Il mercato dei computer portatili è in costante fermento, e in questo periodo i prezzi stanno salendo a causa della difficoltà di approvvigionamento dei componenti, dovuti principalmente alla pandemia che da oltre un anno sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta.

Oltre ai produttori tradizionali stanno emergendo, grazie anche agli importatori paralleli, numerose realtà asiatiche, in particolare cinesi, che stanno inondando il mercato con prodotti a basso costo. In un periodo in cui numerose famiglie stanno cercando un computer portatile, sia per i figli in età scolare sia per gli adulti che stanno sperimentando il lavoro da casa, la tentazione è forte, soprattutto di fronte a prezzi particolarmente vantaggiosi.

Ma sarà tutto oro quel che luccica, o i prezzi contenuti nascondono qualche sorpresa? Ho testato KUU YOBOOK, un notebook realizzato da un brand sostanzialmente sconosciuto in Europa. Vi racconto come funzione in questa recensione, che non sarà particolarmente tecnica.

Design ed ergonomia

A primo acchito KUU YOBOOK si presenta bene, una volta aperta la confezione di vendita, priva di imballi in plastica, vi trovate di fronte a un computer dalla scocca metallica e uno schermo dalle cornici sottili. È presente perfino un lettore di impronte, posizionato nell’angolo superiore sinistro del trackpad.

È proprio guardando il trackpad che scopriamo i primi difetti di costruzione. Oltre a essere realizzato in plastica nera, quando sarebbe stato più gradevole mantenere il colore dello chassis, il trackpad non è allineato perfettamente, risultando a filo da un lato e incassato di un buon millimetro dall’altro lato. Va comunque detto che la sensibilità è buona, anche se nelle settimane in cui l’ho utilizzato ho preferito abbinare un mouse esterno per la maggior parte del tempo.

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Non male nemmeno la tastiera, pur preferendo da sempre le tastiere meccaniche: la corsa dei tasti è leggermente superiore alla media e riesce a fornire un buon feedback tattile, mentre quello sonoro è tipico delle tastiere a membrana, forse leggermente sopra la media. È presente la retroilluminazione con la sola luce bianca, che può essere disattivata a piacere per ridurre i consumi.

Lo schermo è particolarmente lucido, e nelle giornate molto luminose costringe a qualche acrobazia per non rimanere vittima di troppi riflessi. Non male la qualità dello schermo, nonostante la luminosità massima non sia particolarmente elevata. Evitando le sorgenti luminose sullo schermo si riesce a lavorare abbastanza bene, grazie anche al fattore di forma 3:2, con una risoluzione di 3000 x 2000 pixel.

Lo schermo da 13,5 pollici però obbliga a utilizzare un fattore di ridimensionamento almeno del 200%, pena la visione di caratteri microscopici, ma potete scendere fino al 150% se dovete lavorare con fogli Excel particolarmente grandi. Da segnalare infine la presenza di uno sportello nella parte inferiore del notebook, che permette di sostituire il disco SSD, di tipo M.2, per ampliare lo spazio di archiviazione a disposizione.

Gli speaker sono posizionati nello spaio tra la tastiera e lo schermo. mentre il tasto di accensione è nella tastiera, sul lato destro.

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Una scheda tecnica da rivedere

Fin dunque tutto bene, a parte lo schermo riflettente questo KUU YOBOOK sembrerebbe un notebook perfetto per un uso ufficio o per la scuola. Questo almeno finché non lo accendete e iniziate a utilizzarlo. Sembra che il produttore abbia investito principalmente nei materiali dello chassis e nello schermo, inserendo componenti di qualità inferiore per contenere i costi.

Se i tempi di accensione sono accettabili, grazie anche a un SSD di qualità sufficiente, le cose si fanno più problematiche iniziando a utilizzare il notebook. Se un semplice editor di testo (niente di complesso come Word) si apre abbastanza velocemente, lasciando pensare a un “uso ufficio” più che accettabile, le cose peggiorano drasticamente aprendo un browser.

Ho testato sia Microsoft Edge che Google Chrome, per correttezza, ma le cose sono sostanzialmente identiche. Aprire YouTube è una sofferenza, visto che ci vogliono almeno 30 secondi per caricare le miniature, non parliamo di un sito più pesante come quello della Gazzetta, la cui esperienza d’uso diventa frustrante.

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Ma anche aprire WordPress, per scrivere questo articolo, è un’esperienza fastidiosa, pur essendo un semplice editor di testo, ancora privo delle immagini che vedrete. In generale tutte le applicazioni ci metto troppo ad aprirsi, e non parlo da power user. Non ho provato giochi o applicazioni di fotoritocco, se non Paint e qualche solitario, che fortunatamente non hanno dato problemi.

Sarà colpa dei 4 GB di RAM? Probabile, Windows 10 non è certo un mostro di leggerezza, e il processore, un Intel Pentium J3710 ha visto indubbiamente tempi migliori. Si tratta di un processore con cinque anni sulle spalle, destinato già all’origine a soluzioni economiche. Nonostante un TDP di 6,5 watt il calore generato risulta a volte fastidioso, soprattutto sul lato sinistro dove è posizionato il disco SSD.

Pur non raggiungendo temperature elevate, si fa sentire, soprattutto in queste prime giornate di caldo. Rivedibile anche il chip per la connessione WiFi, che fatica sempre a mantenere una velocità elevata, anche avvicinandosi al router WiFi, sia con la banda a 5 GHz che con quella a 2,4 GHz e con diversi router. Leggermente meglio il Bluetooth, che ho utilizzato principalmente per collegare uno speaker esterno e ascoltare musica, visto che le casse integrate sono al limite della decenza, prive di bassi e con un suono privo di corpo e di sostanza.

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Il lettore di impronte è una delle poche cose che si salva, essendo reattivo e sufficientemente preciso, senza costringere a strane acrobazie per il funzionamento. Accettabile l’autonomia, a patto di non esagerare. Ho raggiunto le quattro ore e mezza utilizzando Chrome per la scrittura di testi, ma avviando la riproduzione di qualche video YouTube o ascoltando musica con Spotify le cose sono peggiorate, faticando a raggiungere le quattro ore.

Se guardate film memorizzati su una chiavetta o in locale, nessun problema, anche se ovviamente l’autonomia scende ulteriormente. Niente scatti, almeno per i film in FullHD, mentre i contenuti in 4K farete meglio a guardarli su altre piattaforme.

Considerazioni finali

Va detto che il modello da me testato dispone di soli 4 GB di RAM e 128 GB di SSD, non più in commercio su Gearbest, dove potete invece trovare la versione con 8 GB di RAM e un SSD da 256 GB. Le rimanenti caratteristiche tecniche sono le medesime, a partire dal processore, decisamente limitato nelle sue funzioni.

Difficilmente quindi la versione con 8 GB di RAM sarà in grado di darvi maggiori soddisfazioni, se non una velocità di apertura leggermente superiore o una migliore gestione del multitasking. Se state cercando un computer che svolga delle funzioni basilari, da usare per scrivere qualche testo, modificare qualche foglio di calcolo semplice, o visualizzare pagine Internet non troppo complesse, KUU YOBOOK può essere una soluzione percorribile, anche se spendendo poco di più è possibile acquistare un prodotto di marchi più conosciuti, con la certezza di un servizio di assistenza sul territorio italiano.

Se invece volete fare qualcosa in più, anche del semplice fotoritocco, qualche foglio Excel complesso, o se volete guardarvi qualche film, fareste meglio a rivolgere altrove la vostra attenzione.

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