Il percorso di Nothing nel mondo dell’audio non è mai stato lineare, e lo sappiamo bene. Dopo le Ear (1) e le Ear (2), ci ritroviamo finalmente davanti alle Nothing Ear (3): questa volta il nome è quello giusto e, a differenza dello scorso anno, anche l’evoluzione lo è. Se con la seconda generazione si era avuto più un affinamento che un reale stravolgimento, con le nuove Ear (3) il lavoro è stato più radicale: nuovo driver, materiali rivisti, antenna in metallo e un sistema microfonico che strizza l’occhio al mondo business. In sostanza, non più un “2s” alla Apple citando la vecchia review, ma una vera terza generazione pensata per alzare l’asticella dell’esperienza d’ascolto.
Indice:
Cambiamento maturo, nessun stravolgimento

Con la terza generazione cambia leggermente l’approccio: le Nothing Ear (3) mantengono il DNA trasparente che ha reso iconico il brand, ma evolvono con una maggiore attenzione ai materiali e alla robustezza. Le plastiche lasciano spazio a inserti in metallo, che aggiungono solidità e un tocco più premium alla finitura complessiva. Le curve sono state ridisegnate con una forma più ergonomica, per adattarsi meglio al padiglione e garantire maggiore comfort nel lungo utilizzo.
Il case non è più solo un esercizio di stile, ma diventa un elemento costruttivo importante: l’anello in alluminio riciclato anodizzato migliora la resistenza ai graffi e dona un’estetica high-tech che si distingue di più dalle generazioni precedenti. Non è solo estetica, perché anche il sistema di stampaggio è stato ripensato: grazie alla nano injection molding, Nothing ha potuto legare plastica e metallo senza colle tradizionali, ottenendo un guscio più resistente e privo di punti deboli.
Un altro dettaglio che fa la differenza è l’introduzione della nuova antenna metallica, non solo un elemento decorativo ma una scelta ingegneristica precisa: aumenta la stabilità del segnale e riduce le interferenze fino al 35% rispetto alle Ear (2), garantendo connessioni più solide anche in ambienti affollati come metropolitane e centri commerciali.
Dal punto di vista pratico, arrivano anche miglioramenti nella protezione: ora sia gli auricolari che il case hanno certificazione IP54, rendendoli più resistenti a polvere, sudore e pioggia leggera. Restano la ricarica wireless e la porta USB-C, con un case sempre compatto e leggero. Ah, c’è anche la possibilità di collegare un laccetto.

Il cambio di passo c’è e si sente
Se con la seconda generazione Nothing aveva giocato più di fino che di sostanza, con le Ear (3) si sente subito che il lavoro sul fronte audio è stato più profondo. Al cuore del progetto c’è un nuovo driver dinamico custom da 12 mm, più grande del precedente, con una superficie radiante aumentata del 20%. La membrana adotta una struttura ibrida in PMI e TPU foam, scelta che coniuga rigidità e leggerezza nella cupola per la definizione delle alte frequenze, con una sospensione più spessa e flessibile capace di spingere meglio i bassi.
I dati tecnici parlano chiaro: +4-6 dB nei bassi rispetto alle Ear (2), distorsione ridotta a un valore ultra-low di 0,2% (contro lo 0,6% della generazione precedente) e un tuning che porta fino a +4 dB sulle alte frequenze, restituendo più dettaglio e aria nella scena sonora.
Tradotto in esperienza d’ascolto, significa che le Ear (3) hanno un impatto più corposo e fisico in basso, senza mai diventare invadenti o sbilanciati, mentre i medi sono più pieni e naturali, con voci che emergono calde e presenti. Le alte frequenze guadagnano brillantezza, e se con le Ear (2) si percepiva talvolta una leggera compressione sugli strumenti più acuti, qui la resa è più aperta e dinamica, con una chiarezza che sorprende per un paio di true wireless in questa fascia.

