Nel Settembre 2018 il World Economic Forum rilasciato il report Buildin Block(chains) for a Better Planet, un documento in cui venivano identificati 65 casi d’uso per la blockchain estremamente efficaci per risolvere o porre rimedio ai problemi ambientali che ci troviamo ad affrontare a livello globale. La blockchain può quindi essere utilizzata in maniera proficua oltre il mondo delle criptovalute per poter dare vita a nuovi sistemi di monitoraggio, report e verifica automatica dei risultati ottenuti da singole entità o Nazioni nel poter fronteggiare le sfide relative all’ambiente.

Attraverso l’utilizzo congiunto dell’Internet of Things, dell’Intelligenza Artificiale e della Distributed Ledger Technology (Dlt) possiamo dare nuovi soluzioni ai problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare, come i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale.

A questo proposito, le Nazioni Unite hanno rilasciato un altro report, Age of Digital Interdependence: l’ONU con questo documento auspica ad una economia che promuova la cooperazione globale per poter incoraggiare e moltiplicare gli sforzi sul piano dei problemi nel campo climatico.

Attraverso l’utilizzo dell’Internet of Things possiamo misurare e tracciare in modo efficiente diverse tipologie di dati, costruendo una filiera trasparente in cui sappiamo in modo certo la provenienza e il tragitto delle risorse naturali, del loro utilizzo consapevole e delle azioni volte a ridurre l’impatto ambientale. L’Intelligenza Artificiale qui è critica per l’analisi dei dati, anche perché la tecnologia blockchain si presta perfettamente, con i suoi principi, all’analisi dei problemi e alla loro risoluzioni grazie a soluzioni decentralizzate, trasparenti e tracciabili.

L’organizzazione no-profit Blockchain for Climate Foundation ad esempio vuole usare la blockchain per poter tracciare le emissioni dovute dall’utilizzo del carbone e abilitare così una collaborazione internazionale mirata a ridurre le emissioni derivanti dall’utilizzo dei combustibili fossili. Le emissioni annuali sono solo numeri trascritti in un database, ma l’utilizzo della blockchain abiliterebbe verifiche crittograficamente sicure sui carbon token presenti all’interno del database, con le relative informazioni che resterebbero a disposizioni di tutti a livello globale.

L’imperativo è quello di costruire un sistema sicuro per poter non solo raccogliere ma anche analizzare i dati pervenuti ed intervenire di conseguenza: è imperativo quindi costruire un sistema forte, immune a tentativi esterni di manomissione e che possa essere condiviso con facilità a livello globale.

Alcuni esperti però sono fermamente convinti che la blockchain non possa aiutare a risolvere i problemi ambientali, tutt’altro: sarebbero addirittura deleteri ed in contrasto con i principi ispiratori di questa campagna.

Secondo Jonathan Foley, direttore esecutio di Project Drawdown,”la miglior cosa che la blockchain può fare per l’ambiente è semplicemente di non esistere.”

“Prima di tutto,  i sistemi che utilizzano la blockchain fanno un uso intensivo di energia. I miliardi di calcoli necessari al suo sostentamento come sistema decentralizzato e sicuro richiedono energia, che spesso viene alimentata dalla combustione di carbone e altri combustili fossili.”

Sempre secondo Foley, tutte le computazioni relative alla blockchain allo stato attuale, e al suo particolare utilizzo per le criptovalute, consumano più energia elettrica dell’intera Irlanda, la quale ammonta a molto meno di un colosso dell’industria del nuovo millennio come Google, che pure sviluppa insieme a vari enti no-profit e Università soluzioni per poter porre rimedio ai problemi ambientali di cui il nostro mondo è afflitto.

C’è anche un’altra questione che riguarda l’integrità dei dati utilizzati all’interno della blockchain: chi garantisce, nonostante i dati siano registrati in modo sicuro, che i dati iniziali siano davvero quelli reali? Chi ci sarebbe a garantire, che i dati corrispondano a verità? Se i dati sono falsi dall’inizio, magari utilizzati per coprire le vere azioni di singoli enti e nazioni, tutta la loro analisi avanzata da parte dell’Intelligenza Artificiale si trasformerebbe in una enorme, grande bugia.

Ci sono poi altri problemi da risolvere: lo sviluppo di una piattaforma che possa essere unica ed indivisibile, così come quello di un’intelligenza artificiale talmente complessa e potente da poter analizzare miliardi di dati grezzi: la provenienza di un singolo albero per garantire una filiera trasparente, le rilevazioni satellitari del disboscamento nella foresta pluviale, la corretta neutralizzazione di rifiuti pericolosi per l’ambiente sono tutti esempi di situazioni reali che vanno tradotti in dati semplici da analizzare, in modo automatico, senza appesantire ulteriormente la già esasperante burocrazia del mondo di cui facciamo parte.

Infine, serve un cambiamento culturale da parte di tutti: addetti ai lavori, istituzioni/politica e policy maker. Siamo ancora agli albori delle possibilità offerte dalla tecnologia blockchain, e sebbene le premesse per un cambiamento epocale nella risoluzione dei problemi ambientali che affliggono il nostro mondo ci siano tutte, non è scontato la rivoluzione possa colpire con un fronte unito tutti gli attori internazionali che sono necessari alla sua buona riuscita.

Servirà dapprima comprendere a fondo il potenziale di queste tecnologie e delle loro applicazioni pratiche prima che vengano intraprese azioni su larga scala, a livello globale, che interessino quanti più settori possibili, e lo sviluppo di nuove tecnologie e posti di lavoro per poter riuscire in questa impresa.