I vari lockdown per contrastare la pandemia di Coronavirus hanno portato a una massiccia riduzione delle emissioni globali ma c’è un’area in cui il consumo di energia è notevolmente aumentato, ossia il traffico Internet: dallo streaming video ai giochi, dallo smart working all’educazione a distanza, in questi mesi la mole di dati transitata per le reti dei vari operatori telefonici è cresciuta in modo impressionante e ciò ha avuto un grande impatto anche sull’ambiente.

Stando ad una stima, infatti, sei ore di streaming video (tanto per fare un esempio, su Netflix in una maratona serie TV) possono equivalere a bruciare un litro di benzina e ciò a causa delle emissioni per l’elettricità utilizzata per alimentare i data center che supportano il sistema.

Lo streaming video causa di inquinamento

Pare, infatti, che l’energia associata al settore IT a livello globale, dall’alimentazione dei server Internet alla ricarica degli smartphone, causi lo stesso inquinamento di carbonio delle emissioni di carburante dell’industria aeronautica.

Una ricerca nel 2015 ha rilevato che i data center potrebbero consumare fino al 13% dell’elettricità mondiale entro il 2030, rappresentando circa il 6% delle emissioni globali di anidride carbonica mentre il progetto Eureca, finanziato dalla Commissione Europea, ha scoperto che i data center nei Paesi UE consumavano il 25% di energia in più nel 2017 rispetto al 2014.

In sostanza, il trend è in crescita e la speranza è che possa essere cambiato attraverso nuove soluzioni.