Attraverso una una circolare del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, è stato stabilito che gli agenti in servizio non possono più utilizzare lo smartphone per questioni personali e non legati al lavoro.

Che lo smartphone rappresenti una rivoluzione tecnologica non c’è dubbio, tanto che dal suo sviluppo nel 2007 ad opera di Apple (non che iPhone sia stato il primo in assoluto ma sicuramente il primo ad avere un enorme successo) i numeri hanno rapidamente toccato le nove cifre. Tuttavia, il suo utilizzo non è sempre stato visto nel migliore dei modi.

Lo svolgimento di qualsiasi attività di servizio, specie in ambiente esterno, richiede la massima concentrazione affinché non risulti compromessa la soglia di vigile attenzione richiesta per poter cogliere tempestivamente gli accadimenti che si verificano nei pressi, valutarne rapidamente le implicazioni e quindi, se del caso, intervenire con la necessaria reattività e le procedure operative più appropriate”.

Stranamente il “provvedimento d’urgenza” non è stato preso in seguito a un’indagine interna durata mesi o addirittura anni ma per via di un’immagine di tre Carabinieri che, durante il loro servizio in una Piazza di un centro abitato, sono stati ritratti tutti e tre intenti ad utilizzare il proprio smartphone personale (l’immagine di copertina). Insomma, anche l’Arma è suscettibile alle foto virali del web.

Dalla circolare pubblicata e attuata dall’Arma dei Carabinieri si legge che:

…l’utilizzo degli smartphone o di altri dispositivi di connettività mobile per finalità non riconducibili al servizio in atto, con prolungate conversazioni private e con la compulsiva verifica di chat, messaggi e applicazioni, condiziona inevitabilmente e sensibilmente la concentrazione, pregiudicando l’efficacia dell’attività e la sicurezza del personale con sfavorevoli commenti nell’opinione pubblica circa le modalità di esecuzione dei servizi