Nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare per la semplificazione, il sottosegretario Alessio Butti ha delineato il destino dello SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale utilizzato, ad oggi, da oltre 33 milioni di cittadini. La notizia era nell’aria già da anni, ma adesso è ufficiale: lo SPID verrà gradualmente dismesso per lasciare il passo alla Carta d’Identità Elettronica (CIE), considerata uno standard più sicuro.
Chi teme un cambiamento drastico e improvviso può però dormire sonni tranquilli. Secondo Butti, non si tratterà di una chiusura immediata e unilaterale, ma il percorso sarà graduale e porterà (probabilmente nel giro di due o tre anni) ad un nuovo standard in cui la CIE sarà il pilastro centrale dell’identità digitale, affiancata da un IT-Wallet pubblico e soluzioni private interoperabili.
Butti ha riconosciuto come lo SPID abbia colmato un vuoto lasciato dalla Pubblica Amministrazione per anni, riuscendo nell’intento di riunire tutto sotto un’unica identità digitale, ma è giunto per il governo il momento di fare ordine. Gli identity provider che hanno sostenuto il sistema fino ad oggi sono stati essenziali per la buona riuscita del tutto, ma d’ora in poi i cittadini dovranno rivolgersi ad una sola identità digitale, rilasciata dallo Stato e conforme alle direttive europee in materia di sicurezza.
La CIE è considerata più sicura e conforme agli standard europei
Le motivazioni alla base di questa decisione sono essenzialmente due: la sicurezza e la legittimità statale. La Carta d’Identità Elettronica possiede infatti un livello di sicurezza certificato (livello 3) superiore a quello dello SPID e, soprattutto, è emessa direttamente dallo Stato tramite l’Istituto Poligrafico e la Zecca di Stato. Questi due elementi rappresentano dunque un requisito essenziale in un contesto in cui la gestione dell’identità digitale è sempre più delicata.
Inoltre, l’uso della CIE è già stato reso più versatile grazie alle app e ai servizi connessi, e il governo durante l’audizione ha promesso ulteriori investimenti per semplificarne l’emissione, consapevole che in alcuni municipi i tempi di rilascio sono ancora molto lunghi. Ad oggi ci sono comunque in circolazione circa 53,5 milioni di Carte d’Identità Elettroniche, dunque il passaggio dovrebbe risultare abbastanza fluido.
Nonostante le premesse, ci sono ancora alcuni punti critici
Nonostante la grande presenza sul territorio italiano di CIE, restano ancora alcuni punti critici che potrebbero rallentare la transizione. Il primo è tecnico: Butti ha fatto riferimento alla vulnerabilità del sistema dello SPID, un accenno che sembra richiamare la questione delle truffe del “doppio SPID” e di tutti quei tentativi di phishing che prendono di mira gli utenti. Il secondo punto è invece economico: i 40 milioni di euro promessi agli identity provider nel 2023 sono ancora fermi, bloccati da burocrazia e tempi molto lunghi.
La sfida più grande sarà comunque quella comunicativa. Occorre infatti trovare un modo per spiegare agli italiani – molti dei quali hanno faticato ad attivare lo SPID o a imparare ad usarlo – che questo sistema verrà presto accantonato e messo da parte. In particolare per i cittadini meno avvezzi alla tecnologia, si tratta di un cambio che richiederà nuovamente del tempo per essere assimilato.
In ogni caso, la dismissione dello SPID si inserisce nel quadro di un più ampio ridisegno europeo sull’identità digitale. L’Unione Europea ha già infatti attivato il regolamento che darà vita all’EU-Wallet, previsto per il 2026, e l’Italia si è portata avanti con la propria soluzione fatta in patria, l’IT-Wallet, integrato nell’app IO.
L’obiettivo è dunque quello di arrivare al 2026 con un sistema già rodato e funzionante, in cui l’identità digitale e i vari documenti annessi, come la patente e la carta d’identità, siano a portata di smartphone. Soltanto il tempo ci dirà se ci troviamo di fronte ad un’evoluzione inevitabile o all’ennesima rivoluzione digitale gestita in modo confuso, ma di sicuro il percorso verso l’impiego di una sola identità digitale è ormai tracciato.
Leggi anche: Come usare la CIE (Carta di Identità Elettronica) al posto dello SPID
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