La scena sonora è più ampia e credibile, merito non solo del nuovo driver ma anche dell’introduzione dello Static Spatial Audio, che simula un ambiente tridimensionale con posizionamento più preciso di strumenti e voci. Non è solo un effetto da marketing: su brani orchestrali o live si coglie davvero un respiro diverso, un palcoscenico più grande che valorizza l’immersione.
Il supporto a Hi-Res Audio via LDAC fa il resto, offrendo una trasmissione a bitrate elevato per chi utilizza dispositivi compatibili. E per chi ama personalizzare, l’app Nothing X mantiene l’equalizzatore avanzato introdotto lo scorso anno, capace di permettere una taratura fine che soddisfa anche l’ascoltatore più esigente.
Il SuperMic è la nuova gimmick?
La cancellazione attiva del rumore rimane uno dei pilastri della gamma Nothing, e sulle Ear (3) ritroviamo un sistema aggiornato che sfrutta l’AI per adattare in tempo reale i filtri di soppressione. Il monitoraggio avviene ogni 600 ms, con regolazioni automatiche per compensare perdite di isolamento o cambiamenti ambientali. Sulla carta è un bel passo avanti, nella pratica la differenza con le Ear (2) è quasi nulla, non aspettatevi un salto netto rispetto allo scorso anno.
L’autonomia si assesta sui 5,5 ore con ANC attivo, che diventano circa 22 ore complessive con la custodia. Con ANC disattivato si può fare sensibilmente meglio, e con la ricarica rapida bastano 10 minuti via cavo per ottenere fino a 10 ore di utilizzo (ANC off). Numeri nella media alta del settore, con una gestione energetica che non tradisce anche nelle sessioni più lunghe. C’è sempre la ricarica wireless.

Più curioso il discorso legato al Super Mic, la novità più inaspettata delle Ear (3). In pratica, Nothing ha integrato un microfono direzionale direttamente nel case, utilizzabile quando si indossano almeno uno degli auricolari. L’idea è di avere una sorta di “mic esterno” da posizionare più vicino alla bocca, per catturare la voce con maggiore chiarezza in scenari rumorosi o durante registrazioni di memo vocali. Sulla carta una trovata interessante, nella realtà un po’ più controversa: i microfoni integrati negli auricolari funzionano già bene e la necessità di uscire il case per usarlo sembra più un esercizio di stile che una reale esigenza quotidiana.
In alcuni casi estremi, come una call in treno o in un ambiente sovraffollato, può offrire un vantaggio tangibile, ma si tratta di situazioni di nicchia. Forse sarebbe stato più utile sfruttare lo spazio del case per introdurre controlli fisici dedicati alla musica o alle chiamate, piuttosto che aggiungere un sistema che rischia di restare poco sfruttato. Un’aggiunta “da Nothing”: affascinante a raccontarsi, ma dal valore pratico ancora tutto da dimostrare.

Le Nothing Ear (3) aumentano di prezzo ma non come gli altri
Le Nothing Ear (3) rappresentano la prima vera evoluzione più tangibile nella linea audio del brand: non più un semplice affinamento, ma un salto in avanti apprezzabile. Il nuovo driver da 12 mm suona più autorevole, con un equilibrio che soddisfa tanto chi cerca bassi presenti quanto chi pretende dettaglio e scena sonora più ampia. La resa audio è finalmente credibile in fascia alta, grazie anche al supporto Hi-Res e all’introduzione dello Spatial Audio statico.
Sul fronte del design, Nothing ha avuto il coraggio di toccare un’icona senza snaturarla, introducendo materiali più pregiati e una antenna metallica che non è solo un vezzo estetico ma una soluzione ingegneristica che migliora stabilità e ricezione. È un approccio maturo, che segna la differenza con le generazioni passate.
La cancellazione del rumore rimane solida ma non fa gridare al miracolo: buona, affidabile, soprattutto sulle basse frequenze, ma non al livello dei campioni assoluti di categoria. Il Super Mic è invece la trovata più divisiva: interessante da raccontare, potenzialmente utile in scenari limite, ma destinata probabilmente a restare poco usata nella vita reale.
Le Nothing Ear (3) arrivano sul mercato a 179 euro, un piccolo ritocco verso l’alto rispetto alle Ear (2), ma ancora ben al di sotto delle cifre chieste dai competitor più blasonati. Non abbiamo ancora provato le future AirPods Pro 3, che potrebbero cambiare nuovamente gli equilibri soprattutto per chi è già immerso nell’ecosistema Apple, ma in questo momento le Ear (3) si posizionano come una delle scelte più sensate tra le alternative non legate a Cupertino. Con questo prezzo Nothing ha trovato un compromesso equilibrato: un salto in avanti tangibile in termini di materiali e qualità audio, senza però toccare le soglie premium che altri brand hanno ormai reso la normalità.
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