I referendum sono una consuetudine di vecchia data, nel nostro Paese. Se i più famosi sono quello del 1946 che vide l’Italia scegliere la Repubblica, e quello sul divorzio del 1974, nel corso del quale gli elettori difesero la legge Fortuna-Baslini che lo aveva istituito, molti altri ne sono stati effettuati in Italia nel corso dei decenni. Consultazioni che hanno diviso ideologicamente il Paese, ma che ancora oggi sono ricordati come testimonianza di una democrazia matura, alla luce della grande partecipazione popolare.
Gli ultimi referendum effettuati non hanno invece avuto grande fortuna, riuscendo raramente a raggiungere il quorum necessario per la convalida del loro risultato, ma ciò non sembra aver scoraggiato i sostenitori di questa forma di democrazia diretta, tanto da spingerli a chiedere di poter raccogliere le sottoscrizioni online per poterli svolgere. Una richiesta, quella dei referendum digitali, la quale sembra effettivamente dietro l’angolo, alla luce della firma apposta sul decreto attuativo che porterà al varo di una piattaforma grazie alla quale sarà possibile offrire un’arma aggiuntiva a chiunque intenda sottoporre un quesito referendario al corpo elettorale italiano.
L’atto governativo può essere considerato l’ultimo atto di una vicenda inaugurata con l’approvazione di un emendamento al decreto legge Semplificazioni, che aveva come primo firmatario Riccardo Magi (Più Europa). Approvazione arrivata nonostante l’opposizione del Ministro della Giustizia Cartabia e che era stata consigliata anche dalla condanna nei confronti del nostro Paese da parte dell’ONU nel 2019.
Indice:
Firmato il decreto attuativo per i referendum digitali
La raccolta delle firme tramite Internet per l’effettuazione di consultazioni referendarie è ormai ad un passo. È stato infatti approvato e controfirmato il decreto attuativo che va in pratica a istituire la piattaforma elettronica cui sarà affidato il compito di raccogliere quelle necessarie, accogliendo una vecchia richiesta delle organizzazioni, a partire dai radicali, che fanno di questa forma di democrazia diretta un vero e proprio caposaldo ideologico.
Grazie a questa approvazione sarà facilitato anche il compito di chi intende proporre leggi di iniziativa popolare, in quanto sarà possibile non solo raccogliere le firme in modalità elettronica, ma anche sottoporre all’attenzione generale una proposta di referendum o legge popolare. Ad ufficializzare il tutto è stato il Ministero dell’Innovazione, aggiungendo che il decreto è stato valutato sia del Garante della Privacy sia dal del Ministero della Giustizia, i quali hanno infine fornito il loro beneplacito. Ora non resta che attendere la pubblicazione del provvedimento sulla Gazzetta Ufficiale per iniziare il processo teso a conferire piena operatività alla piattaforma.
Come funzionerà la piattaforma per i referendum digitali
Il portale che sarà prodotto per dare piena attuazione al provvedimento sarà suddiviso in due aree, una privata e una pubblica. Nella prima sarà possibile la gestione dei referendum da parte dei promotori, i quali potranno anche ottenere i dati costantemente aggiornati sulle consultazioni e, in particolare, sui numeri relativi alle sottoscrizioni, notoriamente importanti per capire l’andamento delle operazioni. I promotori, inoltre, avranno piena facoltà di scegliere se optare per la registrazione di un referendum o di una legge di iniziativa popolare per poi caricarla, procedere ad una verifica e nel caso in cui l’operazione proceda nel modo sperato, con il benestare delle autorità preposte, iniziare la raccolta vera e propria delle firme necessarie per la sua indizione.
Per quanto riguarda l’area pubblica, grazie al suo utilizzo i cittadini potranno consultare le proposte di legge o quelle referendarie, non solo attive, ma anche scadute, potendo peraltro usufruire di una serie di preziose informazioni aggiuntive sull’andamento dei numeri necessari per il conseguimento del quorum. L’accesso per i cittadini aventi diritto al voto sarà reso possibile da un sistema di identificazione digitale, a partire da SPID o carta d’identità elettronica, cui sarà affidato lo stesso grado di validità di un tradizionale documento cartaceo.
L’accesso sarà invece garantito a tre tipologie di utenti:
- i soggetti promotori di una determinata consultazione referendaria;
- chi desidera a sua volta apporre la sua firma ad una proposta di referendum o legge popolare;
- il personale della Corte di Cassazione.
Il Ministro dell’Innovazione ha a sua volta voluto garantire la piena digitalizzazione di ogni processo, nell’assoluto rispetto dei necessari requisiti di sicurezza che sono esplicitamente previsti dalla normativa esistente. In particolare, sarà l’integrazione nell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR) delle liste elettorali gestite dai comuni a consentire alla piattaforma di garantire la verifica automatica della qualifica di elettore di ogni soggetto interessato.
Al momento, la piattaforma è nella fase di aggiornamento, un passaggio del tutto fondamentale per rendere possibile l’introduzione delle ultime modifiche previste all’interno del decreto attuativo. La speranza è naturalmente che una volta operativa la piattaforma sia in grado di assicurare la massima trasparenza delle operazioni.
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