicino al 95% del valore ideale, mentre i modelli con PFC passivo sono decisamente meno efficienti in questo senso, arrivando massimo al 75%, 80% solo in rari casi.
Cavi e connettori: alimentatore modulare o non modulare? Quali connettori mi servono?
Un’altra caratteristica molto pubblicizzata sugli alimentatori PC è la tipologia di cavi. In linea di massima esistono gli alimentatori con cavi fissi o “non modulari” e quelli modulari dove in pratica tutti i cavi di alimentazione possono essere rimossi dall’unità per utilizzare solo quelli che ci servono. Inutile dire che questa opzione può incidere più che altro sul cablaggio e sul relativo ordine nel nostro case, mentre una terza opzione “semi-modulare” prevede la rimozione dei soli cavi secondari, ovvero quelli che alimentano più che altro le periferiche PCI-E e SATA / Molex 4 pin.
In alcuni casi, ma soprattutto su particolari configurazioni di fascia enthusiast con case tower o full-tower, consigliamo anche di valutare la lunghezza dei cavi vista l’altezza generosa che spesso caratterizza gli chassis di fascia alta.
Riguardo la tipologia di connettori invece, i cavi sono standard (ATX appunto) ma quello che varia è il numero di cavi per ogni unità, peculiarità legata direttamente alla capacità di erogazione dell’unità. Quando scegliete la PSU, ma allo stesso tempo avete pensato di abbinarci una scheda grafica di un certo profilo, fate attenzione al numero di connettori PCI-E presenti sull’alimentatore e a quelli richiesti dalla vostra GPU per funzionare al meglio (potrebbe essere uno, ma anche tre ad esempio).
I modelli di ultima generazione, sia PSU che GPU per intenderci, supportano poi i più recenti standard ATX 3.1 e PCI-E 5.1, una scelta obbligata secondo noi quando optate per una scheda video come una GeForce RTX 40 di fascia top, compatibile con il più recente connettore PCI-E 12V-2×6 a 16 pin, capace di erogare da solo sino a 600 watt (un classico PCI-E 8pin è accreditato di 150 watt).
Dissipazione: con ventola o senza ventola?
La dissipazione dei componenti interni di un alimentatore è importante come può esserlo quella del processore o della scheda video. Gli alimentatori di qualità sono costruiti con componentistica di fascia premium che solitamente risulta più propensa a lavorare ad alte temperature e/o fuori specifica, integrando tra l’altro appositi heatsink che aiutano a dissipare il calore.
Nonostante questo, in aiuto arriva comunque una ventola, presente praticamente su tutti gli alimentatori, fatta eccezione per quelli ideati per operare senza ventola, ovvero i cosiddetti fanless. La qualità e le prestazioni della ventola, con le varie tecnologia annesse per cuscinetti, pale e motore, incideranno direttamente sulle temperature e sulla rumorosità dell’unità. In questo contesto segnaliamo però che quasi tutti gli alimentatori in commercio, esclusi quelli di fascia bassa, sono realizzati e ottimizzati per operare in modalità semi-passiva, ovvero con ventola spenta se il carico non supera di norma il 50-60% del valore nominale della PSU.
Formato ATX o SFX? Dipende dal case
Di formato ne abbiamo discusso sopra. Il nostro case determinerà se potremo installare una PSU ATX standard, SFX o SFX-L; nulla ci vieta però di utilizzare un alimentatore small form-factor su un sistema ATX standard, soprattutto vito che i prodotti di ultima generazione possono erogare anche oltre 1.000 / 1.500 watt.
Tipologia di alimentazione, topologia, design multi-rail e componentistica
Per tipologia di alimentazione intendiamo una PSU dove le funzionalità di base (quelle fondamentali) sono affidate a un circuito digitale che, a differenza di uno analogico, garantisce un’erogazione più precisa e controllata. Un alimentatore può definirsi digitale solo quando la regolazione della tensione, le tecnologie di protezione e tutti gli altri circuiti sono gestiti digitalmente, garantendo tra le altre cose un’efficienza superiore rispetto a una soluzione del tutto analogica.
