La Cina ha deciso di mettere in mostra i suoi progressi nel settore della robotica umanoide e lo ha fatto in grande stile, organizzando a Pechino i primi Giochi Mondiali dei Robot Umanoidi, un evento che si è svolto all’interno del National Speed Skating Oval, lo stesso impianto realizzato in occasione delle Olimpiadi invernali del 2022.

Non si è trattato di una semplice esibizione, ma di una vera e propria competizione internazionale in cui robot dalle sembianze umane, progettati da aziende e università cinesi si sono sfidati in discipline che vanno dal kickboxing al calcetto, passando per gare di atletica e persino spettacoli di danza sincronizzata.

Un appuntamento dal forte valore simbolico, pensato per mostrare al pubblico, e soprattutto alla comunità internazionale, i progressi della Cina in un settore che viene sempre più percepito come strategico, tanto per l’industria quanto per la geopolitica.

Offerta

ECOVACS DEEBOT T80 OMNI

499€ invece di 769€
-35%

Robot che combattono, corrono e cadono ai primi Giochi Mondiali di Pechino

Tra le performance più spettacolari (e allo stesso tempo esilaranti) c’è stata la sfida di kickboxing, due umanoidi si sono affrontati sul ring mettendo in mostra pugni, calci e persino un tentativo di calcio rotante che ha completamente mancato l’avversario, causando una goffa caduta a terra che ha strappato sorrisi e applausi al pubblico presente.

Non sono mancati altri imprevisti, durante una gara di corsa sui 1.500 metri uno dei robot ha dovuto ritirarsi perché la sua testa si è letteralmente staccata a metà percorso, un episodio che ha evidenziato quanto il tema dell’equilibrio e della stabilità sia ancora una delle sfide tecniche più difficili da risolvere.

Le esibizioni più coreografiche, come la danza di gruppo, hanno invece mostrato un lato diverso della robotica, puntando sull’intrattenimento e sulla capacità di sincronizzazione; un assaggio di quello che, in futuro, potrebbe diventare un nuovo settore dello spettacolo o del marketing.

Questi giochi mondiali non sono stati solo una gara tra robot, ma un’operazione culturale e mediatica, da mesi infatti la Cina spinge il concetto di intelligenza artificiale incarnata, non più solo software e algoritmi che vivono nei server, ma intelligenze che trovano forma fisica in corpi umanoidi, pronti a interagire con il mondo reale.

Secondo i promotori, in un Paese che deve affrontare un rapido invecchiamento della popolazione, i robot potrebbero presto diventare assistenti domestici per anziani, aiutanti in fabbrica o addirittura nuovi strumenti di supporto per la didattica.

Non è un caso che il governo abbia già stanziato miliardi per sostenere le aziende del settore e che colossi come UBTech e Unitree Robotics siano diventati veri protagonisti sulla scena internazionale; la Banca di Cina addirittura, ha annunciato piani per investire oltre 1.000 miliardi di yuan (circa 119 miliardi di euro) nell’intelligenza artificiale nei prossimi cinque anni, una cifra che rende chiara la portata delle ambizioni.

Se da un lato le immagini dei robot umanoidi che ballano, combattono o corrono colpiscono l’immaginario collettivo, dall’altro i limiti restano evidenti: oggi i robot umanoidi faticano ancora a muoversi in ambienti complessi, basta una superficie irregolare o un ostacolo imprevisto per metterli in crisi; anche attività apparentemente banali come piegare dei vestiti, maneggiare piccoli oggetti o cucinare, rappresentano sfide enormi.

Un confronto numerico aiuta meglio a capire, la mano umana possiede circa 27 gradi di libertà (ovvero possibilità di movimento indipendenti), mentre uno dei modelli più avanzati in circolazione, il Tesla Optimus, ne ha solo 22; può sembrare poca la differenza, ma in realtà è sufficiente per rendere molto più complesso eseguire compiti che per noi sono istintivi.

In più ci sono problemi di sicurezza non banali, come spiegato dal dottor Kyle Chan di princeton, la casa sarà probabilmente uno degli ultimi posti in cui vedremo robot umanoidi, perché il rischio di incidenti è troppo alto rispetto ai benefici reali.

Dietro l’evento di Pechino c’è anche un chiaro messaggio politico, la Cina vuole posizionarsi come leader mondiale della robotica umanoide, in diretta competizione con gli Stati Uniti; negli USA aziende come Tesla e Agility Robotics stanno lavorando da anni su progetti simili, ma il modello industriale cinese si basa sulla produzione di massa a costi inferiori. Secondo le stime, grazie alle proprie catene di fornitura la Cina potrebbe costruire un robot a un terzo del costo rispetto a qualsiasi altro Paese.

Le restrizioni statunitensi sull’export di chip avanzati rappresentano un ostacolo concreto, ma la strategia di Pechino è puntare sull’autosufficienza tecnologica e scalare rapidamente la produzione, per diventare il punto di riferimento mondiale anche in questo settore.

Al di là della competizione tecnologica e degli inevitabili limiti attuali, i Giochi Mondiali dei Robot Umanoidi hanno saputo affascinare il pubblico, molti spettatori raccontano l’entusiasmo con cui hanno vissuto lo show, definendolo più emozionante rispetto a vedere veri esseri umani.

La strada verso robot davvero utili, autonomi e affidabili è ancora lunga, ma la Cina ha dimostrato una volta di più di voler correre veloce, e soprattutto di volerlo fare sotto i riflettori, con un occhio puntato tanto sull’innovazione quanto sulla competizione internazionale.

I nostri contenuti da non perdere: