Il tema del rapporto tra diritti d’autore e intelligenza artificiale torna a far discutere, questa volta con una novità assoluta per il panorama italiano: RTI e Medusa Film, entrambe società del gruppo Mediaset, hanno avviato un’azione civile contro Perplexity, accusandola di aver utilizzato senza alcuna autorizzazione materiali audiovisivi e cinematografici di loro proprietà per addestrare i propri modelli IA. Una causa che, come spesso accade in questi casi, potrebbe creare un precedente molto rilevante non solo per il mercato nazionale, ma anche per tutta l’industria europea dell’IA generativa.

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Perplexity avrebbe addestrato i propri modelli IA utilizzando materiale protetto dal diritto d’autore

L’accusa presentata al Tribunale Civile di Roma è molto chiara, secondo RTI e Medusa, Perplexity avrebbe sfruttato su larga scala contenuti protetti da copyright durante l’addestramento dei suoi modelli, in particolare la serie Sonar, basata su Llama 3.3 70B di Meta e ottimizzata per migliorare leggibilità, ricerca web e qualità complessiva delle risposte.

È interessante notare come, rispetto a giganti del settore come OpenAI e Google, Perplexity sia (almeno sulla carta) una delle realtà che meno fa ricorso a dataset proprietari su larga scala, utilizzando spesso modelli esterni tramite API (GPT-5.1, Gemini 3 Pro, Claude Sonnet 4.5, Grok 4.1, tanto per fare qualche esempio); questo rende la vicenda più peculiare, RTI e Medusa devono aver individuato elementi specifici che dimostrano un impiego esteso delle loro opere all’interno del training di Sonar.

Le due società chiedono ora tre cose: il riconoscimento dell’illiceità della condotta, il blocco immediato di qualsiasi ulteriore utilizzo dei contenuti, nonché un risarcimento danni. Bisognerà ovviamente attendere un po’ per capire se, e in che modo, queste richieste verranno accolte.

Chi segue da vicino l’evoluzione dell’IA generativa saprà bene che questo tipo di battaglie legali ormai si moltiplica ovunque, solo per citare alcuni esempi recenti negli Stati Uniti Warner Bros ha portato in tribunale Midjourney accusandola di furto di eroi digitali, in Europa editori e autori francesi hanno denunciato Meta per aver utilizzato testi e libri protetti su scala monumentale, o ancora in Germania GEMA ha ottenuto una vittoria contro OpenAI, accusandola di aver incluso testi di canzoni tedesche nei dataset di addestramento di ChatGPT.

A tal proposito, il commento della società tedesca è emblematico e racchiude lo spirito di queste cause: Internet non è un negozio self-service, anche gli operatori di AI come ChatGPT devono rispettare il copyright.

Alcuni di voi potrebbero ricordare come Perplexity fosse già stata coinvolta in polemiche simili, come lo scontro con Reddit per l’utilizzo non autorizzato dei post degli utenti. L’azienda si difende sostenendo che i propri modelli rispettano le regole, ma il procedimento avviato da RTI e Medusa, il primo in Italia sul tema, potrebbe costringere la startup a rivedere profondamente la gestione dei dataset e dei processi di training.

Non è chiaro al momento quale impatto potrebbero avere queste accuse sulle funzionalità di Sonar o del browser IA Comet, né come Perplexity deciderà di rispondere nel merito; tuttavia, il segnale è evidente, anche in Italia il dibattito sull’uso dei contenuti protetti nell’IA generativa sta assumendo un profilo istituzionale sempre più forte.

Come sempre, tutto dipenderà dalle prossime mosse del tribunale e dalle eventuali controprove che Perplexity deciderà di portare, ma di sicuro questa causa rappresenta un passaggio chiave in un settore in cui la regolamentazione arranca nel tentativo di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica. Inoltre, considerando i precedenti internazionali, è facile immaginare che questo non sarà l’ultimo caso del genere nel nostro Paese.

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