Elon Musk non ha mai nascosto le sue ambizioni interplanetarie e ora, dopo l’ennesimo test della navicella Starship (andato parzialmente storto), rilancia pubblicamente l’obbiettivo più audace: raggiungere Marte con una missione senza equipaggio entro la fine del 2026.
Un traguardo che, almeno sulla carta, appare realizzabile grazie a una finestra astronomica favorevole, ma che nella pratica resta vincolato a una lunga serie di sfide tecniche tutt’altro che banali.
Un obbiettivo ambizioso e un calendario serrato per portare la prima Starship su Marte
Con un video pubblicato dal profilo ufficiale di SpaceX e rimbalzato rapidamente su tutti i principali canali di comunicazione globali, Musk ha illustrato lo stato attuale dello sviluppo di Starship, la navicella riutilizzabile che rappresenta il cuore pulsante della strategia marziana della compagnia.
Secondo quanto dichiarato, la prima missione verso il Pianeta Rosso potrebbe avvenire tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, approfittando della rara e cruciale finestra orbitale in cui la Terra e Marte si trovano alla minima distanza relativa (evento che per inciso si verifica ogni due anni circa).
Tuttavia c’è un “ma” grande quanto un razzo di 120 metri, tutto dipenderà dai successi o insuccessi delle prossime campagne di test di Starship, in particolare per quanto riguarda il rifornimento in orbita, operazione chiave e ancora tutta da perfezionare; in caso di slittamento infatti, SpaceX sarebbe costretta ad attendere almeno fino al 2028 per riprovarci, rallentando di fatto il piano decennale di colonizzazione.
The Road to Making Life Multiplanetary: an update from @elonmusk on SpaceX’s plan to reach Mars pic.twitter.com/d2cnsVKK80
— SpaceX (@SpaceX) May 29, 2025
Secondo le parole di Musk, la prima Starship a raggiungere Marte non trasporterà esseri umani, bensì robot umanoidi Optimus realizzati da Tesla, incaricati di svolgere operazioni di simulazione e preparazione; gli esseri umani, stando alla tabella di marcia visionaria dell’imprenditore, dovrebbero arrivare nel secondo o terzo atterraggio utile, con l’obbiettivo di costruire un insediamento stabile e autosufficiente entro pochi decenni.
L’idea di fondo è chiara, inviare tra le 1.000 e le 2.000 Starship ogni due anni, creando gradualmente le infrastrutture necessarie per una colonia permanente; una prospettiva che è perfettamente coerente con la narrazione di Musk portata avanti da anni, rendere l’umanità una specie multiplanetaria.
Tutto ciò arriva a pochi giorni di distanza dall’ultimo test di volo di Starship, conclusosi con una disintegrazione in volo poco tempo dopo il lancio. Nonostante l’ennesimo fallimento, il terzo consecutivo, Musk ha minimizzato l’accaduto definendolo un’importante fonte di dati utili e ribadendo l’intenzione di aumentare la cadenza dei lanci nei prossimi mesi.
Va comunque ricordato che, per arrivare davvero su Marte, SpaceX dovrà prima garantire la piena affidabilità di ogni stadio del volo, incluso il rientro controllato, il rifornimento orbitale, la resistenza alla radiazione solare e, naturalmente, l’atterraggio su suolo marziano; a ciò si aggiunge il fatto che la NASA punta a utilizzare Starship per riportare gli astronauti sulla Luna nel 2027, tappa fondamentale verso lo stesso obbiettivo marziano.
Come spesso accade con Elon Musk la visione anticipa di diversi anni la fattibilità tecnica, ma non per questo va sottovalutata, le recenti dichiarazioni rappresentano l’ennesimo tassello nella costruzione di un futuro interplanetario, per quanto a noi osservatori toccherà aspettare.
Il 2026 non è poi così lontano, se SpaceX riuscirà davvero nell’impresa di spedire la sua prima Starship su Marte entro quell’anno, si tratterà di un evento storico destinato a cambiare per sempre la narrativa dell’esplorazione spaziale; in caso contrario, se ne riparlerà nel 2028.
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