In principio furono i sindacati, primo tentativo di tutela dei diritti dei lavoratori, poi col tempo amalgamatosi sempre più all’ambito politico. Nel corso del tempo sono stati fatti diversi e notevoli cambiamenti nel campo lavorativo, per tutelare la salute e le condizioni dei lavoratori.

D’altro canto, come è lecito che sia, anche chi fornisce occupazione ha il diritto in determinate circostanze di tutelarsi, uno degli strumenti che perseguono questo scopo sono i cosiddetti accordi di riservatezza: clausole contrattuali, a cui i lavoratori devono sottostare, al fine di impedire eventuali fughe di informazioni riservate che potrebbero danneggiare l’azienda a beneficio dei concorrenti. Ora Apple viene accusata di utilizzare gli NDA (non disclosure agreement) per mettere a tacere le voci di dissenso dei propri dipendenti.

Apple avrebbe ingannato investitori e agenzie federali sull’utilizzo degli NDA

Secondo un rapporto del Washington Post, otto tesorieri di Stato hanno sottoscritto una lettera (potete prenderne visione qui) indirizzata al SEC, Security and Exchange Commission, in cui si chiede di indagare se Apple abbia mentito agli investitori, e alla stessa agenzia federale, riguardo all’utilizzo degli accordi di riservatezza per zittire le lamentele dei propri dipendenti. Pare infatti, secondo i sostenitori della richiesta, che gli NDA siano a lungo stati utilizzati dal colosso di Cupertino per perseguire questo illecito scopo, nonostante la stessa azienda avesse più volte negato di farne un simile utilizzo.

Questa presunta pratica avrebbe risvolti non solo di carattere legale, per aver sostanzialmente mentito ad un’agenzia federale, ma anche di carattere etico e morale: in passato infatti i dipendenti dell’azienda, nell’ambito dell’iniziativa AppleToo, avevano condotto un sondaggio per identificare eventuali discriminazioni e molestie. Dal sondaggio emerse che le lavoratrici femminili percepivano un salario minore rispetto ai colleghi maschi, a parità di mansioni; la risposta di Apple in quella circostanza fu quella di vietare in maniera definitiva tali sondaggi.

Ad unirsi alla voce di coloro che chiedono spiegazioni su queste pratiche, c’è anche un attivista per l’uguaglianza e le pari opportunità sul lavoro, Ifeoma Ozoma che, interpellata dalla testata giornalistica, ha dichiarato che l’azienda dovrebbe essere multata per “aver utilizzato un processo formale per mentire a un’agenzia federale“.

Insomma appare evidente che vi sia il bisogno di fare chiarezza sulla vicenda, e che questa possa nel tempo portare ad un altra causa legale nei confronti di Apple, con il solo scopo di tutelare i diritti dei lavoratori dipendenti presso il colosso.