IBM sta finalmente completando l’acquisizione dell’azienda Red Hat per un costo di 190 dollari ad azione, ovvero 34 miliardi di dollari. Si tratta di una delle acquisizioni più importanti di sempre.

Nonostante sia uscita dal parlare quotidiano da almeno due decadi, IBM rappresenta ancora una delle aziende più innovative nell’ambito tecnologico (è la prima da diversi anni per numero di brevetti depositati). Di contro, Red Hat ha costruito la sua fortuna su Linux e sul fornire supporto allo sviluppo software libero e open source in ambiente enterprise.

Red Hat crea, mantiene e contribuisce a diversi progetti di software libero. Inoltre, ha anche acquisito i diritti su diversi pacchetti di software proprietario per poi rilasciarne il codice sorgente tenendone il copyright sotto una singola entità commerciale e vendendo sottoscrizioni agli utenti.

L’acquisizione da parte di IBM, il cui iter è iniziato addirittura nell’ottobre del 2018, è passata attraverso diversi canali normativi e, dopo aver passato l’ultimo passaggio alla Commissione europea, ha avuto il via libera.

Una delle maggiori paure da parte degli enti regolatori e dell’Antitrust è che le grandi acquisizioni vanno a creare dei veri e propri monopoli in specifici mercati. Nel caso di IBM che acquisisce Red Hat però non dovrebbe esserci questo pericolo in quanto IBM non è un leader nel cloud computing (o nell’Edge Computing), quindi le dinamiche del mercato non sono destinate a cambiare immediatamente.

Questa acquisizione è un secondo indizio di come le aziende private si stanno interessando al software open source. Ricordiamo infatti che diversi mesi fa Microsoft ha acquisito GitHub.

L’acquisto di GitHub è stato accolto con poco favore dagli sviluppatori, ma sembra fin dall’inizio che IBM sta tentando di mitigare parte di questo contraccolpo impegnandosi a mantenere aperto Red Hat.