A distanza di qualche settimana dall’ultima sentenza e dopo un prolungato silenzio stampa, Apple è tornata a farsi sentire nel processo che la vede contrapposta a Epic Games con una nuova mossa che ha il sapore di contrattacco: nel documento d’appello presentato lunedì scorso, l’azienda di Cupertino ha contestato apertamente l’ultima ordinanza del tribunale distrettuale, definendola non solo sproporzionata ma addirittura priva di fondamento giuridico.
Ma non è tutto, oltre a chiedere l’annullamento delle misure più severe imposte dalla giudice Yvonne Gonzalez Rogers, Apple ha anche proposto che in caso di rinvio l’intero caso venga riassegnato a un altro giudice; una richiesta decisamente insolita, che dimostra quanto la tensione tra le parti sia ormai alle stelle.
Apple non si arrende e contesta le decisioni del tribunale
Per chi si fosse perso qualche puntata è utile ricordare che tutto ha avuto inizio nel 2021, quando Epic ottenne una prima ingiunzione che impediva ad Apple di vietare agli sviluppatori di indirizzare gli utenti verso sistemi di pagamento alternativi rispetto a quello integrato nell’App Store.
Successivamente, lo scorso aprile, un nuovo capitolo della vicenda ha visto Apple accusata di oltraggio alla corte per aver, secondo il tribunale, violato l’ingiunzione precedente; a quel punto, la giudica Rogers ha deciso di alzare l’asticella imponendo nuove e più stringenti restrizioni.
Tra le condizioni stabilite Apple non può più trattenere alcuna commissione sugli acquisti effettuati al di fuori del proprio ecosistema e non può limitare la posizione o la modalità con cui gli sviluppatori includono link a piattaforme di pagamento esterne.
Nel ricorso presentato nei giorni scorsi Apple ha sostenuto che l’ultima ingiunzione rappresenta una forzatura del tutto ingiustificata, secondo l’azienda il nuovo provvedimento non trova riscontro nel’ingiunzione originale, viola le leggi sulla concorrenza della California (la cosiddetta UCL) e configura un uso improprio dei poteri sanzionatori del tribunale.
In particolare, il team legale di Apple afferma che non è corretto equiparare la violazione di un’ingiunzione a un’occasione per riscrivere le regole:
L’imposizione permanente di una royalty pari a zero per un’intera categoria di transazioni è una punizione, e il diritto civile non può essere usato per punire. […] Le nuove disposizioni dell’ingiunzione che impediscono ad Apple di regolamentare le proprie attività sono altrettanto infondate.
In altre parole, Apple sostiene che la giudice abbia ecceduto il proprio mandato, andando ben oltre la mera applicazione dell’ingiunzione precedente.
Uno dei punti più controversi riguarda la commissione del 27% che Apple aveva stabilito per gli acquisti in-app effettuati tramite link esterni, secondo il tribunale si tratterebbe di una forma di elusione dell’ingiunzione; per Apple invece è un valore legittimo, e comunque discutibile, ma non passibile di azzeramento totale: “C’è una differenza abissale tra ritenere una commissione troppo alta e vietare del tutto la possibilità di addebitarla”.
Da qui la richiesta di annullare il divieto assoluto e di rimuovere le cinque ulteriori restrizioni imposte dal tribunale, come ad esempio il controllo su design dei pulsanti, disclosure informativa e posizionamento dei link esterni nelle app.
Uno degli aspetti più significativi dell’appello è la richiesta formale di riassegnare il caso a un altro giudice, Apple giustifica questa mossa sottolineando come, a questo punto del processo, il giudice originario potrebbe non essere più in grado di giudicare con imparzialità, oppure potrebbe apparire parziale agli occhi del pubblico.
La mossa, che nel linguaggio legale statunitense è piuttosto rara, lascia intendere che Apple non nutre più fiducia nell’equilibrio del tribunale distrettuale attuale e teme che il giudizio possa essere influenzato da convinzioni pregresse.
In una nota tramite i propri portavoce Apple ha ribadito la propria posizione, sottolineando come l’App Store sia frutto di anni di lavoro e come le nuove misure rischino di indebolire la sicurezza, la privacy e l’affidabilità della piattaforma:
Apple ha impiegato decenni per guadagnarsi la fiducia degli utenti nella sicurezza, nella privacy e nella tecnologia innovativa offerta dall’App Store, e siamo profondamente preoccupati che questa ingiunzione impedisca ora ad Apple di continuare a proteggere i nostri utenti in modi importanti. (…) Stiamo ricorrendo contro questa ordinanza per garantire che l’App Store rimanga un’incredibile opportunità per gli sviluppatori e un’esperienza sicura e affidabile per tutti.
La battaglia tra Apple ed Epic Games è ben lontana dalla conclusione, da una parte c’è un’azienda che difende a spada tratta la propria piattaforma e il suo modello di business, dall’altra un editore che continua a spingere per una maggiore apertura e concorrenza; il nuovo ricorso potrebbe segnare un punto di svolta, ma per sapere come andrà a finire dovremo attendere ancora.
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