A distanza di due anni dal nostro test di RingConn è il momento di parlare del suo successore, che stiamo provando ormai da un paio di mesi. Anzi, dei successori, perché abbiamo testato a lungo sia RingConn Gen 2 sia RingConn Gen 2 Air, per capire bene come lavorano e come possano effettivamente migliorare la nostra vita.
E abbiamo scoperto che non si tratta dei classici gadget da indossare per qualche giorno e destinato a finire in fondo a qualche cassetto. Sono piuttosto dei compagni di vita silenziosi ma efficienti, pronti a raccogliere dati sulla salute senza chiedere niente in cambio. Se non una ricarica ogni tanto, e soprattutto senza nessun abbonamento aggiuntivo.

Due anelli, una filosofia

Prima di entrare nei dettagli, facciamo chiarezza: RingConn Gen 2 e RingConn Air non sono due prodotti completamente diversi. Sono fratelli. Il Gen 2 è quello più attrezzato, con tutte le funzioni disponibili e un corpo in titanio che lo rende il più leggero della categoria. L’Air è la versione più accessibile, costruita in acciaio inossidabile, leggermente più pesante ma decisamente più economica. La differenza di prezzo? In questo momento, almeno su Amazon, è di poco più di 30 euro.

Una differenza che, dopo averli provati entrambi, non lascia alcun dubbio su quale sia il modello da scegliere. Il Gen 2 offre il monitoraggio delle apnee notturne, anche se più avanti faremo una considerazione sulla funzione, e una custodia di ricarica decisamente comoda, oltre ovviamente a una costruzione di livello superiore.

Va detto però che il prezzo di listino è diverso, e la differenza si aggira attorno ai 100 euro. In questo caso il Gen 2 Air risulta più interessante, visto che offre comunque un’ottima autonomia e sostanzialmente le stesse misurazioni del Gen 2. per contro però l’acciaio risulta particolarmente sensibile ai graffi. Mentre il Gen 2 in titanio appare come nuovo anche dopo due mesi di utilizzo intenso (li abbiamo tolti qualche volta solo per fare la doccia), il Gen 2 Air ha un aspetto decisamente vissuto, almeno nella parte rivolta verso il palmo della mano.

RingConn Gen 2 e Ringconn Gen 2 Air: li abbiamo indossati per quasi due mesi, ecco come vanno 4

Da questo punto di vista quindi il Gen 2 ci ha convinti maggiormente e dovrebbe essere la vostra scelta principale, soprattutto in caso di una lieve differenza di prezzo.

Design e vestibilità

Una delle prime cose che abbiamo notato indossando entrambi gli anelli è che spariscono. Non nel senso letterale, ovviamente, ma nel senso che dopo i primi giorni smettete di notarli. Il Gen 2 pesa tra i due e i tre grammi a seconda della taglia, con uno spessore di appena due millimetri. È il più sottile sul mercato. L’Air è leggermente più pesante, tra i due virgola cinque e i quattro grammi, ma la differenza è davvero impercettibile se non li pesate con una bilancia di precisione.

Se non siete abituati a indossare anelli potreste avvertire qualche fastidio giusto per i primi giorni, ma successivamente non li noterete nemmeno. E questo grazie anche a uno spessore ridotto e a una forma particolare, che Ringconn chiama “squircle“, capace di migliorare in maniera incredibile la vestibilità. Non è solo estetica: questa forma aiuta l’anello a rimanere stabile sul dito e garantisce che i sensori interni mantengano sempre il contatto corretto con la pelle. Ci sono due piccole sporgenze all’interno che impediscono all’anello di ruotare, cosa che comprometterebbe la precisione delle rilevazioni.

 

Ringcon Gen 2 Air, inoltre, ha un piccolo segno ovale che indica dove sono posizionati i sensori, così da aiutarvi a posizionare correttamente l’anello che potrebbe ruotare, nel corso della giornata, finendo per rilevare dati in maniera meno precisa. Precisione che invece non varia a seconda del dito in cui gli anelli vengono indossati.

Noi abbiamo indossato il Gen 2 sul dito indice e il Gen 2 Air sull’anulare, sia della mano destra che della sinistra, senza che ci fossero differenze sostanziali nelle misurazioni. Da segnalare che entrambi i modelli dispongono di certificazione IP68 per resistere a immersioni fino a 100 metri: questo non significa ovviamente che li potete usare per fare diving estremo, ma potete indossarli sotto la doccia, mentre vi allenate, mentre lavate i piatti o le mani, senza alcun problema.

Se fare sport come il sollevamento pesi, o se dovete fare lavori particolari, vi consigliamo comunque di togliere l’anello, in particolare il Gen 2 Air, per evitare di graffiarlo e rovinarlo.

Questa è vera autonomia

Qui arriviamo al punto forte di entrambi i modelli: la batteria. Il Gen 2 promette fino a dodici giorni di autonomia con una singola carica. Noi abbiamo fatto di meglio, arrivando a quattordici giorni. Si quattordici, due in più di quanto promesso, rinunciando solo alla misurazione delle apnee notturne. L’Air promette dieci giorni, qui non si va oltre, complice anche una misura più piccola rispetto al Gen 2 (che equivale a qualche milliampere in meno di batteria). Sono numeri che sembrano piccoli sulla carta, ma che nella realtà quotidiana fanno una differenza enorme.

