Apple è tornata, dopo un’assenza durata oltre 3 lustri, sul palco del CES per parlare di privacy insieme ad altri responsabili per la privacy di Facebook e Procter&Gamble. A fare le veci di Apple durante la tavola rotonda, moderata da Rajeev Chande, capo della ricerca alla Wing Venture Capital, c’era Jane Horvath, senior director global privacy della compagnia di Cupertino.
L’intento della Horvath, durante tutta la durata del suo intervento, è stato quello di promuovere l’impegno di Apple nel rispetto di elevati standard riguardanti la privacy dei propri utenti, e delle procedure messe in atto per proteggere i consumatori. L’intento, nelle parole della Horvath, è quello di “mettere il consumatore al posto di guida“, dandogli il controllo totale sul controllo dei propri dati personali.
“Per ogni nuovo prodotto, anche nella fase iniziale di design, sono presenti un ingegnere e un avvocato esperti in privacy che vengono assegnati al team”, ha spiegato all’auditorium. “Non credo saremo mai in grado di dire che abbiamo fatto abbastanza. Dovremmo sempre fare di più. Le cose stanno cambiando, e non modo di sapere, in questa particolare congiuntura storica, se abbiamo trovato il rimedio universale per tutti i mali [correlati alla privacy].”
Ma non c’era solo Apple alla tavola rotonda: erano presenti anche Erin Egan, public policy e chief privacy officer for policy di Facebook, oltre a Susan Shook, global privacy officer di Procter & Gamble, e Rebecca Slaughter, commissario della Federal Trade Commission. Ovviamente, il commissario della FTC non ha esitato nell’esprimere la sua preoccupazione, dichiarandosi angosciata da “un universo in cui l’intero fardello della protezione dei dati ricada sui consumatori”.
La Horvath, che ha precedentemente lavorato come consulente per la privacy presso Google, ha saputo di volta in volta rassicurare il pubblico alle incalzanti domande del commissario Slaughter, spiegando le modalità con cui Apple protegge la privacy dei suoi utenti e l’anonimizzazione dei dati, ad esempio iniettando del rumore casuale nei dataset di emoji particolarmente utilizzate dagli utenti per anonimizzare i dati, o di come il processo di riconoscimento facciale all’interno delle app avvenga sul dispositivo, e non attraverso il cloud.
Egan, di Facebook, ha provato a mettere sullo stesso piano l’impegno del social network per il rispetto della privacy, rispetto ad Apple, nonostante il differente modello di business perseguito dalle aziende.
“Abbiamo diversi modelli di business, ma siamo particolarmente impegnati nel proteggere la privacy [dei nostri utenti]”, ha spiegato ai microfoni. “Offriamo un servizio differente, ma ciò non significa che un’azienda sia più impegnata per la privacy rispetto all’altra.”
Purtroppo, nel confronto tra Facebook e Apple per la sicurezza dei dati, la prima ne esce sconfitta: tra scandali e fughe di dati, oltre alla maxi-multa commissionata dalla Federal Trade Commission lo scorso anno, sembra un confronto impari, e il commissario Slaughter non ha perso tempo per redarguire Ergan e Facebook in generale.
“Quasi ogni giorno leggiamo sui giornali storie preoccupanti che riguardano la privacy o falle di sicurezza [che riguardano la vostra azienda]. Sarebbe impossibile concludere che sia stato fatto abbastanza […] e non credo che nessuno qui possa dirci accuratamente chi possieda quali dati e come vengono usati”.
Se siete interessati potete dare un’occhiata al video integrale disponibile sul sito ufficiale del CES di Las Vegas:
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