Una recente decisione della Corte Federale di Giustizia tedesca ha riaperto una disputa legale che potrebbe rendere gli ad-blocker illegali, non solo in Germania ma con potenziali ripercussioni in tutta Europa. La questione, che va avanti da oltre un decennio, vede contrapposti il colosso dell’editoria Axel Springer e Eyeo, la società che sviluppa il noto Adblock Plus.
La notizia, riportata con preoccupazione anche da Mozilla, mette in luce come questa battaglia legale vada ben oltre la semplice pubblicità (e il blocco della stessa), ma va a toccare il cuore della libertà degli utenti, la privacy e, per estensione, la sicurezza online.
Il nocciolo della questione è tecnico, ma i risvolti sono incredibilmente pratici
Il nodo della questione è sorprendentemente tecnico ma ha implicazioni enormi per tutti coloro i quali sono soliti utilizzare questi strumenti, che di solito si configurano come estensioni scaricabili e installabili sul proprio browser di riferimento. Secondo Axel Springer, il codice di una pagina web (come HTML e CSS) dovrebbe essere considerato un vero e proprio “programma per elaboratore”, protetto quindi da copyright.
Di conseguenza, quando un ad-blocker interviene per nascondere gli annunci, non farebbe altro che “modificare” illegalmente questo programma, alterando elementi come il DOM (Document Object Model) e il CSSOM che il browser crea per visualizzare la pagina.
Fino a poco tempo fa, i tribunali tedeschi avevano dato ragione a Eyeo, stabilendo che gli ad-blocker sono semplicemente strumenti che eseguono una scelta dell’utente su come visualizzare un contenuto. Più di recente, però, la Corte Federale di Giustizia (BGH) ha parzialmente ribaltato questa visione, chiedendo alla corte d’appello di Amburgo di riesaminare il caso. I giudici dovranno ora stabilire con precisione se e quali parti del codice di un sito siano protette da diritto d’autore e se l’interferenza degli ad-blocker possa essere considerata una violazione vera e propria.
Non solo ad-blocker: ecco cosa si rischia
L’allarme lanciato da Mozilla con un post sul suo blog è chiaro: se questa interpretazione dovesse passare, le conseguenze andrebbero ben oltre il blocco della pubblicità.
Moltissime estensioni che oggi usiamo per migliorare la nostra esperienza di navigazione online si basano sullo stesso principio tecnico: di fatto modificano il modo in cui una pagina web ci viene presentata.
Giusto per fare alcuni esempi, pensiamo agli strumenti che migliorano l’accessibilità per utenti con disabilità, a quelli che rafforzano la sicurezza bloccando codice malevolo o tentativi di phishing, o ancora alle estensioni che proteggono la nostra privacy impedendo il tracciamento da parte di tracker invasivi. Tutte queste funzioni, essenziali per un web più sicuro e inclusivo e attivabili scaricando apposite estensioni, potrebbero trovarsi in una zona grigia dal punto di vista legale.
Un browser che si limitasse a eseguire passivamente qualsiasi codice ricevuto sarebbe uno strumento incredibilmente pericoloso. La possibilità di personalizzare e controllare ciò che vediamo è una funzione fondamentale, non un capriccio.
Quali saranno i prossimi passi?
Al momento, è importante sottolinearlo, gli ad-blocker restano perfettamente legali in Germania e nel resto d’Europa. La decisione della Corte Federale non è un divieto, ma l’inizio di un nuovo capitolo legale che potrebbe durare, com’è lecito aspettarsi, ancora un paio d’anni.
Il timore, però, è che si crei un pericoloso precedente. Se la Germania dovesse diventare il secondo paese dopo la Cina a mettere al bando questi strumenti, la pressione su altri paesi europei potrebbe aumentare, spingendo magari la questione fino alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per una decisione valida per tutti gli stati membri. Monitoreremo da vicino la questione e vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi appena ci saranno novità degne di nota.
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