Amazfit sta diventando ormai una presenza fissa a IFA, la fiera dell’elettronica che si svolge a Berlino nei primi giorni settembre. In realtà l’evento in cui è stato presentato Amazfit T-Rex 3 Pro, lo smartwatch di cui vi parliamo oggi, si è tenuto in una location a pochi metri da Messe Süd, ma non cambia la sostanza, a dodici mesi esatti dalla presentazione di T-Rex 3, lo smartwatch “rugged” presentato nel 2024 (qui trovate la nostra recensione).
A un primo sguardo sembra di stare davanti allo stesso dispositivo, anche se uno sguardo più attento qualche piccola differenza si nota. In realtà le differenze ci sono, sia dal punto di vista hardware sia sul lato software, grazie alla presenza di ZeppOS 5 e delle sue tante novità. Delle differenze (sulla carta) tra i due dispositivi vi abbiamo già parlato,e molto presto arriverà anche il confronto reale, così da aiutarvi a decidere se effettuare l’aggiornamento, nel caso abbiate già il T-Rex 3.
Dopo averlo provato per quasi, e averlo messo alla prova in diverse situazioni, è giunto il momento di tirare le somme e parlarvene in maniera dettagliata nella nostra recensione completa.
Poche ma essenziali novità
Sulla carta le differenze tra Amazfit T-Rex 3 Pro è il suo predecessore sono decisamente poche: sono sufficienti a giustificare un nuovo modello? Partiamo con la novità che ci ha meno convinto, ovvero lo schermo in vetro zaffiro. Ben venga una maggiore resistenza ai graffi e ai maltrattamenti, visto che parliamo di uno smartwatch dedicato a chi pratica sport e vive spesso all’aria aperta. Il nostro T-Rex 3 mostra qualche segno dopo un anno di utilizzo più o meno continuativo, in particolare sullo schermo c’è qualche graffio, anche se poco profondo e quindi visibile solo in controluce.
Il vetro zaffiro promette una minor possibilità di graffiarsi, ma quello scelto da Amazfit, così come accade per quello montato sul Balance 2 (qui la nostra recensione), ha un pessimo trattamento oleofobico, tanto che trattiene in maniera impressionante le ditate. Scelta dunque rivedibile anche perché la concorrenza (leggasi Garmin) ha dei vetri decisamente migliori sui propri modelli di punta e la sfida passa anche per dettagli di questo tipo.
Detto questo però le altre novità sono decisamente comode, a partire dal sistema di aggancio del cinturino. Amazfit ha abbandonato quello utilizzato in precedenza, che richiedeva l’uso di uno strumento, peraltro fornito in dotazione, per rimuovere il cinturino di serie e montare un adattatore che permettesse di utilizzare i classici cinturini da 22 millimetri che sono ormai lo standard in questo mercato. Ora troviamo lo stesso tipo di cinturino presente su ogni altro smartwatch Amazfit, con lo sgancio rapido che ne permette una facilissima sostituzione con altri, originali o realizzati da terze parti. Va segnalato che il modello con schermo da 44 millimetri, in arrivo nelle prossime settimane, utilizzerà cinturini da 20 millimetri, adatto quindi a polsi più delicati come quelli del pubblico femminile.
Abbiamo particolarmente apprezzato il nuovo display, molto più visibile anche sotto la luce diretta del sole grazie a una luminosità massima di 3.000 nits, il 50% in più rispetto al modello del 2024. È un grosso passo avanti che consente di leggere in maniera efficace i dati dell’allenamento senza dover schermare il display con una mano durante la corsa, e in bici la cosa diventa ancora più evidente.
Per gli appassionati di immersioni non va dimenticata la possibilità di resistere ino a 10 atmosfere (per immersioni fino a 45 metri), un deciso passo in avanti che non abbiamo potuto testare ma che permette al brand di conquistare una fetta maggiore di mercato. Per il resto nessun problema sotto la pioggia battente, la doccia o mentre ci si lava le mani. E se lo utilizzate per trekking o trail estremo e si sporca di fango, lo potete lavare sotto l’acqua corrente senza temere di fargli male.



Particolarmente utile la torcia, grazie anche a un posizionamento intelligente nella parte superiore dell’orologio. L’abbiamo provata in diverse situazioni, in casa come all’aperto e ci ha sempre convinti a fondo. Ideale per chi si alza presto al mattino, o per quando capita di alzarsi di notte, e non vuole disturbare chi dorme con sé, per salire o scendere le scale senza accendere la luce, ma anche in caso di black-out improvviso. La torcia si accende con un tasto e la luminosità può essere regolata su più livelli a seconda delle proprie necessità. La luce rossa è ideale all’aperto, se vi trovate in messo alla natura e volete vedere senza rimanere abbagliati e perdere la visione notturna.
