Dopo mesi di dibattiti e numerose prese di posizione da parte di associazioni e gruppi industriali, arriva una comunicazione ufficiale della Commissione Europea che potrebbe segnare un passaggio cruciale nella storia di Piracy Shield, il controverso sistema italiano per il blocco dei contenuti pirata.

La Commissione ha inviato una lettera al Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani nella quale, pur riconoscendo l’impegno dell’Italia nella lotta alla pirateria online, solleva preoccupazioni sostanziali in merito alla compatibilità di Piracy Shield con il Digital Services Act (DSA), la normativa europea che disciplina i servizi digitali e definisce i principi fondamentali per la gestione di contenuti illegali.

Piracy Shield deve essere migliorato, non è conforma al DSA

Come sempre quando si parla di blocchi e rimozione dei contenuti, la questione non è solo tecnica ma profondamente legata ai diritti fondamentali. Secondo quanto riportato dalla missiva della Commissione Europea, Piracy Shield, così com’è concepito oggi, non garantirebbe il giusto equilibrio tra l’obbiettivo (condivisibile) di contrastare la pirateria e il diritto alla libertà di espressione e informazione.

In particolare l’Europa osserva che gli ordini di blocco vengono eseguiti in modo immediato, mentre le procedure per sbloccare eventuali contenuti erroneamente oscurati richiedono tempi molto più lunghi; inoltre non sarebbero previste misure adeguate per prevenire il cosiddetto overblocking, ossia la rimozione di contenuti leciti o il blocco indiscriminato di risorse non direttamente collegate a violazioni di copyright.

Oltre a ciò, la normativa italiana giustifica Piracy Shield richiamando poteri che il Digital Services Act in realtà non attribuisce, creando un problema di legittimità alla base del sistema.

La Commissione non si è limitata a criticare, al contrario, ha evidenziato che l’Italia si è mossa più rapidamente di altri Paesi europei, arrivando ad applicare il blocco non solo agli eventi sportivi in diretta ma anche, in prospettiva, a contenuti sensibili al tempo come le prime cinematografiche e i programmi di intrattenimento.

Un approccio che l’UE giudica ambizioso e in linea di principio coerente con le raccomandazioni europee sul contrasto alla pirateria, tuttavia, un sistema di questa portata deve includere garanzie proporzionate e trasparenti, che oggi non sembrano esserci.

Un esempio pratico? Se un sito viene bloccato per errore la procedura di ripristino si rivela complessa e lenta, con potenziali ripercussioni non solo per gli utenti finali ma anche per chi gestisce i contenuti legittimi; inoltre, chi segnala le violazioni non ha strumenti chiari per verificare l’esito delle proprie segnalazioni o contestare eventuali errori, se non rivolgendosi ad AGCOM.

L’Italia, che nel frattempo sta lavorando ai prossimi aggiornamenti di Piracy Shield in vista della stagione sportiva e del potenziamento dei blocchi per film e serie TV, dovrà recepire le osservazioni europee e definire correttivi concreti.

A tal proposito la Commissione ha invitato formalmente il nostro Paese a:

  • introdurre controlli più rigorosi per evitare il blocco eccessivo
  • garantire una maggiore trasparenza sia per gli utenti sia per i titolari di contenuti
  • creare procedure di sblocco più rapide e accessibili

In attesa di capire come il governo e l’AGCOM interverranno, resta evidente che il bilanciamento tra tutela dei diritti d’autore e salvaguardia delle libertà fondamentali sarà il tema decisivo per il futuro del sistema.

Per gli utenti italiani la notizia non è di poco conto, se da una parte Piracy Shield ha già mostrato la capacità di bloccare rapidamente flussi pirata, specie per gli eventi sportivi, dall’altra la mancanza di controlli puntuali potrebbe tradursi in interruzioni ingiustificate dell’accesso a contenuti illegittimi.

Gli operatori invece, si trovano di fronte alla necessità di adeguare i propri processi di segnalazione e verifica, in un quadro normativo che è ancora in divenire. Non ci resta che attendere per scoprire come l’Italia intenderà rispondere alle osservazioni della Commissione Europea.