Sono giorni di profondo rimescolamento all’interno di Apple, tra pensionamenti eccellenti e uscite verso la concorrenza, con una transizione che sta avvenendo in un momento cruciale per la strategia di intelligenza artificiale della società di Cupertino. Negli ultimi mesi la società californiana ha annunciato una serie di cambi ai vertici dirigenziali, che vanno dal reparto legale a quello delle politiche ambientali, fino alla divisione che cura i modelli e i servizi basati sul machine learning.
La situazione attuale
L’uscita più emblematica è senza dubbio quella di John Giannandrea, responsabile dell’IA, che lascerà il suo incarico nei prossimi mesi per andare in pensione, restando all”interno di Apple in qualità di consulente, ma solo per un periodo limitato di tempo. Al suo posto arriva Amar Subramanya, proveniente da Microsoft e con un lungo passato all’interno di Google. Il nuovo dirigente diventa quindi vicepresidente dell’IA, una scelta rapida ma ponderata per evitare che i progetti in corso possano subire dei rallentamenti che sarebbero deleteri per il bene della compagnia.
Altri nomi di peso hanno seguito la stessa strada, a partire da Kate Adams, consulente generale e Lisa Jackson, a capo delle politiche ambientali e istituzionali, entrambe dirette verso il pensionamento. Allo stesso tempo altri dirigenti, in particolare del reparto design, sono stati allettati da offerte esterne e hanno scelto di migrare verso altri lidi e nuove sfide.
Una storia che si ripete
Questo flusso particolarmente elevato di uscite ha spinto numerosi analisti a intervenire su quello che è uno dei più grandi rimescolamenti dirigenziali di Apple negli ultimi decenni, tanto che sono emerse ulteriori speculazioni. La più recente riguarda Johny Srouji, capo del team di sviluppo dei chip, la cui partenza potrebbe dare un ulteriore scossone alla continuità tecnica dell’azienda.
Il fenomeno non è nuovo per Apple, basta dare un’occhiata al passato, anche relativamente recente, per capire come ha reagito il colosso statunitense in situazioni analoghe. Il caso forse più significativo è quello di Scott Forstall, che fino al 2012 era a capo dello sviluppo di iOS. Dopo una crisi legata all’applicazione Mappe e ad alcune tensioni interne, il dirigente venne allontanato da Apple e le sue responsabilità furono riassegnate e diversi manager, tra cui Craig Federighi per l’ingegneria software e Jony Ive per quanto riguarda l’interfaccia utente.
Quella riorganizzazione, dolorosa ma drastica, dimostrò come Apple fosse in grado di ricomporre in maniera efficace il proprio organigramma, distribuendo compiti e responsabilità al fine di evitare singoli punti di fallimento. Si tratto di una operazione che richiese un periodo di aggiustamento e una ristrutturazione molto importante delle gerarchie, ma Apple ne usci sicuramente rafforzata.
La principale differenza rispetto a questo particolare caso storico è che le uscite di queste settimane non riguardano un singolo reparto ma diverse aree critiche. In particolare quello che desta più preoccupazione è l’intelligenza artificiale, dove la competizione è particolarmente serrata e i tempi sono sempre più stretti. Apple ha investito parecchio per integrare IA e hardware, ma lo sviluppo è decisamente in ritardo in alcune funzioni essenziali e soprattutto nell’aggiornamento dell’assistente vocale Siri, dove la concorrenza è anni luce avanti con lo sviluppo.
Il rischio concreto è che la perdita di competenze consolidate rallenti l’adozione su larga scala di tecnologie come i modelli di base proprietari e le esperienze multimodali a cui Apple punta. Questo non significa che la casa di Cupertino stia accettando passivamente la situazione, anzi, sono state effettuate mosse concrete per tamponare la situazione. La nomina di Subramanya, le promozioni interne e l’ingresso di altre figure provenienti da realtà diverse testimonia la volontà di tenere alto il ritmo dei progetti in corso.
I possibili scenari
Come suggeriscono le azioni del passato, Apple preferisce ricomporre il quadro dirigenziale piuttosto che affidarsi a una sola superstar, puntando sul mantenimento in azienda della ricchezza di competenze e su una rapida integrazione dei nuovi dirigenti all’interno della cultura operativa aziendale.
Il punto cruciale dei possibili sviluppi futuri è inevitabilmente legato all’IA, perché oltre al talento serve anche la velocità di esecuzione, con Apple che è chiamata a dimostrare che il nuovo assetto del quadro dirigenti non ostacolerà in alcun modo il rilascio delle tante funzionalità attese, che il coordinamento tra i vari reparti, in particolare quelli hardware e software, resti efficiente. Ma soprattutto dovrà dimostrare che la strategia sui modelli fondamentali è chiara e sostenibile, perché la concorrenza di aziende come Google, Microsoft e le società native dell’IA continuano a investire in maniera imponente, assumendo esperti e risorse per attirare i migliori elementi del settore.
Apple dovrà essere quindi capace di attrarre i profili corretti, così da trasformare il ricambio, inevitabile nel tempo, in opportunità, evitando che la perdita di know how vada a impattare con la qualità e la tempestività nel rilascio delle novità.
Secondo gli analisti del settore, si aprono tre diversi scenari per Apple. Il primo è quello di una stabilizzazione rapida, dove le new entry e le promozioni interne portano a una leadership solida, capace di dare slancio ai progetti e garantire alla compagnia la capacità di integrare al meglio hardware e servizi.
La seconda ipotesi, la peggiore per Apple, è quella di uno stallo sostanziale, dove ritardi e difficoltà di coordinamento finiscono per frenare l’innovazione, favorendo i competitor. Esiste una terza possibilità, ovvero che Apple si trasformi, con il rinnovamento destinato a portare culture e pratiche più aperte a una sperimentazione che permetterebbe di recuperare terreno nel settore delle IA, con un profilo organizzativo completamente rivisto rispetto al passato.
Non è ovviamente possibile capire quale di questi scenari finirà per prevalere sugli altri, ma la qualità dei nuovi arrivi e la rapidità con cui sapranno consegnare al mercato novità immediatamente percepibili, sono i fattori chiave di questo passaggio.
Apple è quindi sottoposta a un nuovo banco di prova, e la storia, almeno quella recente, di Apple ci insegna che l’azienda è capace di riorganizzarsi in maniera efficiente. Oggi però la posta in gioco è notevolmente più alta rispetto al passato, la competizione richiede velocità e tantissime risorse, non solo economiche. La strategia sembra chiara, le nomine sono state effettuate, ora bisogna solo capire se i nuovi arrivati sapranno raccogliere il testimone e traghettare Apple verso nuovi orizzonti più brillanti che mai o se la transizione lascerà degli strascichi in grado di minare la capacità di Apple di offrire esperienze capaci di distinguersi dalla concorrenza.
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