Sino a qualche mese fa chi avesse provato a proporre la possibilità di un avvicendamento tra UDS Coin (USDC) e Tether (USDT) in vetta alla classifica delle stablecoin sarebbe stato probabilmente salutato da facili ironie. Quella che sembrava una battuta, però, ha preso sempre più sostanza con il passare del tempo e ora sembra un’ipotesi assolutamente concreta.

Nel corso degli ultimi due mesi, in particolare, la crescita evidenziata dal token di Circle è stata impetuosa, cumulando i suoi effetti alla crisi di Tether. Nel periodo in esame, infatti, la capitalizzazione di mercato di USDC è cresciuta dell’8,27%, conseguendo il passato 2 luglio il suo picco storico, a quota 55,9 miliardi di dollari. Nello stesso arco temporale USDT ha invece lasciato sul terreno oltre il 19% della sua capitalizzazione di mercato, vedendo ridursi il suo valore ai circa 66 miliardi attuali.

Per capire meglio cosa stia accadendo occorre ricordare che nell’agosto del 2020 il rapporto tra Tether e USDC era di nove a uno. Con questo ritmo di crescita, secondo gli analisti il sorpasso in vetta alla graduatoria delle stablecoin è questione di pochi mesi, se non addirittura di settimane.

USD Coin: quali sono i motivi che ne alimentano la crescita

Naturalmente, quanto sta accadendo ha spinto molti analisti a chiedersi i motivi del grande successo di USD Coin. Individuandoli in particolare nei maggiori livelli di sicurezza che caratterizzerebbe il progetto di Circle. Com’è noto, infatti, il crac di Terra (LUNA) ha portato agli occhi attoniti dell’opinione pubblica il problema rappresentato dalle stablecoin algoritmiche, ovvero quelle che non hanno un peg a beni reali.

Non soltanto questa tipologia di token, però, presenta problemi in termini di sicurezza. Tether, ad esempio, pone a garanzia di ogni token emesso un paniere formato da dollari reali, criptovalute e altri asset, tra cui i titoli commerciali di alcune aziende. Se l’azienda ha sempre millantato la presenza di un dollaro reale per ogni dollaro digitale emesso, la realtà si è rivelata diversa. In alcuni momenti, infatti, i ben di garanzia non erano in grado di sostenere al 100% il controvalore virtuale.

Della questione si è occupata in particolare il General Attorney dello Stato di New York, Letitia James, esponente del partito democratico. La vertenza da lei sostenuta contro Tether ha portato infine ad una multa pari a 18,5 milioni di dollari, per la constatazione delle irregolarità emerse al proposito.

La mancanza di beni reali a sostegno delle emissioni digitali, peraltro, sembra che abbiano attirato l’attenzione dei grandi fondi speculativi, i quali hanno iniziato ormai dall’inizio dell’anno a scommettere sulla perdita dell’ancoraggio da parte di USDT. Secondo il Wall Street Journal le posizioni ribassiste avrebbero ormai assunto le dimensioni di un’onda di piena, con l’apertura di posizioni per svariate centinaia di milioni di dollari.

In pratica, gli hedge fund sono pronti a dare vita al loro consueto sciacallaggio, convinti che prima o poi Tether perderà il peg, provocando la corsa agli sportelli da parte dei risparmiatori, la quale non potrebbe che terminare con il fallimento dell’azienda. Ipotesi la quale, peraltro, fa letteralmente tremare i polsi anche alla finanza tradizionale, per il rischio che la crisi possa contagiare l’intero sistema, in un momento reso complicatissimo dalle ricadute della guerra tra Russia e Ucraina.

USD Coin è più stabile di Tether

Abbiamo quindi visto come Tether abbia notevoli problemi a mantenere il suo ancoraggio. In effetti si tratta di un dato abbastanza risaputo, poiché non sono state poche le volte in cui USDT si è spostato in maniera rilevante al valore target di un dollaro. Un trend particolarmente evidente all’inizio del suo percorso, ma il quale è proseguito anche in seguito. Il momento peggiore è stato alla fine del 2018, quando su Kraken il prezzo è sceso a quota 0,85 dollari, spinto al ribasso dalle voci sull’insolvenza dell’exchange Bitfinex.

Di recente, invece, è stato il crollo di Terra ad innescare una fase di notevole difficoltà, con il prezzo del token sceso sino a 0,95 dollari, facendo temere che l’effetto domino innescato dal crac dell’azienda di Do Kwon potesse travolgere anche la maggiore delle stablecoin e trascinarla sul fondo.

USD Coin, dal momento del suo debutto, avvenuto nel 2018, soltanto due volte ha dato reali problemi in termini di ancoraggio. Entrambe le occasioni si sono verificate quando la diffusione del Covid, nel marzo del 2020 ha portato il suo valore a scendere a 0,97 e 0,98 dollari. Il motivo della sua effettiva stabilità è da ricercare nel fatto che Circle vanta il permesso ad operare nel settore dei servizi finanziari rilasciato da FinCEN e da altre 46 autorità di regolamentazione statali all’interno degli Stati Uniti.

Ciò vuol dire che Circle deve rispondere per filo e per segno alle indicazioni e richieste delle stesse autorità, venendo sottoposta ad attento monitoraggio, tesa a capire la rispondenza ad esse. Senza dimenticare il fatto che l’azienda è revisionata periodicamente dal punto di vista contabile da Grant Thornton, azienda leader a livello mondiale in questo settore.

Le voci sulle difficoltà di USD Coin

In quanto sta accadendo, ovvero in relazione alle possibilità che USD Coin possa presto conseguire la leadership tra le stablecoin, si può peraltro ravvisare un lato ironico. Nel corso degli ultimi giorni, infatti, anche per USDC si è iniziato a parlare di gravi difficoltà finanziarie. Voci le quali sono state innescate in particolare da un tweet di Geralt Davidson, secondo il quale Circle avrebbe perso miliardi di dollari nel corso degli anni avendo dovuto iniettato pompare risorse in banche come Signature e Silvergate al fine di spingerle a convertire i propri depositi in contanti in USDC.

Non va poi dimenticato che i prestiti in USDC concessi ad aziende in cattive acque come Genesis, BlockFi, Celsius, Galaxy e Three Arrows Capital (3AC), hanno messo Circle in una situazione molto complicata. Se dovesse verificarsi la tipica situazione della corsa agli sportelli, non avrebbe la possibilità di restituire i miliardi di dollari a garanzia dei token. Una crisi di liquidità quindi esplosiva, secondo Davidson, che però Jeremy Allaire, CEO di Circle ha smentito con grande decisione.

Anche lui ha usato Twitter per rispondere, affermando in particolare che l’azienda si trova nel suo momento di maggiore forza dal punto di vista prettamente finanziario. Una dichiarazione rafforzata dalla quella di liquidità più recente di Circle, in cui si afferma senza mezzi termini che ogni dollaro in USDC “…è sempre riscattabile 1 per 1 in dollari USA. Qualsiasi importo. Sempre.”

La nota emessa ha poi aggiunto: “Possiamo fare questa affermazione con sicurezza perché USDC è completamente riservato a titoli del Tesoro statunitensi a breve termine (~80%) e contanti (~20%), denominati in dollari USA e detenuti direttamente con le principali istituzioni finanziarie e depositari statunitensi all’interno della normativa statunitense perimetro”. Il problema è che anche le aziende crollate prima di farlo rilasciavano assicurazioni di questo tenore.

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