La capacità di resistere ad acqua e ad altri liquidi degli iPhone di Apple da tempo al centro delle cronache non strettamente collegate al mondo tech. In queste ore, infatti, arriva la notizia che l’argomento è arrivato anche nelle aule giudiziarie americane a causa di un tentativo, poi respinto, di class action da parte di alcuni utenti che avevano acquistato un modello di iPhone con certificazione di impermeabilità all’acqua. Il giudice che ha trattato il caso ha però ribadito che Apple ha fuorviato i consumatori in merito alla capacità dei suoi iPhone di resistere all’acqua. Ecco i dettagli del caso:

La class action è stata respinta ma secondo il giudice Apple ha fuorviato i consumatori

Secondo quanto riportato dagli organi di stampa d’oltreoceano, un giudice federale ha respinto una class action nei confronti di Apple. Alla base dell’iniziativa giudiziaria c’era il punto di vista di alcuni consumatori che si sono detti “fuorviati” dalla pubblicità di Apple in merito alla capacità dei suoi iPhone di poter resistere all’acqua senza subire danneggiamenti.

Stando ai querelanti che hanno provato ad avviare la class action, le affermazioni di Apple in merito alla resistenza degli iPhone all’acqua sarebbero “false” ed avrebbero consentito all’azienda di Cupertino di commercializzazione i suoi iPhone ad un prezzo doppio rispetto al costo dello “smartphone medio”. Il giudice distrettuale, Denise Cote, ha respinto la richiesta di class action.

Secondo il giudice, però, Apple potrebbe aver fuorviato i consumatori in merito alla questione dell’impermeabilità degli iPhone. I querelanti, però, non sono riusciti a dimostrare la causa dei danni subiti dai propri iPhone e l’inefficacia della protezione contro i liquidi che Apple garantisce per i suoi iPhone da diversi anni. Le accuse, inoltre, non includevano prove sufficienti legate al fatto che l’impermeabilità rappresentasse un fattore determinante nella scelta dello smartphone da acquistare.

Apple è stata comunque “bacchettata” dal giudice. L’azienda non ha chiarito ai consumatori che la resistenza all’acqua riguarda condizioni di laboratorio ideali. I test sull’impermeabilità, infatti, non sono stati eseguiti in condizioni di vita reale.

L’impermeabilità degli iPhone è stata un “caso” anche in Italia

Non è la capacità di resistenza all’acqua degli iPhone finisce sotto accusa. Nel novembre del 2020, infatti, AGCM, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in Italia, ha sanzionato Apple per 10 milioni di euro. Tale sanzione fu collegata alla “diffusione di messaggi promozionali di diversi modelli di iPhone – iPhone 8, iPhone 8 Plus, iPhone XR, iPhone XS, iPhone XS Max, iPhone 11, iPhone 11pro e iPhone 11 pro Max”.

In questi messaggi promozionali veniva esaltata la capacità di resistenza all’acqua “per una profondità massima variabile tra 4 metri e 1 metro a seconda dei modelli e fino a 30 minuti”. La sanzione è arrivata per via del fatto che nella campagna di marketing non veniva chiarito che questi dati erano legati a test di laboratorio con utilizzo di acqua statica e non in condizioni normali.

Per l’AGCM, inoltre, il disclaimer “La garanzia non copre i danni provocati da liquidi” ha rappresentato un’aggravante aggiuntiva. Apple venne multata oltre che per pratiche commerciali ingannevoli anche per pratiche commerciali aggressive per via del rifiuto di prestare assistenza in garanzia post-vendita ai modelli di iPhone danneggiati da acqua o liquidi.

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