Il tema delle sanzioni contro la Russia continua ad essere oggetto di grandi discussioni. Se l’opinione pubblica neutrale inizia a mostrare ampi segnali di dissenso nei confronti delle misure relative al gas e al petrolio russo, le quali stanno producendo risultati paradossalmente disastrosi nell’Unione Europea, la Russia si sta invece adoperando per renderle ancora più inutili nei suoi confronti di quanto non lo siano state sinora, all’atto pratico.

Se, come si ricorderà, uno dei primi provvedimenti presi dai Paesi occidentali nei confronti di Mosca era stato quello di escludere le banche russe dal sistema SWIFT, ora anche questa misura rischia di rivelarsi del tutto controproducente. Il Rostec Group, organizzazione governativa che include una lunga serie di società tecnologiche, ha infatti annunciato di aver sviluppato una piattaforma blockchain rivolta al lancio di un sistema digitale per i pagamenti internazionali in grado di sostituire il primo.

Il nuovo sistema digitale dei pagamenti internazionali non solo consentirà a Mosca di pagare le sue importazioni nella sua valuta nazionale, il rublo, anziché nel dollaro, ma permetterà anche ai Paesi esteri di pagare le loro importazioni dalla Russia anche nelle loro valute nazionali. In tal modo verrebbe inferto un nuovo serio colpo al potere imperiale del dollaro, già messo in serio pericolo dal prossimo esordio dello yuan digitale.

Il nuovo sistema russo è incentrato su blockchain e criptovalute

La cosa molto interessante del nuovo sistema russo, oltre alle sue notevoli implicazioni geopolitiche, è da ravvisare nel fatto che la piattaforma è stata varata dal Novosibirsk Institute of Software Systems (NIPS), a sua volta affiliato al Rostec Group, utilizzando la tecnologia blockchain.

Secondo quanto dichiarato dal gruppo russo, la piattaforma include tra i suoi elementi centrali un sistema digitale che consente di effettuare pagamenti nelle valute nazionali dei paesi ad essa associati. Oltre al servizio di pagamenti internazionali, la piattaforma CELLS, questo il nome con cui è stata presentata, offre ai suoi utenti la possibilità di creare portafogli per archiviare valute digitali.

La società ha poi voluto porre un particolare accento sul fatto che il suo nuovo sistema potrebbe fornire una reale alternativa ai servizi di pagamento internazionali prima garantiti anche alla Russia dal sistema SWIFT, dal quale le banche russe sono state isolate a causa delle sanzioni occidentali nel mese di febbraio. Esclusione che ora rischia di rivelarsi l’ennesimo boomerang per Stati Uniti e Unione Europea.

La Russia promette transazioni sicure e veloci

È stato Oleg Yevtushenko, CEO del Rostec Group, a chiarire poi che il nuovo sistema di pagamento internazionale si ripromette di garantire transazioni sicure e ad alta velocità. Proprio per quanto riguarda questo secondo aspetto, ha poi aggiunto che CELLS sarà in grado di eseguire circa 100mila transazioni al secondo, con la possibilità di raddoppiare questo numero.

Yevtushenko ha inoltre spiegato che la funzione di pagamento in valute nazionali locali offerta dal nuovo sistema permetterà agli utenti di aggirare le sanzioni occidentali imposte alla Russia. La spiegazione in tal senso è da ravvisare nel fatto che la tecnologia su cui si basano le criptovalute è in grado di mantenere la riservatezza sulle transazioni che vengono effettuate all’interno di una rete, impedendo che chi effettua le operazioni possa essere sanzionato a sua volta.

Si tratta a tutti gli effetti di una notizia di grande rilievo, come si può facilmente intuire. Con il varo di CELLS non solo la Russia è in possesso di un’ulteriore arma per poter combattere le sanzioni, ma può a sua volta colpire gli Stati Uniti evitando pagamenti in dollari che consegnavano potere finanziario a Washington. Non a caso Vladimir Putin poche ore aveva affermato che l’era del mondo dominato dagli Stati Uniti è finita per sempre.

Se si pensa che una parte di questo dominio era una diretta derivazione del potere imperiale del dollaro, proprio quanto sta accadendo nel settore bancario, in cui il sistema di pagamento russo si aggiunge a quello cinese, incrinando in maniera probabilmente irrimediabile il vecchio dominio dello SWIFT, ne è una pratica esemplificazione.

Il mutamento della posizione sulle criptovalute in Russia

L’annuncio del nuovo sistema arriva a distanza di pochi giorni dall’annuncio fatto dal governo di Mosca relativo al nuovo atteggiamento nei confronti delle criptovalute. Se prima che scoppiasse la guerra con l’Ucraina il governo russo aveva mantenuto un certo distacco, risultando spesso ondivago sulla questione, ora non nasconde l’intenzione di utilizzare gli asset virtuali per i pagamenti internazionali.

Occorre ricordare al proposito che proprio sul tema si era consumato all’inizio dell’anno uno scontro neanche troppo velato tra la banca centrale russa e il governo. La prima aveva infatti proposto il bando delle criptovalute, proprio mentre negli ambienti interni al ministero delle finanze si era invece iniziato a fare largo un atteggiamento possibilista sulla loro introduzione all’interno dei confini nazionali.

Con l’inizio delle ostilità, naturalmente, il quadro è mutato del tutto. Il governo russo ha infatti iniziato a considerare sempre più apertamente l’utilizzo di Bitcoin e altri token in qualità di strumento per aggirare l’embargo occidentale. Un tema il quale ha continuato a caratterizzare le discussioni all’interno dell’esecutivo, ove è notevolmente cresciuta la fazione di coloro che intendono utilizzare le criptovalute negli accordi commerciali internazionali. Una risoluzione la quale è stata ribadita anche nelle ultime ore da Ivan Chepskov, capo del dipartimento di politica finanziaria del ministero delle finanze russo.

Il mutamento in atto nella politica russa sembra destinato a incidere anche sullo status legale degli asset virtuali. Se i precedenti sforzi per la loro legalizzazione erano sempre stati frustrati, ora, sotto le necessità di sostenere lo sforzo bellico e mettere al riparo il Paese da sanzioni che sono comunque risultate inefficaci, sembra farsi strada l’ipotesi di dare vita ad un quadro normativo ad hoc.

A spingere in tal senso è anche una semplice constatazione: proprio l’utilizzo di criptovaluta potrebbe risultare il mezzo più efficace per attrarre investimenti esteri e impedire alle sanzioni di riverberarsi sul commercio interno. In tal modo potrebbe rivelarsi un ulteriore modo di agevolare le tante imprese estere che hanno continuato ad intrattenere rapporti con la Russia, ignorando le pressioni dei rispettivi governi e mostrando di non avere alcuna intenzione di tagliare i ponti con un mercato così importante.

Leggi anche: L’approssimarsi delle nubi spinge varie aziende di criptovalute a licenziare