Ancora problemi legali per Meta che deve ora fare i conti con una class action nel Regno Unito. Alla base della class action ci sarebbe un presunto sfruttamento degli utenti del Regno Unito da parte di Facebook, social che, pur essendo gratuito, ottiene enormi ricavi dai dati degli utenti senza ricompensarli in modo adeguato, secondo la tesi alla base della class action. L’iniziativa è portata avanti da uno studio legale e da Liza Lovdahl Gormsen, consulente della Financial Conduct Authority (FCA). La class action si riferisce esclusivamente a Facebook ed ai suoi utenti non prendendo in considerazione Instagram e WhatsApp, le altre piattaforme social di Meta. Vediamo i dettagli di questa nuova class action che vede, suo malgrado, protagonista Meta.

Nei dettagli della class action contro Meta

La class action contro Meta viene portata avanti da Liza Lovdahl Gormsen, specializza in diritto della concorrenza, e dallo studio legale Innsworth che già in passato ha trattato class action di questo tipo in cambio di una quota del ricavato ottenuto dai partecipanti. L’iniziativa legale riguarda 44 milioni di utenti di Facebook nel Regno Unito e copre il periodo che va da ottobre 2015 al 31 dicembre 2019. Si tratta di una class action “opt-out”. In sostanza, tutti gli utenti Facebook britannici sono coinvolti e non dovranno eseguire alcuna azione per ottenere l’eventuale risarcimento anche se hanno la possibilità di rinunciare a prendere parte all’azione stessa.

Secondo quanto riferito da Gormsen, Meta, tramite Facebook, starebbe sfruttando gli utenti ed i relativi dati personali per trarne profitto senza ricompensarli in modo adeguato. La promotrice della class action, inoltre, sottolinea come la maggior parte degli utenti potrebbe non avere compreso i termini e le condizioni dell’accordo alla base dell’utilizzo del social network. Per essendo gratuito, Facebook non offre il giusto compenso agli utenti britannici mentre Meta ricava miliardi di sterline ogni trimestre. La class action chiederà a Meta un risarcimento di 2,3 miliardi di sterline pari, al cambio attuale, a circa 2,7 miliardi di euro.

La posizione di Meta

Naturalmente, Meta non condivide il punto di vista di Gormsen e della class action relativa. Come chiarito da un portavoce dell’azienda che gestisce Facebook: “Le persone accedono gratuitamente al nostro servizio. Scelgono i nostri servizi perché forniamo loro valore e hanno un controllo significativo su quali informazioni condividono sulle piattaforme di Meta e con chi“. Da notare, inoltre, che il portavoce di Meta sottolinea come l’azienda abbia effettuato importanti investimenti per creare strumenti in grado di consentire agli utenti la possibilità di monitorare e scegliere quali informazioni condividere. 

Nel frattempo, Meta deve fare i conti con ulteriori problematiche legali. Dagli USA, infatti, è stato confermato che una causa antitrust contro l’azienda potrebbe andare avanti. La Federal Trade Commission americana, infatti, punterebbe a costringere Meta a vendere Instagram e WhatsApp per via di una presunta “condotta anticoncorrenziale” nei confronti di diretti concorrenti. Nel prossimo futuro, quindi, Meta continuerà a far parlare di sé anche per questioni legali e la class action nel Regno Unito, molto probabilmente, non sarà l’unico grattacapo legale da risolvere per l’azienda.

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