La Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha deciso di muoversi con estrema forza contro le violazioni che sembrano diventate purtroppo una triste regola, in ambito crypto. Le notizie trapelate nel corso delle ultime ore vedono infatti la SEC mettere nel proprio mirino Binance e Coinbase, ovvero i due più grandi exchange rimasti a livello globale dopo l’ingloriosa fine di FTX. L’accusa è di quelle destinate ad agitare i sonni delle aziende interessate: violazione delle regole federali relative ai prodotti finanziari. Andiamo quindi a vedere più da vicino cosa sta accadendo e, soprattutto, quali potrebbero essere le conseguenze.

La SEC accusa Binance e Coinbase di aver violato le regole

La prima bordata partita dalla SEC ha interessato Binance. Lo scambio di criptovalute diretto da Changpeng Zhao è stato infatti accusato di “palese disprezzo” nei confronti delle normative che regolano i prodotti finanziari negli Stati Uniti. Un’accusa estremamente pesante, contenuta nel documento che l’autorità di regolamentazione dei mercati finanziari statunitensi ha inserito all’interno della denuncia presentata alla corte distrettuale della Columbia.

Tra le accuse rivolte a Binance, riepilogate in un comunicato stampa emesso dalla stessa agenzia, c’è quella di aver spinto gli investitori statunitensi a fare trading di criptovalute mediante piattaforme non registrate (Binance.com e Binance.us), affermando peraltro di aver implementato i controlli tesi a evitare i problemi (chiaro riferimento all’introduzione della Proof-of-Reserves, avvenuta lo scorso anno nel pieno della crisi causata dal crollo di Terra) senza in effetti averlo fatto.

Inoltre, secondo l’autorità guidata da Gary Gensler, Binance avrebbe utilizzato in maniera impropria miliardi di dollari, prelevandoli dai fondi dei clienti per inviarli segretamente a una società separata controllata dallo stesso Changpeng Zhao. Il giudizio della SEC è assolutamente chiaro, in tal senso: “Sosteniamo che Zhao e Binance conoscessero le regole ma che abbiano scelto consapevolmente di evaderle e mettere a rischio i loro clienti e gli investitori”.

La seconda bordata è invece partita a poche ore di distanza dalla prima, indirizzata stavolta in direzione di Coinbase. La piattaforma è stata a sua volta accusata di agire in funzione di broker ed exchange, senza essere dotata delle necessarie autorizzazioni, oltre che come clearing agency (il meccanismo con sui si mettono in atto operazioni di segno opposto). Funzioni che la Securities and Exchange Commission chiede siano sottratte all’azienda in maniera permanente.

In questo caso la corte interessata è quella federale per il distretto meridionale di New York, ove è stato presentato un esposto composto da ben 101 pagine. Le ragioni della causa sono state elencate dalla stessa commissione in un documento pubblicato sulla sua piattaforma. La denuncia della SEC, sostiene in particolare che siano state violate alcune disposizioni di registrazione del Securities Exchange Act del 1934 e che Coinbase abbia violato le disposizioni relative alla registrazione dell’offerta di titoli del Securities Act del 1933. E, ancora, l’exchange guidato da Brian Armstrong avrebbe offerto al pubblico titoli a loro volta non autorizzati, tra cui Solana, Cardano, Polygon, Filecoin, The Sandbox, Axie Infinity, Chiliz, Flow, Internet Computer, NEAR Protocol, Voyager Token, Dash e Nexo. In pratica, le stesse valute virtuali indicate nella denuncia contro Binance. Il reclamo chiede un provvedimento ingiuntivo, il rimborso di guadagni illeciti più interessi, sanzioni e altri provvedimenti equi.

Le violazioni sarebbero in atto ormai dal 2019, permettendo a Coinbase di guadagnare miliardi di dollari da operazioni di compravendita riguardanti asset virtuali non consentite. Secondo la SEC, l’azienda presumibilmente:

  • mette a disposizione un mercato riunendo gli ordini di più acquirenti e venditori utilizzando metodi “stabili e non discrezionali”, mediante i quali si verifica l’interazione tra i vari ordini;
  • si impegna nell’attività di compravendita per conto della propria clientela;
  • fornisce strutture per il confronto dei dati rispettando i termini di regolamento delle transazioni in titoli di criptovalute, funge da intermediario nel regolamento delle transazioni in titoli di criptovalute da parte dei clienti Coinbase e da depositario di titoli.

