Avevamo parlato dei Privacy Sandbox appena un mese fa, affrontando il delicato discorso della privacy e di come questa venisse condizionata dall’utilizzo dei cookie, attualmente unico e diffusissimo mezzo per quanto riguarda il tracking dell’attività di ciascun utente su internet e per il conseguente targeting dei banner su internet.
All’interno dei Privacy Sandbox, sembra che una delle opzioni ipotizzate dal colosso di Mountain View sia quella di raggruppare gli utenti per interessi, eliminando così lo spinoso problema del tracciamento individuale.
Google sta lavorando ad un’alternativa ai cookie raggruppando gli utenti per interessi
In una fase iniziale di test, pare che questa nuova modalità di tracciamento abbia garantito risultati pari a circa il 95% di quanto ottenuto, economicamente parlando, rispetto ai classici cookie. In questo modo, sarebbe possibile quindi fornire ugualmente annunci personalizzati al cliente, rispettando nel miglior modo possibile la sua privacy e limitando la divulgazione di informazioni personali riguardanti la navigazione internet alle sole aree di maggior interesse.
Attualmente, i cookie forniscono in fase di caricamento dei banner un ID univoco, differente cioè per ciascun utente. Un database fornisce le informazioni di navigazione frequente relativo a quell’ID e, conseguentemente, viene caricato il banner più pertinente sulla base delle informazioni ricevute dal database. Il nuovo sistema sarebbe invece basato su un raggruppamento dell’utenza, ossia il sistema assegnerebbe a ciascun utente una sorta di ID di gruppo e non più univoco, tale ID sarebbe assegnato sulla base di interessi comuni e non più individuali, fornendo quindi un’informazione leggermente meno precisa, ma più generica, il che renderebbe praticamente impossibile tracciare il singolo utente.
La tecnologia messa in atto da Google in collaborazione con alcune aziende pubblicitarie prende il nome di Federated Learning of Cohorts (FLoC) ed andrebbe quindi a sostituire integralmente l’utilizzo dei cookie che, ormai, sono diventati uno strumento datato, superato e soprattutto che va in conflitto con alcune norme sulla privacy, in particolare in Europa, costringendo le aziende pubblicitarie ad adattarne continuamente il contenuto nel rispetto delle nuove e sempre più stringenti normative.
“Per i team addetti agli annunci di Google, le tecnologie Privacy Sandbox rappresentano il futuro del funzionamento dei nostri annunci e dei nostri prodotti di misurazione sul Web. Incoraggiamo altri a unirsi a noi nella definizione di questo nuovo approccio che creerà esperienze migliori per i consumatori fornendo soluzioni più durevoli per il settore pubblicitario.“ ha dichiarato l’azienda californiana in merito a questa possibile soluzione.
La tecnologia potrebbe essere inizialmente proposta al pubblico già dal mese di Marzo, ma solo per fini di test, salvo poi essere approvata e resa definitiva nel corso dei mesi successivi. Essendo uno strumento di cui farebbero uso tutti i siti web col tempo, probabilmente ci vorranno anni prima che i cookie vengano definitivamente soppiantati.
E voi quale soluzione adottereste per sostituire i cookie con uno strumento meno invasivo? Fateci sapere cosa ne pensate, commentando l’articolo.
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