Durante il periodo di lockdown per la pandemia di Coronavirus vi abbiamo parlato della chiusura di 7 canali Telegram a causa di un fenomeno di pirateria di testate giornalistiche sulla base di una denuncia promossa dalla Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG).

Il provvedimento di chiusura adottato dall’AGCOM è stato seguito da un’indagine condotta dagli organi di polizia giudiziaria e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bari ha disposto il sequestro di diversi canali di Telegram sui quali venivano diffuse copie dei quotidiani più letti.

Sono quattro le fattispecie di reato ipotizzate contro ignoti:

  • l’accesso abusivo a sistema informatico (i soggetti ignoti “si sono abusivamente introdotti nei sistemi informatici di numerose società editrici di riviste, giornali e libri protetti da misure di sicurezza; eliminando le protezioni ai file dei predetti beni tutelati dal diritto d’autore e permettendo così la diffusione in chiaro di migliaia di riviste, giornali e libri”)
  • il furto (una volta entrati nel sistema informatico, i soggetti ignoti hanno sottratto ai titolari del diritto d’autore migliaia di file PDF di quotidiani, riviste e libri)
  • la violazione della legge sul diritto d’autore (“per avere [gli ignoti] ai fini di lucro, comunicando al pubblico, immettendo in un sistema di reti telematiche, riprodotto, duplicato, trasmesso e comunque diffuso abusivamente, più di cinquanta copie o esemplari di opere tutelate dal diritto d’autore e da diritti connessi. Il tutto esercitando in forma imprenditoriale l’attività di riproduzione e distribuzione”)
  • il riciclaggio (acquisizione e successivo trasferimento di beni di provenienza delittuosa attraverso operazioni idonee ad ostacolare l’identificazione della provenienza illecita di detti beni)

Ancora canali Telegram con contenuti illegali

Il Tribunale di Roma, Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari, ha invece disposto il sequestro preventivo, mediante oscuramento a livello I.P., di 56 server, 2 siti web e 2 canali Telegram.

Grazie a tale provvedimento, sono stati resi non fruibili almeno almeno 160.572 abbonamenti illegali (ciascuno dei quali consentiva di accedere in media a 450 canali televisivi e a circa 30 mila contenuti multimediali come serie TV e film).

Il procedimento in questione, avviato in seguito di una denuncia presentata dalla Lega Nazionale Professionisti di Serie A, ha consentito di individuare una filiera illegale che si basava sull’attività di vendita degli abbonamenti ad opera di circa 900 rivenditori, 627 dei quali operavano sul territorio nazionale.

L’attività illecita al centro di tali indagini si basa sull’IPTV (Internet Protocol Television), tecnologia attraverso la quale i “pirati” acquisiscono e ricodificano i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento per ridistribuirli sulla Rete con la sottoscrizione di un abbonamento e l’utilizzo di un PC, un tablet, uno smartphone o un decoder connesso ad Internet.