A seguito dell’aggiornamento cumulativo di Windows 7 dello scorso marzo, alcuni utenti hanno riscontrato non pochi problemi legati a malfunzionamenti e alla famigerata blue screen of death. Il problema era stato identificato nella mancanza di istruzioni SSE2 di alcuni processori particolarmente datati, come i Pentium III e gli Athlon XP di Intel.
Microsoft, come sempre, era rimasta vicina agli utenti afflitti da questi problemi promettendo di stare lavorando a una soluzione. Ebbene, a tre mesi di distanza una soluzione non è arrivata e probabilmente mai arriverà. Ciò significa che, per poter continuare a utilizzare Windows 7 su tali computer, è necessario re-installare una versione precedente e quindi non trarre vantaggio delle misure di sicurezza adottate di lì in avanti.
Probabilmente la soluzione più gradita in quel di Microsoft (ma più sgradita sul fronte consumer) sarebbe l’acquisto i un nuovo computer dotato di una CPU di ultima generazione che non presenta alcun problema di compatibilità.
Per gli utenti in possesso di computer con queste CPU di vecchia generazione dunque il supporto di Windows 7 termina con 18 mesi di anticipo: ricordiamo infatti che Windows 7 sarà ufficialmente supportato fino a gennaio 2020.
Nel caso foste alla ricerca di un computer di nuova generazione che riunisca in se potenza, affidabilità, autonomia e portabilità, dovreste dare un’occhiata al nuovo Asus Zenbook S appena arrivato in Italia. In alternativa, potete aspettare i primi 2-in-1 con a bordo il SoC Qualcomm Snapdragon 1000 o Snapdragon 850.
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