Come è ormai noto, Sorare è un fantasy game a tema calcistico, il quale si richiama espressamente al Fantacalcio e alle figurine che, ad esempio in Italia, erano commercializzate dalla Panini. Una versione su blockchain la quale è riuscita ad intercettare il gradimento di centinaia di migliaia di giocatori di ogni parte del globo, grazie al quale è diventata una vera e propria potenza economica. Basti pensare che soltanto nell’ultimo round di finanziamenti l’azienda transalpina ha collezionato la bellezza di 680 milioni di euro.

Al momento, secondo il principale giornale economico francese, Les Echos, l’azienda parigina varrebbe circa 4,3 miliardi di dollari. Un risultato quindi straordinario per una società la quale ha visto la luce nel corso del 2018, sfruttando un’idea semplice, ma al contempo geniale: fare delle vecchie figurine cartacee collegate al mondo del calcio veri e propri NFT, attualizzando di conseguenza una tradizione di altri tempi, peraltro mai venuta meno.

Se le luci al momento sono assolutamente prevalenti, occorre però sottolineare che intorno a Sorare ci sono anche molte preoccupazioni, collegate in particolare al fatto di operare in un vero e proprio vuoto normativo. Come testimonia l’indagine portata avanti dalla Gambling Commission scozzese a partire dalla fine di ottobre del 2021. Andiamo quindi a cercare di capire meglio la situazione.

L’indagine della Gambling Commission scozzese

“La Gambling Commission sta attualmente conducendo indagini sulla società per stabilire se Sorare.com richieda una licenza operativa o se i servizi che fornisce non costituiscano gioco d’azzardo”: questo è lo scarno comunicato emesso dall’ente preposto al controllo della regolarità delle operazioni che avvengono nel settore del gioco d’azzardo in Scozia, nel passato mese di ottobre.

Tradotto in parole ancora più semplici, Sorare opera al momento senza essere in possesso di alcun tipo di licenza e proprio di questa anomalia la commissione intende mettere al corrente gli investitori, in quanto ciò potrebbe metterne a rischio i soldi.

Un avvertimento di fronte al quale Sorare ha fatto spallucce, limitandosi ad affermare che quando una tecnologia nuova sbarca sul mercato e ha successo, è normale si proponga una questione in termini di regolamenti. L’aggiunta sembra però fatta apposta per seminare dubbi, affermando che dopo uno studio operato dalla stessa società, i suoi vertici sarebbero giunti alla conclusione che non serve alcuna licenza.

Se questo è il parere, comprensibile, dell’azienda parigina, a sollevare la questione è stata di recente un’indagine condotta da The Athletic, un sito sportivo molto noto agli appassionati. Le conclusioni tratte da questo lavoro non possono che destare allarme, portando una serie di fatti importanti alla conoscenza della pubblica opinione. Andiamo a vedere perché.

Sorare è un’arena squilibrata

Lo sport calcistico si suddivide in campionati, competizioni in cui le squadre raggruppate hanno ordini di grandezza abbastanza simili, tranne dovute eccezioni. Se si prende ad esempio la Premier League inglese, ci sono alcuni club di primissima fascia (Manchester City e United, Liverpool, Arsenal, Tottenham e Chelsea) cui è riservato il discorso relativo alla conquista del titolo nazionale. Alle loro spalle si pongono squadre le quali ambiscono a crescere, a partire da quel Newcastle appena acquistato dall’ennesima cordata araba e di cui già si vocifera in relazione ad acquisti faraonici. E, ancora, le squadre le quali veleggiano tra una vita senza eccessivi sussulti e quelle che ogni anno cercano di evitare la retrocessione.

Possiamo dire che in ogni torneo calcistico di qualsiasi categoria, in ogni parte del globo, la situazione è la stessa, e il livello competitivo delle partecipanti non varia sino a rendere impossibile un confronto. Questo principio, però, nel Fantacalcio di Sorare sembra essere completamente saltato. A testimoniarlo è proprio l’indagine condotta da The Athletic, il quale porta a sostegno della sua tesi il caso di Blackpool, un vero e proprio hedge fund che concentra i suoi sforzi sul mondo degli NFT.

