Nonostante Apple sia vista come un’azienda che tiene molto alla privacy dei propri utenti, stando a una nuova ricerca sembra proprio che molte delle app presenti sull’App Store abbiano integrati degli strumenti atti a monitorare e tracciare gli utenti e riciclare tali dati per finalità di marketing. In particolare si tratta delle applicazioni iOS che usano la funzionalitàAggiorna app in background“. Oltre a essere una cosa negativa, ciò comporta anche un costante traffico di rete sia in entrata che in uscita, anche quando l’iPhone è in stand-by.

Gli iPhone ci spiano e non è possibile fare (quasi) niente per fermarli 1

La ricerca è stata portata avanti dalla società Disconnect e già da come inizia il post in cui esprimono i risultati viene un po’ di paura: Sono le 3 di notte e io sto dormendoMa voi sapreste dire cosa sta facendo il vostro iPhone. Il mio a quell’ora è stato davvero impegnato nello scambiare dati“.

Patrick Jackson, ex ricercatore della NSA (National Security Agency) statunitense, adesso nelle fila di Disconnect, spiega che gli utenti dovrebbero essere consapevoli dei dati che condividono e soprattutto conoscere esattamente i nomi dei soggetti che li stanno raccogliendo.

Il signor Jackson consiglia l’uso dell’app Privacy Pro (a pagamento con acquisti in-app da 4,99 a 24,99 euro), sviluppata da lui stesso, per scoprire “i segreti dei propri iPhone” con la possibilità di individuare e bloccare gran parte dei componenti software traccianti.

Tale app sarebbe disponibile anche su Android anche se, per qualche ragione (probabilmente legata alla paura di perdere preziosi clienti e preziosi dati degli utenti), Google ha rifiutato più volte di pubblicarla sul Play Store.

GDPR è inutile in questo caso

Seppur in Europa siamo protetti dal nuovo regolamento del GDPR, fra tutti i dati che vengono raccolti su di noi e a cui possiamo accedere non vengono compresi quelli del così detto fingerprint, ovvero delle attività di tutti i giorni che svolgiamo con lo smartphone (quali app apriamo, quanto tempo visitiamo un determinato sito web, quante volte sblocchiamo lo smartphone ecc.). Insomma, sebbene sia utile per quanto riguarda i cookies e la profanazione online, il GDPR ha poco effetto da questo punto di vista.