La lunga battaglia legale tra Apple ed Epic Games, diventata ormai un simbolo del dibattito globale sulle regole degli ecosistemi chiusi e sulle commissioni degli store digitali, ha vissuto un nuovo capitolo durante l’udienza di martedì presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il nono circuito, dove il colosso di Cupertino sembra aver trovato terreno favorevole rispetto alle sue ultime richieste. Al centro del confronto, come sempre, ci sono i limiti dell’ingiunzione imposta dal giudice distrettuale Yvonne Gonzales Rogers e, soprattutto, la questione del cosiddetto tasso zero applicato ai pagamenti effettuati al di fuori dell’App Store.

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Si apre uno spiraglio per Apple nella causa contro Epic Games

Nel corso dell’udienza l’avvocato di Apple, Gregory Garre, ha adottato un approccio mirato, concentrandosi sulle difficoltà pratiche e strutturali nel definire una commissione nulla per gli sviluppatori che utilizzano canali di pagamento esterni. La tesi, su cui la corte si è mostrata particolarmente ricettiva, è che i servizi messi a disposizione agli sviluppatori (dalle librerie di sviluppo alla sicurezza della piattaforma, fino all’accesso all’ampia base di utenti iOS) abbiano un valore economico concreto, che sarebbe legittimo monetizzare anche nel caso in cui le transazioni non avvengano nell’App Store.

La corte ha quindi chiesto ad Apple in che modo intendesse misurare una commissione ragionevole, visto il livello di complessità dell’ecosistema iOS, ricevendo una risposta che lascia intendere una disponibilità a ricalibrare il modello, purché non si parli di un vincolo allo 0%.

Se da un lato il tribunale ha accolto positivamente l’idea che Apple possa proporre e difendere una commissione ritenuta equa, dall’altro si è mostrato meno convinto rispetto all’argomentazione secondo cui l’ingiunzione avrebbe dovuto riguardare esclusivamente Epic Games e non l’intero ecosistema di sviluppatori negli Stati Uniti; l’avvocato di Apple ha sostenuto che eventuali cambiamenti strutturali dovrebbero essere frutto di cause distinte, ma anche in questo caso la percezione della corte sembra orientata più sugli aspetti pratici che su quelli procedurali.

Nel frattempo, la strategia di Epic Games ha puntato sul ridimensionare la narrazione proposta da Apple, sostenendo che nel corso di anni di battaglia l’azienda non avrebbe mai espresso la volontà di modificare la sua percentuale, e che riaprire la questione al tribunale distrettuale equivarrebbe a concedere una sorta di seconda occasione non meritata; tuttavia, l’impressione generale è che questa linea non abbia fatto breccia.

I giudici hanno ricordato che l’ingiunzione non impedisce ad Apple di applicare una commissione, e hanno inoltre sottolineato come negare qualsiasi recupero economico sul mercato esterno rappresenterebbe una sanzione notevole, soprattutto considerando le dimensioni del mercato degli acquisti in-app.

Dopo questa nuova audizione il prossimo passo spetta alla corte, nei prossimi mesi potrebbe arrivare una decisione che non solo rivede l’ingiunzione del 2021, ma che eventualmente rimanda il caso al tribunale distrettuale con un nuovo giudice e margini diversi di intervento. Apple dal canto suo, sembra determinata a proporre una commissione ragionevole per i sistemi di pagamento alternativi, evitando ulteriori scontri legali dilatati nel tempo.

Gli sviluppatori dunque dovranno ancora attendere prima di capire come e quando questa soluzione potrà tradursi in un allentamento concreto delle limitazioni economiche imposte dall’App Store, mentre il confronto tra libertà di mercato e tutela dell’ecosistema continua a rimanere uno dei nodi più delicati nel rapporto tra piattaforme e software house.

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