Potrebbe subire un durissimo colpo, quasi definitivo, il mito di Nessie, il mostro che secondo la millenaria leggenda abiterebbe nelle profondità di Loch Ness, in Scozia. Partirà a giugno una spedizione internazionale che avrà lo scopo di esplorare i depositi di ghiaccio presenti nel lago, al fine di trovare eventuali tracce della creatura attraverso il DNA ambientale.

Si tratta di un sistema ampiamente utilizzato per monitorare la vita della fauna marina: ogni animale lascia delle tracce del proprio DNA (pelle, squame, piume, feci, urina) nell’ambiente che lo circonda. Tracce che possono essere raccolte e sequenziate per identificare le creature a cui appartengono.

I campioni raccolti a Loch Ness saranno analizzati per trovare eventuali corrispondenze con la creatura teorizzata dall’ipotesi giurassica. Sono dunque a rischio i 22 milioni di sterline che potrebbero andare in fumo, frutto del turismo che ogni anno permette ai tanti paesi che si affacciano sul lago di sopravvivere.

I risultati saranno resi pubblici solo a gennaio 2019 e potrebbero rispecchiare quanto accaduto in precedenza. L’ultimo tentativo infruttuoso risale al 2003, quando la BBC finanziò una ricerca in grande stile, avvalendosi di 600 sonar e di un sistema satellitare.

L’unico mostro trovato è stato recuperato due anni fa grazie a un drone, ma si trattava di un oggetto di scena utilizzato durante le riprese di un film su Sherlock Holmes. Nessie sembra dunque avere le ore contate, a meno che non si faccia finalmente incastrare dal DNA.

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