Sono stati annunciati i vincitori del James Dyson Award per l’anno in corso. A cogliere il primo posto, assicurandosi il premio da 37500 dollari, è stato SmartHEAL, un cerotto smart ideato e sviluppato da un team di ricercatori del Politecnico di Varsavia, formato da Tomas Raczynski, Piotr Walter e Dominik Baraniecki. Si tratta in sostanza di un sensore dotato di grande precisione, ma al contempo economico, grazie al quale è possibile monitorare lo stato di guarigione di una ferita senza dover rimuovere una fasciatura.

Per avere il risultato basta inserirlo all’interno delle medicazioni, ove provvede a rilevare il pH, ovvero l’acidità del sangue. Una volta compiuta la rilevazione, grazie alla presenza di sistemi di comunicazione RFID (Radio-Frequency Identification), il cerotto è in grado di fare una corretta valutazione delle condizioni della ferita e di rilevare la presenza di un’infezione senza che si renda necessario rimuovere la protezione e, di conseguenza, senza che possano essere alterati i tessuti.

Il cerotto smart intende in pratica risolvere il problema rappresentato da un affrettato cambio della fasciatura nel caso delle ferite croniche, il quale sottopone l’interessato al rischio di contrarre infezioni e necrosi. Un problema che secondo il National Center for Bio Technology Information è avvertito soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ove il 2% delle persone corre seri rischi a causa di ferite di questo genere trattate in maniera sommaria.

È stato lo stesso James Dyson, fondatore e ingegnere capo della celebre azienda che porta il suo nome, ad indicare il cerotto SmartHEAL alla stregua di un contributo decisivo per il miglioramento dei trattamenti e la prevenzione delle infezioni, con conseguente salvataggio di vite umane. Ha inoltre affermato la speranza che il premio possa fornire alla squadra di ricercatori polacchi lo slancio necessario nella fase definitiva, ovvero quella della commercializzazione, la più importante quando si tratta di lanciare una nuova invenzione.

I test devono ancora essere conclusi e ad essi farà seguito l’inizio degli studi clinici. L’obiettivo finale è il completamento del processo di certificazione entro un triennio, in maniera tale da mettere in vendita il cerotto intelligente nel corso del 2025.

Gli altri progetti premiati

Gli altri progetti che hanno completato il podio del James Dyson Award 2022 sono Ivvy e Polyformer. Il primo è un progetto ideato da Charlotte Blancke, ricercatrice dell’Università di Anversa (Belgio), che ha dato vita ad un dispositivo in grado di sostituire l’asta per le flebo garantendo ai pazienti il massimo di mobilità possibile, tanto da essere indicato come “flebo indossabile”. A comporlo è una innovativa pompa di fusione, che consente a Ivvy di andare a integrare un software di controllo grazie al quale il personale infermieristico è in grado di monitorare i pazienti a distanza. Gli stessi infermieri possono a loro volta guidare il trattamento da remoto, mentre gli interessati saranno destinatari di feedback sonori o mediante lo schermo.

L’idea di partenza deriva dall’osservazione di un semplice dato di fatto: al momento le apparecchiature che sono usate nelle terapie endovenose che avvengono presso il domicilio dei malati sono identiche a quelle utilizzate all’interno delle strutture sanitarie. Un vero e proprio controsenso, alla luce delle differenze tra ambienti pubblici e abitazioni private. L’ideatrice del progetto è ora al lavoro congiunto con esperti di settore, nel preciso intento di riuscire a perfezionare il nuovo dispositivo in vista dello sbarco sui mercati.

Nella categoria Sostenibilità a cogliere la vittoria è stato Polyformer, un  progetto frutto della fervida mente di due ricercatori della McMaster University di Hamilton, Reiten Cheng e Swaleh Owais. In questo caso l’idea di partenza deriva dall’osservazione di un makerspace del Rwanda, ove un gran numero di abitanti era praticamente impossibilitato ad utilizzare stampanti 3D a causa dei prezzi di importazione dei filamenti. La soluzione al problema riscontrato è Polyformer, che riesce a riciclare le bottiglie di plastica e a trasformarle in filamenti utilizzabili nelle stampanti 3D, con costi assolutamente sostenibili.

Il macchinario ideato dai due ricercatori statunitensi provvede a tagliare le bottiglie di plastica trasformandole in lunghe strisce da inserire all’interno di un estrusore. Le strisce termoformate dallo stesso diventano un filamento di 1,75 millimetri il quale viene fatto passare all’interno di bocchette, cui è affidato il compito di raffreddarlo. per poi essere avvolto in una bobina. Il progetto è interamente open source e si propone di risolvere un problema di non poco conto per i Paesi in via di sviluppo.

Cos’è il James Dyson Award

Il James Dyson Award è un concorso internazionale di design riservato a studenti e neolaureati in ingegneria. Promosso dalla James Dyson Foundation, si propone di dare l’opportunità agli interessati non solo di ricevere un premio in denaro, ma anche di essere oggetto di meritata attenzione da parte dei media. I progetti in questione, come ricordato dalla stessa fondazione, devono essere non soltanto realizzabili da un punto di vista tecnico, ma anche in grado di avere ricadute commerciali.

Il premio ha anche un’edizione italiana, ed è stato assegnato nel mese di ottobre ad Argo, un progetto il quale si propone di aumentare l’autonomia dei nuotatori con disabilità visiva, tramite segnalazioni collegate alla virata e all’orientamento in vasca, rese possibili da un sistema di vibrazioni. Proprio Argo ha quindi avuto accesso alla fase finale del premio, senza però riuscire a superare la concorrenza dei progetti poi premiati.

Leggi ancheLa scommessa di Dyson: creare un robot che si occupi delle faccende domestiche