Della topologia abbiamo discusso poco sopra, e in base a questa riusciamo anche a capire la piattaforma di alimentazione di un determinato modello. Attualmente la maggior parte dei nuovi alimentatori utilizza una topologia risonante che prevede un circuito LLC con raddrizzatore sincrono LR, un’opzione che a oggi garantisce i migliori risultati in termini di resa e costi di realizzazione.
Parlando di design invece, non ci riferiamo all’estetica, ma più che altro alle singole linee di alimentazione (o rail) che, in base alle scelte del produttore, possono essere variabili. Spieghiamo meglio. Quando leggiamo l’etichetta delle specifiche posta sull’alimentatore, troviamo indicazioni sulle varie linee +3.3V, +5V, +12V, -5V e -12V; bene, gli alimentatori multi-rail, che ora sono sempre meno gettonati, sono quelli che hanno più di una linea +12V, una concezione in realtà nata qualche anno fa che ora con l’evoluzione tecnologica delle PSU sta quasi scemando.
Chiudiamo questo paragrafo con la componentistica che, senza avere troppe competenze, possiamo facilmente scindere tra bassa qualità, media qualità e qualità premium. Inutile quasi ribadire che i prodotti di fascia top vantano solitamente i componenti migliori, in particolare i rinomati condensatori “giapponesi” (ma non solo) che assicurano affidabilità nel tempo e possibilità di operare anche fuori specifica senza particolari problemi.
Efficienza energetica: cos’è la certificazione 80 Plus?
Una PSU deve essere di qualità, prestante, stabile e soprattutto efficiente, ovvero che non “sprechi” troppa energia durante la delicata fase di conversione da corrente alternata a corrente continua, con tutte le successive regolazione sulle varie linee e soprattutto al variare del carico. In questo contesto c’è un punto di riferimento che è rappresentato dalla certificazione, potremmo dire anche standard, 80 Plus. In linea di massima, quando un alimentatore è certificato 80 Plus significa che quella determinata unità garantisce un’efficienza dell’80% quando è sottoposto a un carico del 100%, ma anche del 50% e del 20% de valore nominale.
Ci sono diverse certificazioni 80 Plus, così come possono variare le percentuali di efficienza quando passiamo da una tensione di 115 volt alla nostra 230 volt. Prendendo in esame quest’ultima (i produttori indicano entrambe), ecco i vari standard con relativa percentuale di efficienza degli alimentatori cosiddetti ridondanti:
Protezioni
Un alimentatore per PC dovrebbe essere anche affidabile, sicuro e, al pari di altri dispositivi elettrici/elettronici, si deve adeguare ad alcuni standard di sicurezza che proteggano l’utente e il sistema da eventuali anomalie che possono riguardare l’erogazione della corrente elettrica (per qualsiasi motivo).
Precisando che purtroppo non sono obbligatorie, motivo per cui non le ritroviamo tutte sugli alimentatori economici, le protezioni messe in campo dai produttori sono diverse e le possiamo facilmente identificare con alcune sigle che le aziende devono indicare nelle specifiche tecniche. Ecco le più importanti:
- OCP (Over Current Protection): protezione da sovracorrente che potrebbe danneggiare la PSU e i componenti.
- OPP (Over Power Protection): protegge l’alimentatore da un eccesso di potenza in uscita, solitamente si attiva quando “l’eccesso” di potenza inizia a superare il 30%.
- OVP (Over Voltage Protection): protezione da sovratensione attraverso lo spegnimento dell’unità, il tutto con percentuali che possono variare da modello a modello.
- SCP (Short Circuit Protection): protezione da cortocircuiti
- OTP (Over Temperature Protection): protegge l’alimentatore, spegnendolo, quando la temperatura supera la soglia di sicurezza.
- BOP, UVP e SIP: BOP (Brown Out Protection) e UVP (Under Voltage Protection) proteggono l’alimentatore da eventuali cali di tensione, mentre per SIP (Surge & Inrush Protection), dove presente, s’intende una protezione dell’unità da eventuali scosse elettriche.
