La celebre applicazione di streaming musicale Spotify, nel costante tentativo di migliorare il servizio offerto ai propri clienti, sta per introdurre alcune novità interessanti; scopriamole insieme.

Il deep learning migliorerà i risultati di ricerca per i podcast di Spotify

Spotify non viene utilizzata solo per ascoltare musica, negli ultimi tempi infatti, grazie al sempre crescente interesse del pubblico nei confronti dei podcast, sono molti i servizi che si affacciano su questo mezzo di comunicazione, cercando di dare sempre qualcosa in più rispetto alla concorrenza. Spotify non è certo da meno, oltre ad aver acquisito programmi e studi di podcast, è sempre al lavoro per aggiungere funzionalità e migliorare l’esperienza utente nell’ascolto e nella ricerca; proprio nell’ambito della ricerca dei podcast troviamo la novità di cui vi parliamo oggi: un aggiornamento della ricerca basata sull’intelligenza artificiale e il deep learning.

L’azienda ha comunicato sul suo blog di ingegneria quanto segue: “Per consentire agli utenti di trovare contenuti più rilevanti con meno sforzo, abbiamo iniziato a studiare una tecnica chiamata Natural Language Search, nota anche come Semantic Search nella letteratura. In poche parole, la ricerca in linguaggio naturale corrisponde a una query e a un documento testuale che sono correlati semanticamente invece di richiedere corrispondenze di parole esatte. Abbina sinonimi, parafrasi, ecc. e qualsiasi variazione del linguaggio naturale che esprima lo stesso significato”.

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Possiamo chiarirci il concetto con un esempio, una ricerca effettuata con la frase “impatto sul clima delle auto elettrichefarà comparire tra i risultati anche podcast senza un’esatta corrispondenza, ma comunque attinenti come “le auto elettriche sono migliori per l’ambiente?” oppure “auto elettriche ed ecologia“; in sostanza quello che è il modello di apprendimento deep learning si combina con i risultati di ricerca tradizionali, in modo da restituire risultati più pertinenti. Spotify non è l’unica azienda ad usufruire dell’intelligenza artificiale nella ricerca, ma è sicuramente un qualcosa che se implementato a dovere, potrebbe garantire un vantaggio rispetto ai concorrenti, nonché un servizio migliore per coloro che si appoggiano a questa piattaforma per la ricerca e l’ascolto dei podcast.

Nuovi controlli di accesso per le playlist collaborative

Le playlist collaborative di Spotify permettono di creare un mix di musica condiviso con altri utenti, in modo che ognuno possa contribuire, ma fino a poco fa non vi erano grandi possibilità di controllo sugli utenti che contribuivano alla playlist; ora l’azienda introduce dei nuovi livelli di controllo, viene permesso agli utenti di tenere traccia di chi ha accesso alla playlist condivisa e viene data la possibilità di condividere quanto creato con gruppi pubblici o mantenerli privati.

A partire da questa settimana, il creatore della playlist avrà la possibilità di invitare e rimuovere gli utenti della collaborazione, potrà decidere se impostare la playlist collaborativa come pubblica (consentendo a chiunque di cercare, visualizzare e ascoltare quanto offerto) oppure come privata, sarà ovviamente possibile in qualsiasi momento aggiungere o rimuovere utenti. Gli utenti bloccati non avranno più modo di accedere alla playlist, fino ad un eventuale riammissione.

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