All’interno di Blackpool operano in particolare tre pesi massimi di questo particolare ambito:

  • Max Mersch, noto anche come MaxM, che vanta il sesto portafoglio più grande di Sorare, con un valore di circa 1,4 milioni di dollari;
  • Mark Sharman, il quale si presenta a sua volta con il nome utente di YNWA, gestore del terzo portafoglio più grande, il cui valore si attesta a circa due milioni di dollari;
  • AJ Romero, titolare del secondo portafogli più fornito del Fantacalcio su blockchain, sempre nell’ordine dei due milioni di dollari.

Come si può facilmente comprendere, si tratta di cifre gigantesche, soprattutto se rapportate al fatto che tanti piccoli utenti di Sorare investono la somma che secondo gli “esperti” o sedicenti tali che affollano il web, permetterebbe di allestire una squadra competitiva: mille euro. Come si può facilmente intuire dalle cifre ricordate, una reale competizione tra ordini di grandezza così diversi è assolutamente improponibile.

Una vera e propria illusione, anche a detta di un utente anonimo del gioco, secondo il quale un fondo come Blackpool possiede asset talmente forti da consentirgli di fare letteralmente razzia di premi nei principali tornei. Se si considera che negli stessi vengono rilasciati in tale veste gli NFT dei giocatori più forti, questi soggetti non solo si ritagliano una rendita di posizione, ma continuano a consolidarla torneo dopo torneo.

Alcuni dati su cui riflettere

Come abbiamo ricordato, quindi, secondo autoproclamati esperti per avere possibilità di riuscire con Sorare basterebbero mille euro. Per capire la fallacia di questa affermazione bastano in effetti alcuni dati ormai noti a chi ha seguito le vicende del Fantacalcio su blockchain, sin qui. O meglio alcune cifre, ovvero:

  • la crescita nel corso del tempo della card riservata a Cristiano Ronaldo. Venduta in prima battuta a 289.900 dollari (l’equivalente di 150 Ether), dopo soli sei mesi è stata oggetto di una nuova vendita, stavolta al prezzo di 400.312,50 dollari;
  • i 416.493 euro che sono stati necessari per l’acquisto della carta dedicata a Kylian Mbappè, asso del Paris Saint Germain al centro in questi giorni di clamorose indiscrezioni sul suo rinnovo contrattuale;
  • i 610mila che costituiscono il record assoluto per un NFT di Sorare, ovvero quello relativo alla carta di Erling Haaland, attaccante norvegese fresco di passaggio ai campioni d’Inghilterra del Manchester City.

Di fronte a dati di questo genere sembra abbastanza complicato poter pensare che possano bastare mille euro per poter avere qualche speranza di ottenere risultati di rilievo in qualcuno dei maggiori tornei organizzati periodicamente dalla startup francese. A meno di non possedere straordinarie capacità previsionali e riuscire ad individuare i prossimi Cristiano Ronaldo, Mbappè o Haaland prima che inizino ad affermarsi. Ovvero possedere un livello di competenza pari a quello dei talent scout delle squadre di calcio.

Una storia già vista

Com’è ormai noto, o come dovrebbe esserlo, la Borsa rappresenta una sorta di luogo fisico in cui si provvede alla macellazione, fortunatamente soltanto simbolica, degli investitori più piccoli. La metafora che anche in Italia conosciamo benissimo è il cosiddetto “Parco buoi”, dove sono destinati a finire coloro che investono confidando nelle magnifiche opportunità che il mercato azionario e gli altri asset finanziari sarebbero in grado di assicurare.

Una tesi contrastata ormai da tempo anche da trader ed esperti del settore, a partire da Joe Ross, il quale varò la sua ormai celebre teoria delle “Mani forti” del mercato, all’interno di “Day Trading”, considerato una vera e propria Bibbia da parte di molti investitori intenzionati a formarsi un solido bagaglio con il quale provare a resistere alle insidie proposte giornalmente dai mercati.