Parlando proprio di attività all’aperto, la torcia è molto comoda camminando di sera, quando passate in zone sprovviste di lampioni o lungo strade dissestate per evitare di inciampare. Il fascio di luce consente di camminare senza alcun problema e di vedere molto bene eventuali ostacoli. Per la corsa siamo al limite, visto che è più difficile mantenere fermo il polso, ma se non state correndo i 100 metri può trarvi d’impiccio in molte situazioni. Per la bici invece è meglio affidarsi alle luci che dovreste aver montato, a meno di non procedere lentamente, visto che il fascio arriva a 4-5 metri di distanza. Un’ottima aggiunta comunque, che conferma la natura “avventuriera” di questo smartwatch.
Molto utile la possibilità di effettuare chiamate e rispondere direttamente dal polso, funzione già vista su altri smartwatch del brand ma non sui T-Rex. Comodo in casa se non avete il telefono a portata di mano, indispensabile se state facendo sport come il ciclismo (ma anche running) e non volete fermarvi per utilizzare lo smartphone. Nelle nostre prove abbiamo sempre sentito molto bene l’interlocutore, e non è necessario portare lo smartwatch vicino alla bocca perché chi sta dall’altra parte ci senta bene.
Ottimo infine il sistema di mappe, aggiornato e ancora più dettagliato, grazie a nuove funzioni come la possibilità di inserire check point per poter seguire in maniera più precisa i percorsi creati dallo smartphone (tra l’altro è possibile utilizzare l’app per creare nuovi percorsi in pochi minuti). Sulle nuove mappe sono visibili i punti di interesse nelle vicinanze, è possibile ottenere indicazioni in tempo reale per la navigazione, anche se c’è qualche problemino che potrebbe comunque essere corretto con futuri aggiornamenti.
È una cosa che abbiamo notato soprattutto in bici, seguendo sentieri in mezzo alla natura, dove è facile sbagliare strada e prendere la deviazione sbagliata. Lo smartwatch indicherà che è stato abbandonato il percorso prefissato, spesso perché l’indicazione arriva troppo tardi e non è sempre chiara. Anche se Amazfit parla di ricalcolo, dobbiamo dire che ogni volta che abbiamo sbagliato percorso non abbiamo visto un effettivo ricalcolo e abbiamo dovuto utilizzare la mappa per capire come ritornare sul percorso in autonomia.
Diverso è il discorso se utilizziamo la funzione che crea, direttamente sullo smartwatch , un percorso di andata e ritorno impostando semplicemente una direzione da intraprendere e la distanza totale da percorrere. In questo caso vengono creati tre diversi percorsi tra cui scegliere e nel caso doveste sbagliare strada, o scegliere una deviazione diversa, potete utilizzare la funzione di ricalcolo, presente a schermo, per adeguare il percorso scelto a quello che avete realmente seguito.
Una funzione molto comoda se vi trovate in posto che non conoscete e volete esplorare la zona. A noi ad esempio è tornato utile per una lunga passeggiata durante un weekend di relax, per farci scoprire paesaggi che altrimenti non avremmo trovato, non essendo pratici del luogo. Il tutto ovviamente senza dover utilizzare lo smartphone, visto che le mappe sono installate direttamente sullo smartwatch. Peccato solo per l’assenza della lingua italiana per quanto riguarda le indicazioni vocali, disponibili al momento solo in inglese: speriamo che Amazfit rilasci presto un aggiornamento in tal senso.
Da segnalare la possibilità di scaricare la propria musica preferita nella memoria interna che cresce fino a raggiungere i 32 GB (24 GB utilizzabili dall’utente), sufficienti per scaricare sia mappe di ampie dimensioni sia musica per lunghissime sessioni di allenamento. È possibile ascoltare la musica utilizzando gli altoparlanti stereo, altra novità rispetto al 2024, ma la soluzione migliore è quella di abbinare un paio di cuffie Bluetooth, meglio se di tipo open-ear che lasciano libero il condotto uditivo, e ascoltare la musica senza disturbare nessuno.
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Autonomia impressionante
Ci siamo presi qualche giorno più del solito per testare a fondo l’autonomia di questo Amazfit T-Rex 3 Pro, così da provarlo in diverse situazioni e capire se ci sono stati miglioramenti. In realtà, e ne parleremo meglio nel nostro confronto, l’autonomia complessiva è leggermente inferiore rispetto a quella di Amazfit T-Rex 3, soprattutto quando non viene utilizzato il GPS. In questo modo, senza alcun allenamento che richiedesse il sistema di posizionamento, abbiamo raggiunto 11 giorni con AoD attivo e tutte le misurazioni possibili, un risultato comunque strepitoso.
