In Svezia è stato scoperto il più grande giacimento di terre rare presente sul territorio europeo. Il rinvenimento è avvenuto nella regione di Kiruna, nella parte settentrionale del Paese e la sua importanza non riguarda soltanto il Paese scandinavo, ma l’intero continente, in quanto grazie ad esso sarà possibile ridurre l’attuale dipendenza dalla Cina, maggior produttore mondiale di questo genere di minerali (sono 17, in totale).

Al momento, infatti, il 95% del mercato globale dipende dal gigante orientale, che vanta il 35% dei giacimenti trovati. Occorre però anche sottolineare che dopo i primi entusiasmi iniziali è stata la stessa azienda LKAB a riportare la questione nei giusti termini. Prima di poter effettivamente sfruttare il materiale rinvenuto dovranno essere condotte analisi preliminari, senza contare la questione relativa ai permessi. Si stima quindi che prima di una decina d’anni non ci sarà alcun impatto sul mercato, che necessita di terre rare ora, per il settore dell’hi tech, in particolare.

La scoperta di terre rare in Svezia: cosa potrebbe accadere

È stata la stessa LKAB ad annunciare la scoperta di un maxi giacimento di terre rare in Svezia. Un annuncio che ha immediatamente scatenato la reazione entusiasta del governo di Stoccolma, con la ministra svedese per l’Energia, Ebba Busch, in prima fila: “Questo è davvero un giorno importante per la Svezia e per l’intera Unione Europea. È un evento significativo che può svolgere un ruolo chiave nel garantire una transizione verde all’interno dell’UE“.

Per quanto riguarda l’azienda è stato invece l’amministratore delegato Jan Mostroem a rilasciare il suo commento: “Non sappiamo in realtà quanto sia grande e come possa essere utilizzato lo sviluppo di questo giacimento. Oggi è di gran lunga il più grande deposito di terre rare in Europa”. Le prime informazioni al riguardo stabiliscono in circa un milione di tonnellate il quantitativo rinvenuto, un dato che comunque potrebbe modificarsi con il trascorrere dei giorni.

Naturalmente, l’aspetto che è emerso sin dalle prime reazioni è proprio la possibilità che si apre di un graduale sganciamento dalla Cina per il reperimento di questo materiale, il quale è sinora stato assicurato in Europa proprio da Pechino, da cui dipende il 98% delle importazioni sul vecchio continente (dati del 2021). In Europa, infatti, al momento non si estraggono terre rare.

Si tratta comunque di una quantità che non sembra in grado di spostare in maniera significativa i rapporti di forza attualmente vigenti. Secondo le ultime stime fatte da esperti statunitensi, infatti, al momento ci sarebbero riserve globali pari a 120 tonnellate.

In quali settori sono impiegate le terre rare

Per capire meglio l’importanza delle terre rare, occorre ricordare che sono utilizzate in particolare nei settori hi-tech. Senza contare il fatto che possono risultare decisive in quell’ottica di transizione verde che è stata indicata dall’UE come obiettivo strategico di medio termine. In particolare se ne prevede un largo impiego all’interno dei veicoli elettrici e nelle turbine utilizzate per l’eolico.

Al momento, però, la loro importanza è decisiva soprattutto per quanto concerne gli smartphone. Secondo uno studio condotto da E-waste Lab di Remedia, infatti, all’interno di ogni telefonino sarebbe ospitato un grammo di terre rare, stessa quantità contenuta da una batteria per lo stesso.

Altri casi d’uso sono poi quelli relativi ai dischi rigidi, alle fibre ottiche, ai treni, alle attrezzature militari, a partire dai sistemi di guida missilistica. La loro estrazione è però non solo difficile, ma anche potenzialmente dannosa per l’ambiente e proprio per questo non è semplice ottenere i permessi per poterlo fare, in quanto spesso sono le comunità locali ad opporsi.

Si prevede che la domanda di terre rare possa aumentare di cinque volte entro il 2030 e proprio da questo punto di vista il rinvenimento in questione può dimostrarsi proficuo, considerato come il materiale in questione potrebbe anche necessitare di quindici anni per riuscire ad arrivare sui mercati.

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