Sorare, in pratica, starebbe riproducendo gli stessi difetti che hanno caratterizzato la finanza tradizionale, permettendo ai soggetti più grandi di spadroneggiare a danno degli investitori al dettaglio. Anche in questo caso nulla è lasciato al caso e chi può usa la forza per schiacciare la concorrenza. La domanda che ci si dovrebbe porre, a questo punto è la seguente: perché l’azienda non interviene per cercare di rendere più equilibrata la competizione all’interno dei tornei?

La risposta è nel fatto che la cosa realmente importante è il flusso di soldi che ne deriva, tale da dare il destro agli addetti al marketing del prodotto di ingigantire senza soluzione di continuità il valore della piattaforma. L’unico rimedio approntato sinora è il divieto nei confronti degli account multipli, lasciando però spazio libero alle aggregazioni.

Blackpool e altri soggetti analoghi, quindi non vanno a violare alcun regolamento. Resta però la sensazione sgradevole che una concentrazione di questo genere è in grado di mettere a rischio la piattaforma stessa. Chi può assicurare, in effetti, che come già accaduto nel caso del pump and dump i piccoli non decidano di muoversi di concerto decidendo di colpo la vendita delle proprie carte?

Ove ciò accadesse, anche i grandi si potrebbero ritrovare con l’equivalente di carta straccia in mano, assestando però anche un colpo pesantissimo alla credibilità dell’intero settore degli NFT. Proprio per questo motivo si inizia da più parti a chiedere un tetto alla quantità massima di valore il quale può essere accumulato da un singolo utente, nella speranza che ciò possa servire a riequilibrare il sistema.

Ora arriva anche l’insider trading

In una situazione che inizia a mostrare più di una criticità, si è poi andata ad abbattere la vicenda che ha interessato lo spogliatoio dell’Ajax, la celebre squadra olandese di Amsterdam che vide negli anni ’70 militare nelle sue file il grande Johan Cruijff.

Il tutto è nato dagli strani movimenti di due “lanceri”, il nome con cui sono indicati i giocatori della squadra capitolina, poche ore prima della finale di Coppa d’Olanda, contro i tradizionali rivali del PSV Eindhoven, ovvero Davy Klaasen e Daley Blind, i quali hanno deciso di vendere le proprie card di Sorare relative al portiere Andrè Onana.

Sin qui nulla di clamoroso, senonché a contorno dell’operazione i due hanno provveduto ad acquistare quelle di Marteen Stekelenburg, numero uno di riserva sino a quel momento. Un vero e proprio caso di insider trading, considerato come alla gara abbia poi preso parte il secondo al posto del primo, portando preziosi punti ai possessori della sua carta, a discapito di quei giocatori i quali, al contrario, avevano schierato  Onana nella propria squadra.

Una vicenda abbastanza controversa e la quale difficilmente resterà confinata al puro folklore, considerato come siano sempre di più i giocatori che partecipano attivamente alle aste e ai tornei del Fantacalcio su blockchain. Eventi in cui si muovono ogni volta centinaia di migliaia di euro, fornendo terreno ideale per chi sia in grado di contare su informazioni riservate.

Anche questa vicenda, in definitiva, ha spinto più di un osservatore a chiedersi se Sorare, in fondo, non rappresenti una vera e propria bolla destinata prima o poi a scoppiare. Considerato il giro di affari che sta calamitando intorno ai suoi NFT, e l’attenzione mediatica che sta attirando, si tratterebbe di un grosso rischio per l’intero settore dei Non Fungible Token, in un momento abbastanza particolare della loro vita.

Come tutte le bolle, però, in caso di esplosione contribuirebbe a fare pulizia in un settore il quale sta crescendo senza un adeguato corollario di regolamenti e leggi tesi a mettere al sicuro gli investitori. Un vero e proprio vuoto normativo che potrebbe essere però risolto nel corso dei prossimi mesi, almeno all’interno dell’Unione Europea, dalla discussione in atto sugli asset virtuali.

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