Sembrava essere giunta a una risoluzione la vicenda giudiziaria tra Anthropic e un gruppo di autori statunitensi, dopo che l’azienda proprietaria di Claude aveva accettato di pagare un risarcimento record di 1,5 miliardi di dollari. La vicenda ruota intorno all’accusa di violazione del diritto d’autore da parte del chatbot di intelligenza artificiale che, secondo gli oltre 500.000 autori, avrebbe utilizzato centinaia di migliaia di libri piratati per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale.
Le opere sarebbero state scaricate da archivi illegali online, come Library Genesis, uno dei più noti tra quelli che mettono a disposizione contenuti protetti da copyright senza autorizzazione. Dopo la decisione di Anthropic di pagare la sanzione, è arrivata la sospensione da parte del giudice federale William Alsup che ha sollevato dubbi sulla trasparenza della trattativa e sulla garanzia che tutti gli autori coinvolti potessero presentare le richieste di risarcimento.
Ora la situazione è in una fase di attesa, in vista della nuova udienza fissata per il 25 settembre. In quell’occasione, il tribunale deciderà se approvare l’accordo oppure lasciare che il caso prosegua verso un processo vero e proprio. Nel frattempo, emergono nuovi dettagli dell’intesa e sulle sue possibili implicazioni per l’intero settore dell’intelligenza artificiale.
Non solo un risarcimento economico
L’accordo tra Anthropic e gli autori non si limita a un risarcimento economico, ma punta a stabilire un precedente nella gestione del copyright all’interno dei progetti AI. Il piano, infatti, prevede una ripartizione dei fondi tra autori ed editori secondo un criterio paritario, con una divisione 50 e 50. È prevista inoltre una procedura a un solo passaggio per presentare la richiesta di risarcimento, pensata per facilitare l’accesso ai fondi da parte dei titolari dei diritti.
Gli stessi autori che hanno promosso la causa hanno sottolineato il valore simbolico dell’accordo, definendolo un momento di affermazione del principio secondo cui il lavoro creativo va rispettato. La posizione del giudice Alsup, però, resta prudente. Sebbene in una precedente decisione avesse riconosciuto che l’addestramento dei modelli AI può rientrare nel cosiddetto fair use (un principio del diritto statunitense che consente l’utilizzo limitato di opere protette da copyright senza necessità di autorizzazione, a fini come ricerca, commento o insegnamento), ha anche chiarito che questo principio non può valere se i contenuti utilizzati provengono da fonti illegali.
Le possibili implicazioni della vicenda
Se l’accordo verrà approvato, potrebbe rappresentare un precedente fondamentale per tutte le future controversie legate al rapporto tra intelligenza artificiale e diritto d’autore. Le aziende che sviluppano chatbot e altri modelli generativi sarebbero spinte a modificare le proprie pratiche, adottando sistemi di raccolta dati più rigorosi e trasparenti. Significherebbe, in concreto, dover dimostrare la provenienza dei contenuti utilizzati per l’addestramento, negoziando licenze con editori e autori invece di affidarsi a database non verificati o fonti pirata.
Al contrario, se l’accordo dovesse essere respinto, il caso si trasformerebbe in un processo complesso e potenzialmente lungo, che potrebbe portare a sentenze ancora più vincolanti per l’intero settore. Le implicazioni andrebbero oltre la singola disputa legale, perché metterebbero in discussione il modo stesso in cui l’industria dell’AI accede ai contenuti creativi, sollevando interrogativi su responsabilità, compensazioni e limiti etici nell’uso delle opere dell’ingegno umano. In entrambi i casi emerge con chiarezza come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale stia entrando in una fase in cui la regolamentazione legale diventa inevitabile. Un altro caso emblematico è quello del New York Times, che ha fatto causa a OpenAI e Microsoft sempre per violazione del copyright. È sempre più urgente definire regole chiare che tutelino tutte le parti coinvolte, prevenendo disuguaglianze, abusi e pratiche illecite nell’accesso e nell’uso dei contenuti creativi.
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