Continuano a emergere nuovi dettagli sulla roadmap hardware IA di Microsoft e questa volta il protagonista è Maia 2, il successore diretto dell’acceleratore sviluppato internamente dall’azienda per potenziare l’infrastruttura cloud di Azure. Secondo quanto riportato, la produzione del chip sarebbe stata affidata a Intel, che lo realizzerebbe nei propri stabilimenti utilizzando il processo 18A o 18A-P, una versione ulteriormente evoluta della stessa litografia.
Microsoft punta su Intel per potenziare la propria infrastruttura cloud
La collaborazione con le due aziende non nasce ora, già a inizio 2024 Microsoft e Intel avevano annunciato lo sviluppo di un custom processor su nodo 18A, senza però svelare a quale linea di prodotti fosse destinato; oggi, con Maia 2 in arrivo, tutto lascia pensare che quel progetto preliminare facesse parte proprio di questa roadmap.
Se la produzione procederà secondo i piani, Microsoft potrebbe continuare ad affidarsi a Intel anche per le iterazioni successive, potenzialmente adottando nodi successivi come 18A-PT o addirittura 14A, ovvero litografie ancora più spinte.
Affidare Maia 2 a Intel non è soltanto una scelta ingegneristica, si tratta di una mossa strategica estremamente chiara volta non solo a ridurre la dipendenza da TSMC (già al limite della capacità produttiva), ma anche a garantirsi una filiera statunitense meno esposta a colli di bottiglia e a poter beneficiare (anche indirettamente) dei finanziamenti legati al piano industriale USA per il rafforzamento della produzione domestica di semiconduttori.
In altre parole, Microsoft non guarda solo alle prestazioni, ma soprattutto alla sovranità produttiva e alla stabilità di approvvigionamento, un aspetto decisivo nel contesto IA in cui la domanda supera l’offerta.
Il primo chip della famiglia, Maia 100, è stato prodotto da TSMC su nodo N5 con tecnologia di packaging CoWoS-S, con un die da 820 mm², 105 miliardi di transistor e 64 GB di memoria HBM2E, offre prestazioni di picco pari a 3 PetaOPS con precisione a 6 bit, 1,5 PetaOPS con precisione a 9 bit e 0,8 PetaFLOPS con BF16.
Il TDP complessivo si aggira intorno ai 500 W, con picchi fino a 700 W, una potenza che già mostra chiaramente l’obbiettivo, ovvero ottimizzare Azure per i workload IA, senza dover dipendere da GPU NVIDIA o soluzioni AMD.
Perché questa notizia è rilevante anche dal punto di vista tecnico? Perché indica che il processo Intel 18A è arrivato a livelli di resa e difettosità sufficienti a ospitare die di grandi dimensioni, cosa tutt’altro che scontata per una fonderia che sta ancora completando la propria riconversione verso il modello IDM 2.0.
Di fatto, se Intel è stata scelta anche da AWS per un chip IA su 18A, e ora potenzialmente anche per Maia 2, significa che il nodo è entrato in produzione reale e non più solo dimostrativa.
Ad ogni modo, al momento non è ancora noto quali volumi produrrà Intel, se la produzione sarà esclusiva o ibrida, né quanto impatterà sui bilanci della casa di Santa Clara; si tratta di elementi cruciali, soprattutto per un’azienda che negli ultimi anni ha attraversato fasi alterne dal punto di vista finanziario.
L’affidamento di Maia 2 a Intel rappresenta un passaggio chiave nella strategia IA di Microsoft, non solo rafforzamento tecnologico, ma soprattutto autonomia industriale, riduzione dei colli di bottiglia e infrastruttura cloud costruita su misura. Se i piani procederanno come previsto, questa collaborazione potrebbe diventare uno dei pilastri dell’hardware IA statunitense nei prossimi anni e, al tempo stesso, il primo vero banco di prova della nuova Intel come fonderia ad alta tecnologia su scala globale.
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