Sin dall’acquisizione di WhatsApp avvenuta per 17 miliardi di dollari in molti si sono chiesti come avrebbe fatto Facebook a monetizzare una piattaforma che offre il proprio servizio gratuitamente e per di più non mostra alcun annuncio pubblicitario. La risposta potrebbe arrivare, anche se dopo molti anni, dagli ultimi test che stanno permettendo agli utenti WhatsApp di condividere il proprio Stato con altre applicazioni come Facebook e Instagram.

A partire da oggi, gli utenti del programma beta di WhatsApp inizieranno a vedere una nuova opzione di condivisione al di sotto del loro Stato, che può essere utilizzata per pubblicarlo direttamente sulla propria Storia di Facebook o inviarlo a un’altra app come Instagram, Gmail o Google Foto.

Per chi non lo sapesse, gli Stati di WhatsApp riprendono da vicino le Storie di Instagram (che a sua volta riprendono da vicino una feature introdotta inizialmente da Snapchat) e consentono di pubblicare immagini, testo e video sul profilo che scompaiono dopo 24 ore. Sin dalla loro introduzione nel 2015, sono utilizzati da oltre 500 milioni di utenti.

Una cosa molto importante da sottolineare e che i responsabili di WhatsApp e di Facebook ci tengono a dire è che la funzione di condivisione dello Stato, anche se fatta verso un’altra app di proprietà di Facebook,  non lega in alcuna maniera i due account. La funzione attualmente in test fa uso delle API di condivisione dei dati presenti su iOS e Android come ogni altra app, il che significa che i dati vengono trasferiti tra le app sul dispositivo. Anche se si condividessero i dati su un altro servizio di proprietà di Facebook come Instagram, WhatsApp indica che i due post sarebbero eventi separati nei sistemi di Facebook e che non sarebbero collegati.

Certo è che in un momento politico come quello in cui ci troviamo in cui le discussioni sulla necessità o meno di suddividere le aziende hi-tech in aziende più piccole per via del loro potere ormai arrivato a livelli prossimi al monopolio (argomento reso ancora più pressante dall’annuncio di Libra e Calibra da parte di Facebook), attuare un sistema di condivisione dei dati tra la piattaforma di messaggistica più diffusa al mondo e potenzialmente i social più popolari al mondo (tutti presenti sotto lo stesso ombrello) non è proprio la cosa più intelligente da fare.