Oggi più che mai l’umanità si trova davanti a un punto di svolta epocale, dopo decenni di sogni, fallimenti, promesse e tentativi, la prospettiva di stabilire una presenza umana permanente oltre la Terra non è più fantascienza, ma una possibilità concreta. A guidare questa nuova corsa verso lo spazio c’è, ovviamente, SpaceX, che con la sua Starship punta a rendere reale quella visione di vita multiplanetaria che Elon Musk insegue fin dagli albori dell’azienda.
La navicella, e il sistema integrato che le ruota attorno, è l’unico velivolo al mondo concepito per trasportare decine di astronauti e centinaia di tonnellate di materiale verso la Luna, Marte e oltre; non a caso la NASA ha scelto proprio Starship come lander ufficiale per le missioni Artemis, il grande progetto che riporterà l’umanità sulla superficie lunare per la prima volta in oltre 50 anni.
Indice:
Una nuova era dell’esplorazione lunare
L’obbiettivo non è solo tornare sulla Luna, ma restarci, costruire avamposti permanenti, basi operative, habitat abitabili e sistemi di supporto vitale per missioni di lunga durata. Starship in questo senso è molto più di un razzo, è una piattaforma modulare e riutilizzabile, pensata per ridurre drasticamente i costi e aumentare la frequenza delle missioni.
Le sue dimensioni sono da record, oltre 600 metri cubi di volume pressurizzato, pari a circa due terzi dell’intera Stazione Spaziale Internazionale, dispone di due camere di compensazione per l’esplorazione della superficie, ciascuna con più del doppio dello spazio interno del modulo lunare Apollo, e può trasportare fino a 100 tonnellate di carico utile direttamente sulla superficie; parliamo di habitat, rover, moduli energetici, reattori e infrastrutture complete.
Una singola Starship insomma, potrebbe portare sulla Luna tutto ciò che servirebbe per iniziare una base permanente, un obbiettivo che fino a pochi anni fa sembrava ancora lontanissimo.

Un doppio percorso per un’unica missione
Per raggiungere questo traguardo, SpaceX ha impostato lo sviluppo di Starship su due percorsi paralleli ma complementari: il primo denominato Sistema Nucleo, riguarda l’intera architettura Starship e le infrastrutture di supporto, siti di lancio, impianti di produzione, rampe e banchi di prova, la cui costruzione è finanziata per oltre il 90% da SpaceX stessa. Il secondo invece riguarda il lander lunare HLS (Human Landing System), cioè la variante del velivolo specificamente adattata per atterrare sulla superficie lunare e riportare l’equipaggio in orbita.
Sul fronte tecnico i progressi sono impressionanti, SpaceX ha già prodotto oltre tre dozzine di Starship e più di 600 motori Raptor, accumulando decine di migliaia di secondi di autonomia di test. Il sistema ha dimostrato in volo la riaccensione dei motori nello spazio, il trasferimento del propellente criogenico tra i serbatoi in microgravità, il rientro controllato e la riutilizzabilità rapida, tutti elementi chiave per la sostenibilità economica e operativa delle future missioni lunari.
Parallelamente, il team HLS ha completato 49 traguardi tecnici previsti dal contratto NASA, tra cui:
- test di sistemi di supporto vitale in cabina pressurizzata a grandezza naturale
- qualificazione del sistema di attracco Starship-Orion
- test di atterraggio su regolite simulata con modelli in scala reale
- simulazioni del software di navigazione e atterraggio
- prove di schermatura contro micrometeoriti e detriti orbitali
- test con tute EVA pressurizzate per simulare l’uscita degli astronauti sulla superficie lunare
- verifiche del sistema medico e delle comunicazioni tra equipaggio e Terra
Tutti test condotti, è bene ricordarlo, con pagamento vincolato al completamento; la NASA corrisponde fondi solo dopo la verifica dei risultati, in modo che nessun costo aggiuntivo ricada sui contribuenti statunitensi.


I prossimi passi: test di lunga durata e rifornimento in orbita
Guardando avanti, SpaceX prevede per il 2026 due test fondamentali, il primo sarà un volo orbitale di lunga durata, pensato per raccogliere dati su propulsione, stabilità termica e comportamento del propellente nel tempo; il secondo, ancora più cruciale, sarà la dimostrazione del trasferimento di propellente da Starship a Starship in orbita, un’operazione complessa ma indispensabile per estendere l’autonomia del velivolo e completare le missioni lunari senza dipendere da nuovi lanci intermedi.
Entrambe le prove utilizzeranno la nuova architettura Starship V3, equipaggiata con porte di attracco e sensori DragonEye, già collaudati a bordo delle capsule Dragon nelle missioni verso la ISS; il sistema permetterà alle Starship di rifornirsi in microgravità, completando il tassello finale dell’architettura Artemis.
Il ritorno sulla Luna e la visione di un futuro sostenibile
Dopo la selezione iniziale come lander per Artemis III, la NASA ha confermato Starship anche per Artemis IV, la missione che segnerà l’inizio della presenza permanente sulla superficie lunare. L’offerta di SpaceX è stata giudicata non solo la più solida dal punto di vista tecnico e gestionale, ma anche la più economica, un’aspetto tutt’altro che marginale per un programma di questa portata.
E mentre l’agenzia spaziale americana perfeziona i dettagli della propria architettura Artemis, SpaceX continua a proporre ottimizzazioni e semplificazioni operative per anticipare il ritorno dell’uomo sulla Luna; in particolare, l’azienda ha condiviso con la NASA un piano aggiornato di missione che mira a ridurre la complessità delle operazioni e migliorare la sicurezza dell’equipaggio, mantenendo l’obbiettivo comune di un ritorno rapido e stabile.
Non si tratta insomma di un semplice revival del programma Apollo, Artemis rappresenta il punto di partenza di una nuova era di esplorazione umana, e Starship ne è il veicolo simbolo; se Apollo aveva lasciato bandiere e impronte, Artemis punta a lasciare strutture e fondamenta, a costruire qualcosa di duraturo e replicabile anche su altri pianeti.
Una visione condivisa tra NASA e SpaceX
Come spesso accade nei progetti di SpaceX, la velocità di sviluppo è sostenuta da una strategia di test iterativi, in cui ogni lancio serve a perfezionare il design e accumulare dati; è un approccio che ha già rivoluzionato il settore dei lanci orbitali con il Falcon 9 e che ora, con Starship, mira a ridefinire completamente il concetto di missione spaziale.
Starship sarà infatti completamente e rapidamente riutilizzabile, progettata per supportare missioni ad alta frequenza e con costi operativi drasticamente inferiori rispetto ai sistemi tradizionali. Un passo avanti che non solo cambierà il modo in cui esploriamo lo spazio, ma anche come lo viviamo: in futuro, l’idea di un volo verso la Luna potrebbe diventare molto più simile a quella di una missione orbitale di routine.

Con Starship, SpaceX e NASA condividono una missione che va ben oltre il ritorno sulla Luna: costruire le basi di una società interplanetaria. L’ambizione è enorme ma, come dimostra la rapidità con cui il programma sta evolvendo, non più irrealistica.
I prossimi anni saranno decisivi per capire se questo sogno diventerà realtà, e se tutto procederà secondo i piani, Artemis III potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova epoca per l’umanità, quella in cui non guarderemo più la Luna solo da lontano, ma la considereremo davvero la nostra seconda casa.
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