Pensateci: quanto dura il vostro smartwatch? Uno, due giorni al massimo? Poi dovete ricaricare, e mentre ricarica non state monitorando nulla. Con RingConn invece caricate l’anello una volta ogni dieci giorni, magari mentre fate la doccia, e siete di nuovo pronti. Non interrompete mai la raccolta dati, non dovete pianificare le ricariche, non vi ritrovate con la batteria scarica nel mezzo della notte perdendo i dati del sonno.

Il Gen 2 ha un vantaggio in più: la custodia di ricarica. È un piccolo case che non solo protegge l’anello quando non lo indossate, ma ha una batteria interna che secondo RingConn può ricaricare l’anello fino a quindici volte, anche se nei nostri test la carica è scesa al 50% dopo 4 ricariche. Tradotto: se partite per un viaggio lungo, portate solo la custodia e dimenticate i cavi. È una di quelle comodità a cui è difficile rinunciare dopo averle provate.

L’Air invece usa un dock di ricarica USB-C. Funziona, è comodo, ma non ha la batteria integrata quindi dovete collegarlo alla corrente ogni volta. Per contro però si adatta a tutte le misure. Nel nostro caso è per un Gen 2 Air con taglia 11 e ricarica senza problemi anche il Gen 2 con taglia 13. Molto comodo da lasciare sulla scrivania per un rabbocco veloce, magari mentre bevete il caffè, così da arrivare senza problemi al fine settimana per una carica completa.

I dati raccolti

Entrambi gli anelli tracciano i cinque parametri fondamentali: sonno, attività fisica, stress, frequenza cardiaca e saturazione dell’ossigeno nel sangue. L’app RingConn raccoglie tutti questi dati e vi dà un “punteggio di benessere” giornaliero che sintetizza come state mettendo insieme tutti i pezzi.

Il monitoraggio del sonno è probabilmente la funzione migliore. Riconosce automaticamente quando vi addormentate, distingue le fasi di sonno leggero, profondo e REM, e cattura anche i pisolini pomeridiani senza che voi dobbiate fare nulla. Al mattino aprite l’app e avete un quadro dettagliato di come avete dormito, con suggerimenti su come migliorare. Abbiamo messo a confronto i dati raccolti con quelli ottenuti da altri indossabili e nel complesso le soluzioni di RingConn sono quelle che forniscono numeri più attendibili.

Il tracciamento delle attività sportive non è certo il punto di forza, entrambi gli anelli riconoscono un’attività ma la precisione, soprattutto il conteggio dei passi, è leggermente sovrastimato, almeno nei confronti di Helio Strap (qui la nostra recensione)che da questo punto di vista si dimostra molto più preciso.

Arriviamo però alla differenza più importante tra i due anelli: le apnee notturne. Solo RingConn Gen 2 le misura, il modello Air risparmia anche per non peggiorare l’autonomia. Perché è una funzione molto utile che va a incidere n maniera importante sulla batteria, nel nostro caso ha più che raddoppiato i consumi, facendo scendere l’autonomia da 14 giorni a poco più di 5.

Se però vi svegliate spesso stanchi nonostante riteniate di aver dormito il giusto, russate molto o avete il sospetto di soffrire di apnee notturne, vale la pena attivare la funzione tramite la companion app (che vi avvisa immediatamente del maggior consumo). Certo, in ballo ci sono 100 euro sul prezzo di listino, ma se trovate l’occasione giusta e la differenza si riduce a qualche decina di euro, a nostro avviso il Gen 2 vale davvero molto di più.

E poi c’è l’applicazione RingConn, pulita, ben organizzata e facile da navigare. La schermata principale mostra il vostro punteggio di benessere giornaliero con tutti i dati principali, poi potete scavare più in profondità nelle sezioni dedicate. C’è anche un sistema di gamification con badge e obiettivi che vi spinge a migliorare costantemente, un bell’incentivo per adottare uno stile di vita più salutare.

C’è però un lato negativo: la traduzione italiana è decisamente rivedibile, con alcune traduzioni improbabili. Noi abbiamo finito per usare l’app in inglese, che funziona molto meglio. RingConn ha promesso di migliorare le localizzazioni, ma al momento se volete un’esperienza fluida dovete arrangiarvi con l’inglese o accettare di litigare con alcuni termini.

C’è anche un assistente AI integrato a cui potete fare domande tipo “Come ho dormito stanotte?” e che vi risponde in modo conversazionale, dandovi poi accesso ai dati completi. È una funzione carina ma non essenziale, anche perché spesso le risposte sono un po’ generiche.

Considerazioni finali

Vale la pena di acquistare RingConn Gen 2 o RingConn Gen 2 Air? Se cercate il dispositivo perfetto per monitorare la vostra salute in maniera eccellente, senza dare troppo nell’occhio, entrambi fanno al caso vostro. Il modello Air, a poco più di 200 euro, è probabilmente quello col miglior rapporto qualità prezzo, il modello classico costa qualcosa in più ma ha due chicche che per molti potrebbero essere fondamentali.

Non fanno il lavoro di uno smartwatch, e non puntano nemmeno a sostituirlo, per quanto riguarda lo sport, ma in fatti di salute, sonno e normali attività quotidiane, RingConn non sembra avere rivali in questo momento. Noi continueremo a indossarli anche dopo questa lunga prova, e probabilmente è il miglior complimento che si possa fare a entrambi i prodotti.

Pro:

    • ottima autonomia (strepitosa per il Gen 2)
    • nessun abbonamento da pagare
    • design discreto che fa dimenticare di avere l'anello al dito
    • monitoraggio del sonno di ottimo livello

Contro:

    • traduzione dell'app
    • monitoraggio delle attività sportive

Voto finale:

8.8

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