Di Dollaro digitale si parla ormai da tempo. Soprattutto da quando la Cina ha iniziato i lavori che devono condurre all’esordio della sua CBDC (Central Bank Digital Currency) molte personalità di rilievo della scena finanziaria e politica degli Stati Uniti hanno lanciato un grido d’allarme. Lo yuan digitale, infatti, potrebbe scalfire la leadership globale statunitense, fondata in particolar modo sul potere imperiale del biglietto verde.

Ora, però, sembra che le parole siano destinate a lasciare il campo ai fatti. È infatti in fase di avvio un progetto pilota di 12 settimane, nel corso delle quali si cercherà di capire in che modo le banche che utilizzano token digitali in dollari in un database comune sono in grado di contribuire ad una accelerazione dei pagamenti. Proviamo quindi a capire meglio di caso si tratti.

Dollaro digitale, il progetto pilota non è un test sul campo

Il primo dato che occorre mettere in rilievo, per quanto concerne “The regulated liability network”, questo il nome della sperimentazione, è che non si tratta di una prova sul campo, bensì di una sperimentazione in un ambiente chiuso, cui contribuiranno dati simulati.

Il test sarà condotto sotto l’egida del centro di sperimentazione della Fed di New York e vedrà la partecipazione di molte istituzioni finanziarie, tra cui alcuni colossi come Mastercard, Citigroup, HSBC e Wells Fargo.

Il punto principale che è stato posto al centro della sperimentazione è la centralizzazione delle transazioni all’interno di un unico database. Al momento, infatti, il dollaro non è oggetto di scambio a livello centralizzato, neanche nella sua forma digitale. Il dollaro nativamente digitale, al contrario, gira esclusivamente all’interno di un database gestito dalla Fed. Si tratta di una differenza di non poco conto, poiché proprio quest’ultimo è in grado di facilitare e velocizzare gli scambi, abbattendone allo stesso tempo i costi.

Per capire meglio la differenza tra dollaro anche digitale e CBDC, occorre sottolineare che le grandi aziende dispongono di un proprio database, su cui vengono memorizzate tutte le transazioni. Il problema nasce quando le transazioni non avvengono all’interno di un solo database, ma tra due diversi. In questo caso è obbligatorio fare ricorso al cosiddetto “settlement”, con conseguente rallentamento delle operazioni.

Una strozzatura la quale potrebbe essere risolta utilizzando un solo database, affidato ad una istituzione centrale, ad esempio la Fed per gli Stati Uniti. Come si può facilmente notare, il focus di questa operazione è quello relativo alla possibilità di accelerare e rendere più convenienti le transazioni con un dollaro digitale. I fautori del dollaro digitale, però, non sponsorizzano l’eventuale CBDC a stelle e strisce per fini di carattere tecnico, bensì di carattere geopolitico. Come del resto è facile intuire dall’ordine esecutivo con cui Biden ha proclamato la sua strategicità, insieme a quella delle criptovalute.

Il Digital Dollar Project

Il test pilota che sta per iniziare non è il Digital Dollar Project di cui si è parlato molto in precedenza. Il secondo, infatti, è un progetto scaturito dalla collaborazione tra Accenture e Digital Dollar Foundation, teso ad esplorare la fattibilità nell’immediato futuro di una CBDC statunitense. Tra i suoi fondatori spicca la presenza di Chris Giancarlo, ex commissario della CFTC, che viene supportato da un gruppo consultivo formato da 30 membri.

Le motivazioni che hanno ispirato il Digital Dollar Project non sono di carattere tecnico, bensì squisitamente politiche. Basta in effetti dare una rapida occhiata al suo White paper per leggere la seguente dichiarazione: “Considerato lo status del dollaro USA come valuta di riserva primaria del mondo e l’esplorazione della CBDC da parte di altri governi nazionali e organizzazioni delle parti interessate, il progetto Digital Dollar considera il progetto di un dollaro digitale americano attraverso una serie di casi d’uso come un fattore critico e ritiene una prudente iniziativa per gli Stati Uniti iniziare a farlo ora.”

Il riferimento neanche tanto velato è naturalmente allo yuan digitale, di cui si parla ormai da tempo e che ha imboccato la strada finale che dovrebbe infine condurre al suo esordio sul mercato. Proprio la differenza degli obiettivi fa capire come in definitiva il test pilota della Fed di New York rappresenti un progetto tutto sommato secondario o, al limite, una semplice tappa verso il varo di un dollaro digitale cui affidare il compito di difendere la supremazia globale del dollaro e degli stessi Stati Uniti. Un varo il quale, però, potrebbe avvenire con grave ritardo, senza alcuna possibilità di incidere sulla situazione.

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