Standard e certificazioni
Dello standard di un alimentatore ci siamo già occupati, quello ATX è il più diffuso con tutte le revisioni del caso che, per i modelli più recenti, hanno raggiunto ormai la già discussa ATX 3.1 (insieme al PCI-E 5.1). Riguardo le certificazioni, oltre a quelle 80 Plus per l’efficienza, si sente parlare anche di Cybenetics che, con gli standard ETA e LAMBDA, punta non solo a classificare le PSU per efficienza energetica ma anche per rumorosità prodotta.
Garanzia e affidabilità
La garanzia offerta da un’azienda su un determinato alimentatore, o qualsiasi altro prodotto, è un elemento che in fase di acquisto può fare la differenza, in particolar modo quando ci approcciamo alla fascia media e medio-alta del mercato; nel segmento di fascia bassa questo aspetto è sicuramente più chiaro e raramente si trovano modelli economici con garanzia estesa oltre due anni. Per i prodotti di qualità invece si parte da almeno 5-6 anni, per arrivare anche a 10-12 anni sui modelli flagship (che si paga, intendiamoci).
Un altro dato che i produttori forniscono, insieme alla garanzia, è l’MTBF (Mean time between failures), ovvero il tempo medio (in ore) che può intercorrere tra i guasti. Si tratta di un parametro molto utilizzato ma da prendere sempre con le pinze; certo più è alto meglio dovrebbe essere, ma non significa che l’alimentatore sarà del tutto esente da problematiche. Spesso viene indicato anche il termine MTTF (Mean time to failure), ma anche in questo caso si tratta di un dato statistico che lascia il tempo che trova.
Alimentatore PC: quale comprare e cosa offre il mercato
Attualmente il mercato degli alimentatori vanta un’offerta a dir poco esaustiva, per intenderci capace di soddisfare qualsiasi fascia dell’utenza consumer. A livello tecnico gli alimentatori presentano un’evoluzione piuttosto lenta, se non fosse altro perché gli standard sono molto rigidi e collaudati, quindi risulta molto complicato rettificarli con frequenza; questo per dire che, soprattutto nella fascia alta e medio-alta, un alimentatore di due, tre o anche quattro anni fa, può essere ancora considerato valido se compatibile con la componentistica che abbiamo intenzione di abbinarci.
Questa affermazione ovviamente va in contrasto nel momento in cui vogliamo adeguarci alle componenti e agli standard più recenti, in quel caso è inutile girarci intorno e siamo i primi ad esempio a sconsigliare soluzioni “alternative” come potrebbero essere ad esempio degli adattatori PCI-E per una scheda video di fascia top come una GeForce RTX 4080/4090. Tale scelta ovviamente rimane a discrezione dell’utente, mentre se parliamo di fascia bassa possiamo comunque reperire diverse offerte anche di qualità che, pur non brillando per estetica o cablaggio, sono ben costruiti e con molte delle protezioni / tecnologie di base che possono darci il minimo di sicurezza.
La cosa fondamentale in questi casi è non farsi guidare dal prezzo o solo dal fattore estetico; se non avete molto budget da investire sulla PSU, rinunciate piuttosto alla cavetteria modulare ma acquistate un prodotto di qualità, anche media, che non farà scherzi in futuro col rischio di danneggiare tutto il PC. Nella fascia media e alta c’è l’imbarazzo della scelta, in questi contesti infatti “guidano” soprattutto i brand specializzati nel settore, i cosiddetti “nomi noti” che qui non faremo, ma che rappresentano sempre una sicurezza (al netto di unità difettose).
In linea di massima non c’è un alimentatore ideale da consigliare; fatte quindi le dovute considerazioni su qualità, prestazioni ed efficienza, cercate una PSU che possa reggere al meglio il carico di scheda video e processore (parliamo di 100% del carico di entrambi), tenendovi sempre a portata di mano un PSU Calculator e cercando quando potete di sovradimensionare l’unità se volete ottenere il meglio anche in ottica efficienza energetica.
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