Nel primo pomeriggio di ieri, martedì 17 settembre, sono esplosi quasi simultaneamente centinaia di cercapersone usati dai membri di Hezbollah, il gruppo politico paramilitare libanese anti-Israele. L’attacco si ritiene sia stato organizzato e compiuto dal Mossad, l’agenzia di intelligence dello Stato di Israele, che non ha confermato né smentito le voci secondo cui si tratterebbe di una mossa pianificata mesi fa che, nelle scorse ore, ha causato almeno dodici morti e circa tremila feriti. Più che di un surriscaldamento delle batterie al litio dei cercapersone, la causa più probabile è che dentro sia stata inserita una piccola carica esplosiva e un innesco attivabile a distanza.
Cosa sappiamo dei cercapersone esplosi simultaneamente
Breve premessa: i cercapersone sono dei dispositivi elettronici usati (poco in Italia) soprattutto fra gli anni Ottanta e Novanta per trasmettere brevi messaggi (non permettono di chiamare), poi largamente sostituiti dai telefoni cellulari. Hezbollah ha invece deciso di fare una transizione opposta lo scorso febbraio per limitare le intercettazioni da parte di Israele, che è solito usare proprio i sistemi di geolocalizzazione presenti negli smartphone per rintracciare i membri del gruppo libanese.
Risale al 13 febbraio scorso l’invito da parte del segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah rivolto ai sostenitori del gruppo di liberarsi e distruggere i propri telefoni, poi rimpiazzati da circa cinquemila cercapersone, degli AR924 (nell’immagine di copertina) ordinati dall’azienda taiwanese Gold Apollo e distribuiti ai membri di Hezbollah, quelli poi esplosi simultaneamente attorno alle ore 15:30 di ieri, martedì 17 settembre.
Non è chiaro come siano stati fatti esplodere né cosa abbia causato le esplosioni; improbabile il surriscaldamento delle batterie al litio indotto da un presunto software preinstallato, di cui si è parlato nelle scorse ore. L’ipotesi più accreditata è che sarebbe stata inserita una carica esplosiva di pochi grammi (circa 20-30 grammi o meno) e un innesco attivato a distanza, probabilmente dal Mossad, l’agenzia di intelligence di Israele, che non ha tuttavia confermato l’operazione (e difficilmente lo farà). Secondo quanto emerso, prima di esplodere i cercapersone avrebbero ricevuto un messaggio che sembrava essere stato inviato da Hezbollah, che avrebbe fatto suonare i dispositivi e quindi catturato l’attenzione dei proprietari prima di esplodere.
Hsu Ching-kuang, il fondatore e presidente di Gold Apollo ha subito declinato ogni responsabilità dicendo che i cercapersone non erano stati prodotti dall’azienda, di cui avevano solo il marchio, prodotti che sarebbero stati invece prodotti da BAC Consulting, un’azienda ungherese di Budapest con cui Gold Apollo collaborerebbe da circa tre anni.
Aggiorneremo questo articolo qualora emergessero ulteriori dettagli, conferme o smentite
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