Dopo quasi tre anni di lavori, l’Agenzia per l’Italia Digitale comunica la riuscita del progetto relativo alla PEC europea. Il nuovo standard su cui si basa, ETSI, rende effettiva l’interoperabilità dei sistemi e dei servizi, col conseguente dialogo fra Gestori di servizi di recapito qualificato e cittadini, imprese ed enti governativi degli Stati Membri.

In sostanza, la PEC italiana per come la conosciamo diventa così utilizzabile anche a livello europeo per lo scambio sicuro di comunicazioni elettroniche con valore probatorio. Ma scopriamo meglio i dettagli annunciati dall’AgID, ente promotore del tutto.

La PEC europea diventa realtà: a che serve

Il processo di standardizzazione ottenuto è di grande valore per l’Europa. Consente, infatti, grazie all’interoperabilità, di ottenere soluzioni di mercato a livello europeo liberamente usabili ed integrabili nei processi digitali di PA e privati, garantendo a ciascuno l’indipendenza sulle singole applicazioni. Il metodo di lavoro utilizzato di dialogo ed apertura ha creato anche una comunità distribuita di tecnici, che potranno nel futuro mantenere aggiornato lo standard.

Queste parole di Francesco Tortorelli, Direttore responsabile della Direzione “Pubblica amministrazione e vigilanza” di AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) tradiscono l’entusiasmo per la PEC europea, arrivato nelle scorse ore dopo un lavoro che è durato anni. L’Agenzia incominciò infatti nel lontano 2019 a muoversi per far evolvere la PEC in un servizio di recapito elettronico certificato e basato su protocollo REM. Diverse le figure chiamate ai tavoli di discussione per definire una vera interoperabilità europea, allargato nel 2020 agli Stati Membri, con l’Italia a farsi promotrice.

Arrivati a gennaio 2021, sono stati definiti i requisiti minimi da rispettare per l’interoperabilità della PEC europea, da cui ne è giunto ora il nuovo standard ETSI (European Telecommunications Standards Institute): ETSI EN 319 532-4. Quest’ultimo, tiene a precisare l’AgID nel comunicato stampa relativo (lo trovate nelle fonti in basso) specifica gli elementi chiave di un’interfaccia tecnologica condivisa (CSI – Common Service Interface) che consente finalmente il dialogo sicuro tra i Gestori di servizi di recapito qualificato e, di conseguenza, anche quello tra cittadini e imprese e enti governativi degli Stati Membri: vengono infatti certificate le identità dei possessori di un indirizzo di posta certificata, ovunque risiedano nella UE, l’integrità del contenuto nonché data e ora d’invio e ricezione dei messaggi.

Dunque, un passo in avanti importante per la transizione digitale in corso in Italia e nel mondo. E la PEC in versione italiana che fine fa? Evolve pertanto in un sistema di recapito elettronico certificato e qualificato, quindi utilizzabile anche a livello europeo per lo scambio di comunicazioni elettroniche con valore probatorio, la PEC europea per l’appunto.

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