La notizia che molti addetti ai lavori consideravano improbabile sembra ormai realtà: la nuova Siri parlerà il linguaggio di Google Gemini. Secondo un recente report di Bloomberg, confermato dal sempre affidabile Mark Gurman, Apple avrebbe deciso di integrare nei propri sistemi un modello generativo derivato dalla suite Gemini, inaugurando così una collaborazione destinata a cambiare gli equilibri dell’intelligenza artificiale mobile.
Non si tratta di un semplice scambio tecnologico, ma di una mossa strategica con profonde implicazioni: Cupertino aprirebbe per la prima volta il cuore della sua infrastruttura AI a un prodotto sviluppato dalla rivale di Mountain View, pur mantenendo il controllo totale su privacy e operazioni.
Indice:
Dalla chiusura al pragmatismo: la svolta di Apple
Negli ultimi mesi, diversi indicatori lasciavano intuire questa direzione. Dopo l’introduzione di Apple Intelligence su iOS 18 e macOS Sequoia, Tim Cook aveva anticipato un “ecosistema AI aperto ma sicuro”, sottolineando che Siri avrebbe presto potuto collaborare con strumenti di terze parti. L’integrazione di ChatGPT lo scorso anno è stato solo il preludio a una strategia più ambiziosa.

Secondo Gurman, la nuova Siri — attesa nella primavera 2026 — utilizzerà un modello Gemini personalizzato, che sarà eseguito interamente sui server Apple. Questa configurazione, basata sull’architettura Private Cloud Compute, permetterà all’azienda di preservare la propria filosofia di controllo totale sui dati, evitando che le informazioni personali transitino nei datacenter di Google. Il tutto avverrà grazie a un’infrastruttura verificabile pubblicamente, costruita su chip proprietari progettati per garantire sicurezza e trasparenza.
In sostanza, Siri parlerà con la potenza di Gemini, ma il contesto resterà interamente Apple. Nessuna fusione diretta con i servizi di Google, né richiami evidenti all’ecosistema Android: l’assistente continuerà ad avere la voce, il design e il comportamento familiari agli utenti dell’iPhone.
Tra ritardi e fuga di talenti: una decisione inevitabile
A spingere Apple verso questa alleanza non è solo la volontà di innovare, ma anche la necessità di reagire a un periodo di crisi interna. Come già raccontato nei mesi scorsi, il colosso di Cupertino ha subito una vera e propria emorragia di ingegneri AI: Ruoming Pang, architetto dei modelli neurali alla base di Siri, è stato attratto da un’offerta milionaria di Meta, mentre John Giannandrea, l’ex responsabile dell’unità AI (e tra l’altro un ex Google), è stato allontanato dal progetto dopo gli ennesimi ritardi.
Siri avrebbe dovuto ricevere il suo grande aggiornamento già nella scorsa primavera, con comandi vocali più contestuali e la piena capacità di agire in modo autonomo dentro app e funzioni del sistema. Ma problemi tecnici e tensioni interne hanno costretto Apple a rinviare tutto di un anno, riassegnando la direzione del progetto a Craig Federighi e Mike Rockwell, già protagonisti di Vision Pro.
L’affidamento a Gemini, dunque, sembra una mossa obbligata: senza un supporto esterno, Apple rischierebbe di restare indietro rispetto a un settore in cui OpenAI, Google e Anthropic hanno già prodotto risultati di altissimo livello.
Segui Google Italia su Telegram, ricevi news e offerte per primo
Gemini dentro Siri (ma non troppo): una collaborazione che conviene a entrambi
Ciò che distingue l’approccio di Apple da quello di Samsung — che ha integrato Gemini direttamente nei Galaxy, tramite infrastrutture di Google — è la centralità della privacy. Cupertino non intende concedere spazio ai server di terze parti: le elaborazioni avverranno “a casa” e soltanto utilizzando componenti software certificati internamente.
Le fonti spiegano che l’integrazione non riguarderebbe “tutto” Gemini, ma un sottoinsieme dei modelli ottimizzato per i compiti richiesti da Siri: comprensione del linguaggio naturale, contestualizzazione delle richieste, e capacità di gestire comandi complessi all’interno del sistema operativo. È probabile che Apple utilizzi Gemini anche come base per alcune funzioni di Apple Intelligence, mantenendo però piena compatibilità con ChatGPT, già incorporato in iOS 18 come alternativa accessoria.

Dal punto di vista strategico, la partnership con Google è vantaggiosa per entrambe le aziende. Per Apple significa poter recuperare terreno nel campo dell’AI senza sacrificare anni di sviluppo infrastrutturale; per Google, invece, rappresenta un’occasione per espandere la presenza dei propri modelli al di fuori dell’universo Android.
Non è un caso che Sundar Pichai avesse già anticipato interesse per una “collaborazione più ampia” con Apple durante le trimestrali 2024. Le due aziende, del resto, condividono già numerosi accordi: basti pensare al ruolo di Google come motore di ricerca predefinito su Safari, una partnership da oltre 20 miliardi di dollari annui.
Il contesto finanziario: un trampolino per l’AI
Apple chiude un 2025 solido: nel quarto trimestre, i ricavi hanno toccato 102,5 miliardi di dollari, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente. L’iPhone da solo ha generato oltre 49 miliardi, mentre i servizi — grazie a TV+, Arcade, Music e Fitness+ — hanno superato i 28 miliardi. Una base economica che permetterà a Cupertino di continuare a investire pesantemente in ricerca e intelligenza artificiale, senza temere contraccolpi.
Nel frattempo, la lineup hardware si è consolidata: la famiglia iPhone 17, con la variante iPhone Air, ha mostrato che Apple può innovare anche in modo sottile ma mirato, portando tecnologie prima riservate ai modelli Pro, come ProMotion e always-on display, anche sui modelli base.
Segui Google Italia su Telegram, ricevi news e offerte per primo
Verso una Siri “ibrida” ma più potente
Tim Cook lo ha detto chiaramente a CNBC: “Apple integrerà più strumenti di intelligenza artificiale nel tempo”. Questo significa che vedere Gemini dentro Siri non è un’eccezione, ma l’inizio di un nuovo corso. Una Siri che ragiona grazie a più menti, che si adatta e cresce, conservando però quella cura per il dettaglio e quella coerenza d’esperienza che hanno reso unico l’ecosistema Apple.

Nel 2026, quando Siri imparerà a parlare con il linguaggio di Gemini, non sarà solo un aggiornamento software: sarà l’inizio di una nuova era, in cui perfino Apple ammette che l’intelligenza artificiale non può più essere un gioco da solisti.
I nostri contenuti da non perdere:
- 🔝 Importante: Amazon chiarisce che Fire TV non passerà a Vega OS ma resterà su Fire OS ancora a lungo
- 💻 Scegli bene e punta al sodo: ecco le migliori offerte MSI notebook business Black Friday 2025
- 💰 Risparmia sulla tecnologia: segui Prezzi.Tech su Telegram, il miglior canale di offerte
- 🏡 Seguici anche sul canale Telegram Offerte.Casa per sconti su prodotti di largo consumo

