Il Governo guidato da Giorgia Meloni ha innestato la retromarcia per quanto riguarda il minimo di 60 euro al di sotto del quale gli esercenti possono rifiutarsi di accettare pagamenti tramite POS, senza per questo essere passibili di sanzioni. Inizialmente previsto nella Legge di Bilancio che ha iniziato il suo percorso all’interno delle aule parlamentari, il provvedimento è infatti stato stralciato dalla discussione.

Al termine di una vera e propria bagarre parlamentare, inscenata dalle opposizioni, l’esecutivo ha infatti deciso di eliminare la proposta iniziale, tornando a quanto concordato in precedenza, ovvero una multa di 30 euro a carico dei commercianti che si rifiutano di farlo, cui si aggiunge il 4% della transazione.

La decisione è però arrivata dopo una serie di equivoci ed errori, che hanno rischiato di far saltare anche l’innalzamento del tetto al contante a quota 5mila euro, altro punto che è da molti ritenuto qualificante per dare un segnale di discontinuità con i passati governi. Un vero e proprio tourbillon, alla fine del quale il ministro per l’Economia Giorgetti ha dovuto specificare che si era trattato di un errore e che doveva ritenersi cancellata solo la parte relativa al POS.

POS: cosa cambia?

Il dietrofront del governo è arrivato soprattutto a seguito delle pressioni esercitate a livello europeo sull’ipotesi di permettere ai commercianti di accettare pagamenti senza POS nel caso in cui il totale della transazione non tocchi la soglia dei 60 euro.

Pressioni che il nuovo governo ha pensato bene di accogliere in modo da non iniziare con il piede sbagliato l’interlocuzione con le istituzioni europee e le quali si erano accompagnate al salire della polemica interna. Le opposizioni, infatti, avevano preso la palla al balzo per andare all’assalto di un provvedimento che secondo loro avrebbe significato un regalo all’evasione fiscale e un pericoloso passo indietro sulla strada di pagamenti sempre più digitalizzati.

La questione aveva sollevato una notevole discussione anche nell’opinione pubblica, proprio in quanto andava in controtendenza rispetto a quanto stabilito in precedenza. Le pressioni dell’UE, tese a far rispettare anche al nuovo governo quanto concordato a fine giugno con Mario Draghi nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), hanno infine indotto il nuovo esecutivo di centrodestra a tornare indietro su uno dei provvedimenti che erano stati strombazzati in precedenza alla stregua di un vero e proprio cambio di marcia.

È stato il ministro Giorgetti, intervenendo in Commissione Bilancio alla Camera dei Deputati, ad ammettere il precipitoso dietrofront: “Nell’emendamento che presenterà il governo è prevista l’eliminazione della normativa relativa al POS. Argomento su cui il governo ha una sua opinione, e che rimettiamo alla valutazione della commissione per quanto riguarda eventuali forme che noi caldeggiamo di ristoro, risarcimento per gli operatori che si dovranno trovare di fronte l’onere delle commissioni applicate su queste transazioni”.

Anche Giorgia Meloni aveva dal canto suo rilasciato una dichiarazione sulla questione: “Se non ci sono i margini, ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti”. Il modo su cui sta discutendo l’esecutivo è l’introduzione di un meccanismo imperniato sui crediti d’imposta.

Ora, quindi, non resta che attendere la correzione dell’errore fatto dalla Ragioneria di Stato sull’articolo 69 della Legge di Bilancio (Misure in materia di mezzi di pagamento), del quale lo stesso responsabile dell’economia si è comunque assunto la responsabilità.

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