Utilizzando invece il GPS (anche se è riduttivo definirlo così visto che sono supportati sei diversi sistemi satellitari, Galileo incluso) le cose cambiano. Con una media di un’ora al giorno abbiamo coperto una intera settimana, sempre con AoD, impressionante visto che è meglio di quando abbiamo fatto con T-Rex 3, che in queste condizioni si ferma normalmente a 6 giorni. Disattivando l’AoD, e utilizzando il risveglio con il movimento del polso, abbiamo coperto una decina di giorni con la batteria scesa al 55%, quindi è possibile superare agevolmente le tre settimane (sempre senza l’utilizzo di sistemi di posizionamento) prima di dover ricorrere a una ricarica. Se a questo poi aggiungete che con GPS sempre attivo e massima precisione è possibile arrivare a 39 ore (85 con la modalità di risparmio energetico) capirete perché ci troviamo di fronte a uno dei migliori smartwatch sotto questo punto di vista, capace di assistervi anche in pedalate molto lunghe o ultramaratone.
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Precisione elevata
Se l’autonomia è ottima, la precisione dei sensori non è sicuramente da meno. Il sistema di posizionamento crea tracce molto precise, che una volta riportate sulle mappe reali mostra l’elevato grado di accuratezza raggiunto da Amazfit sotto questo punto di vista. Anche le mappe scaricate sullo smartwatch sono molto più dettagliate che in precedenza, pur senza raggiungere i livelli di uno smartphone, molto valide per muoversi anche in ambienti sconosciuti e per non perdere mai la strada.
Soddisfacente il rilevatore di battito cardiaco, anche se non cambia il sistema di rilevamento, rappresentato dal BioCharge 6 che ha dimostrato di essere molto affidabile. Le discrepanze rispetto a una classica fascia cardio sono minime in ogni situazione, per cui anche sotto questo aspetto lo possiamo promuovere a pieni voti.
Il tracciamento del sonno è uno dei punti di forza dei dispositivi Amazfit e T-Rex 3 Pro non delude assolutamente. Il report è molto accurato, in linea con i dati raccolti anche da dispositivi di altri brand, abbiamo messo a confronto i dati con quelli raccolti da anelli smart e altri smartwatch e risulta tutto molto preciso rispetto al sonno reale.
Amazfit T-Rex 3 Pro è tra i primi a offrire anche il valore BioCharge, che va a sostituire quello di Prontezza con un dato basato sulle metriche dei giorni precedenti. Sonno, attività fisica, frequenza cardiaca, livello di stress vengono presi in considerazione per esprimere un modo numerico la “carica residua” del proprio corpo. Diventa così facile capire quando allenarsi e quando invece è meglio prendersi una pausa per ricaricare letteralmente le batterie e ottenere risultati migliori.
Anche a sensazione l’indicatore è molto affidabile, visto il giorno dopo un allenamento particolarmente intenso è difficile riportare in alto il valore del BioCharge, che tende a rimanere, almeno nel nostro caso, sotto al 50%. E la sera, quando ci sentiamo stanchi, notiamo che il valore scende sotto il 10%, confermando quindi le sensazioni inviate dal corpo e, indirettamente, la bontà dell’indicatore messo a punto da Amazfit.
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Considerazioni finali
Dopo il cambio di rotta iniziato con Amazfit Balance 2, il brand asiatico prosegue verso il mondo degli sportwatch, andando a sfidare un colosso come Garmin che negli anni si è conquistato la leadership di questo segmento del mercato. Amazfit T-Re 3 Pro rappresenta un ottimo passo in questa direzione, le novità introdotte, che potrebbero sembrare a prima vista marginali, lo rendono una scelta perfetta per chi ama le attività all’aperto e vuole un dispositivo affidabile e completo.
Il costo è alto rispetto ad altri prodotti del bran, ma se lo paragonate alla concorrenza allora diventa improvvisamente conveniente, anche nel confronto con i medio gamma. Senza contare che ha dalla sua un numero di funzioni smart decisamente più elevato, senza contare una coperture per un numero quasi doppio di attività sportive di ogni genere.
Un deciso passo avanti rispetto al modello precedente, anche se forse il passaggio tra un modello all’altro potrebbe non portare così tanti vantaggi.
Pro:
- ottima autonomia
- precisione elevata
- cinturino sganciabile
Contro:
- non adatto ai polsi piccoli
- costo elevato
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