Nel portare avanti queste attività, però, l’azienda non fornisce alcun genere di protezione agli interessati. Il motivo di questa lacuna è da ricercare proprio nel fatto che non possiede l’autorità per farlo, mancando una registrazione in grado di abilitarla.

Sotto la lente d’ingrandimento dell’agenzia è finito in particolare il programma di staking, il quale consente ai clienti di guadagnare profitti depositando le proprie criptovalute. Coinbase, infatti, non è riuscita a registrare le offerte e vendite del programma, come espressamente richiesto dalla legge.

Secondo Gary Gensler, nonostante Coinbase sia soggetto alle leggi sui titoli, avrebbe mescolato e offerto illegalmente funzioni di scambio, broker-dealer e “stanza di compensazione”, le stesse che in altri mercati mobiliari  sono oggetto di rigida separazione. A detta di Gurbir S. Grewal, direttore della divisione di applicazione della SEC, Coinbase era pienamente consapevole dell’applicabilità delle leggi federali sui titoli alle sue attività commerciali, ma ha deliberatamente rifiutato di seguirle.

Il nuovo attivismo di Gary Gensler e della SEC

L’attivismo messo in evidenza nel corso delle ultime ore da Gary Gensler e dalla SEC, sembra destinato a rinvigorire l’azione portata avanti già nei momenti immediatamente successivi al clamoroso crollo di FTX, l’exchange di Sam Bankman-Fried il quale ha dato un ulteriore colpo alla credibilità di un settore che, pure, negli anni precedenti era stato più volte messa a repentaglio da truffe e operazioni poco trasparenti di un gran numero di aziende.

Se l’Unione Europea ha deciso di attivarsi da un punto di vista normativo, con il Markets in Crypto Assets (MiCA), il nuovo regolamento in tema di criptovalute cui dovranno ispirarsi gli operatori all’interno dell’eurozona, gli Stati Uniti non sono ancora riusciti ad attivarsi in tal senso. In questo vuoto normativo, la SEC ha quindi deciso di ritagliarsi una posizione di supplenza rispetto alla politica.

Naturalmente le proteste di Binance e Coinbase sono state molto forti. L’exchange di Changpeng Zhao ha non solo definito del tutto infondate le accuse, ma ha anche affermato che la società non può essere considerata una entità statunitense e che il potere della SEC è limitato. Una difesa la quale suona però abbastanza eccentrica, considerato che chiunque decida di operare sul mercato finanziario degli Stati Uniti dovrebbe uniformarsi alle sue regole.

Per quanto concerne invece Coinbase, potrebbe a questo punto tornare d’attualità una dichiarazione risalente al passato mese di aprile, quando Brian Armstrong dichiarò senza mezzi termini che in caso di mancata collaborazione da parte del potere politico per quanto riguarda la regolamentazione delle attività crypto, l’azienda potrebbe infine optare per il suo definitivo sganciamento dagli Stati Uniti.

La dichiarazione in questione era stata rilasciata dopo che la SEC aveva diramato un avviso Wells, ovvero aveva informato Coinbase di aver iniziato un’indagine in merito a presunte violazioni delle normative esistenti. In quella occasione a contrariare il CEO dell’exchange era stata la constatazione che nel corso di 30 incontri con l’autorità di regolamentazione la SEC non aveva mai avvisato Coinbase di quanto stava bollendo in pentola.

Naturalmente, gli stessi mercati finanziari non hanno mancato di esprimere il loro giudizio rispetto a quanto sta accadendo. Nelle prime ore successive alla divulgazione delle accuse, le azioni di Binance e Coinbase hanno perso molto terreno. Resta da capire, naturalmente, se la situazione potrà essere ricomposta, tramite un accordo tra le parti interessate, se la SEC abbia inteso dare un semplice avvertimento all’intero settore crypto o se invece ci si stia avvicinando alla battaglia finale. In questo ultimo caso la situazione potrebbe rivelarsi molto seria per l’intero universo crypto.

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