Tra i principali scopi per cui utilizziamo ChatGPT c’è la scrittura di testi. Da quando l’ormai celebre chatbot di intelligenza artificiale di OpenAI ha fatto il suo debutto, la scrittura di articoli, post social, e-mail e contenuti testuali di qualsiasi tipo è spesso demandata all’intelligenza artificiale. Un cambiamento che ha reso la scrittura più veloce e accessibile, ma anche più esposta a un certo livello di omologazione stilistica.

Paradossalmente, proprio l’uso dell’intelligenza artificiale nella scrittura non è sempre visto di buon occhio. Non a caso esistono numerosi strumenti online che dichiarano di riuscire a distinguere un testo umano da uno generato da un assistente virtuale, anche se sulla loro affidabilità ci sarebbe da dubitare. A fare la differenza, però, sono i dettagli e un testo scritto dall’intelligenza artificiale è spesso caratterizzato da espressioni ricorrenti, costruzioni sintattiche simili e, soprattutto, l’uso sistematico di alcuni segni di punteggiatura. Il trattino lungo (—) è una sorta di marchio di fabbrica di ChatGPT. Il suo utilizzo è così diventato per certi aspetti talmente riconoscibile da spingere perfino il CEO di OpenAI a intervenire per spiegare come limitarlo.

Offerta

Apple MacBook Air 13'', M4 (2025)

849€ invece di 1149€
-26%

Il consiglio di Sam Altman

L’uso del trattino lungo come pausa o digressione è uno degli elementi più riconoscibili nella scrittura prodotta dal chatbot di OpenAI. Tanto che, in alcuni ambienti, basta quello per far sospettare che il testo non sia stato scritto interamente da una persona.

Negli ultimi giorni, Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, ha riportato l’attenzione su questo aspetto suggerendo agli utenti di utilizzare le istruzioni personalizzate del proprio profilo per chiedere al modello di evitare l’uso del trattino nella costruzione delle frasi. Più che un annuncio vero e proprio, si è trattato di un consiglio, diventato rapidamente virale dopo che la stessa OpenAI lo ha rilanciato con tono ironico anche su Threads. In un esempio pubblicato sui social, ChatGPT si scusava per l’abuso del trattino, trattato quasi come un vizio stilistico sfuggito di mano.

ChatGPT trattino lungo-1

Vale la pena precisare che il vero elemento distintivo nei testi generati da ChatGPT non è il trattino in sé, ma il trattino lungo, che graficamente è diverso da quello normalmente usato in italiano. In italiano, infatti, si utilizza il trattino medio (–), mentre ChatGPT usa il trattino lungo o em dash (—).

Segui l'Intelligenza Artificiale su Telegram, ricevi news e offerte per primo

Cosa ci insegna la vicenda del trattino lungo in ChatGPT

Al di là della provocazione, questo episodio riporta al centro una questione linguistica più ampia. Quando uno strumento viene usato da milioni di persone, può condizionare rapidamente anche le abitudini stilistiche. Per evitare di essere associati all’intelligenza artificiale, molti utenti stanno già modificando il proprio modo di scrivere. In alcuni casi evitano l’uso di alcuni segni di punteggiatura, come il trattino, per non rischiare di far apparire i loro contenuti eccessivamente artificiali. Una tendenza che rischia di impoverire la varietà espressiva della lingua scritta.

Il trattino lungo ha una funzione precisa nella grammatica italiana. Serve ad aprire una parentesi nel discorso, a segnalare una digressione o a inserire una voce autoriale. È una risorsa utile, soprattutto nella scrittura narrativa o giornalistica. Rinunciarvi, solo perché associato alla scrittura generata da un assistente virtuale, potrebbe portare a una perdita di sfumature nella comunicazione.

Da questo punto di vista, anche i due punti sono spesso presenti nei testi prodotti da strumenti di intelligenza artificiale, ma in maniera meno evidente. Hanno una funzione sintattica ben riconoscibile e una tradizione consolidata, quindi, sono meno a rischio di non essere più utilizzati. Il punto della vicenda, però, è che l’associazione tra certi segni e l’uso dell’IA sta modificando il modo in cui le persone li percepiscono. Alcuni utenti, per esempio, già da tempo preferiscono usare le parentesi al posto dei trattini, pur di evitare di essere fraintesi o confusi con un testo prodotto dall’intelligenza artificiale.

Per quanto utile, il suggerimento di Altman mette in evidenza come gli strumenti AI, anche quando non lo fanno intenzionalmente, stanno influenzando il nostro modo di scrivere e comunicare. Una trasformazione sottile, che tocca non solo il contenuto, ma anche le forme e le scelte stilistiche che fino a poco tempo fa sembravano patrimonio esclusivo dell’esperienza umana.

Segui l'Intelligenza Artificiale su Telegram, ricevi news e offerte per primo

Qualche riflessione a margine

La questione di fondo, più che l’utilizzo di un segno grammaticale invece di un altro, è legata al modo in cui intendiamo i testi scritti e come la tecnologia (non l’intelligenza artificiale in sé) rischi di favorire una sorta di omologazione e in questo caso di appiattimento linguistico.

In un mondo nel quale la dimensione digitale ha raggiunto una diffusione enorme si cercano con maggiore convinzione contenuti scritti da un essere umano. Questo perché – ed è un messaggio che dovrebbe essere sempre chiaro nella mente di chi produce contenuti per il web – i destinatari di quelle parole sono le persone; persone che cercano uno stile, una voce, un’altra persona che gli sta rivolgendo la parola. Una comunicazione che vada oltre la semplice correttezza formale o la coerenza logica.

L’”allergia” ai testi scritti dall’AI (e la questione del trattino lungo fa emergere anche questo) mostra chiaramente l’importanza delle parole e in modo particolare di quelle scritte. Non si tratta tanto di scrivere in italiano corretto (per quanto doveroso e per quanto la correttezza grammaticale non è una regola del tutto immutabile), ma di trasmettere un messaggio. Una comunicazione che ha bisogno di varietà e autenticità, e che non dovrebbe ridursi a una questione di scelte grafiche o formali come l’uso di un trattino o di una parentesi.